The Counselor – Il procuratore ⋅ Un film di Ridley Scott

Frame del film The Counselour - Il procuratore di Ridley Scott

Interno giorno, finestra, letto. Due corpi sotto le lenzuola si muovono, si stringono, si baciano… Come “Gli amanti” di Magritte la coppia si avvinghia, coperta da un telo bianco che è già sagoma di un sudario. Si apre così il film di Ridley Scott su sceneggiatura di Cormac McCarthy (la seconda firmata dallo scrittore premio Pulizer dopo The Gardener’s Son, scritta per la serie tv Visions, del 1976) che si cimenta in un thriller atipico, andando ben oltre i confini di genere.
The Counselor
, infatti, è una storia feroce che travalica il limite degli avvenimenti narrati per farsi brutale parabola della violenza umana. La prosa di McCarthy – lucida e affilata – la fa da padrone e Scott sembra dirigere come a seguire il battito della parola, e a far da contrappunto, con le immagini, al ritmo dei dialoghi. Il regista inglese, tuttavia, non subordina la sua visione prospettica alla scrittura ma, pur evidentemente demandando la potenza del film ad essa, ne amplifica l’eco in modo tale che il tessuto narrativo, in ogni inquadratura, saldi alla perfezione l’elemento intangibile del parlato con la solidità dei corpi fisici e degli sfondi. Dalla penna di McCarthy scaturiscono personaggi sinistri, archetipi di un’umanità che ha ben poco di umano e svela il suo volto “moderno” di agghiacciante brutalità. La prosa dell’autore americano, dal quale il cinema ha già attinto con gli adattamenti di La strada e Non è un paese per vecchi, possiede un endemico carattere apocalittico che lo sguardo di Scott ha saputo qui rappresentare in tutta la sua spaventosa ineluttabilità.

La vicenda del protagonista, rampante avvocato che vuol fare il “grande salto” nel narcotraffico per aumentare i suoi guadagni, ha – fin dall’inizio – il sapore amaro di una fine inesorabile. Il tono ammonitorio della disamina sulla purezza del diamante che Bruno Ganz esprime nel suo incontro con il protagonista ha già in sé l’intero senso del film. Non è infatti che il prologo agli eventi che si succederanno e nei quali i dialoghi, come un vero e proprio meccanismo ad orologeria, scandiranno l’evolversi della storia in cui la parola, impietosamente, ne seguirà il crescendo.
Tra gli intrecci ad alto rischio dei signori della droga attraversa, in filigrana, la storia d’amore tra il procuratore e la sua bella fidanzata che diviene elemento straniante – e, di conseguenza, eliminabile – se collocato in un universo barbaro fondato su regole precise quanto brutali. (“Non è che questi signori non credono alle coincidenze; – spiega lo smaliziato criminale Pitt all’attonito Fassbender – ci credono, solo che non ne hanno mai vista una”).

Nel mondo mcCarthyano, duro e sanguigno, non c’è spazio per la friabilità dei sentimenti e l’uomo che vi si abbandona, sconta il proprio desiderio sprofondando in un’inevitabile distopia.  Una crudezza che non lascia spazio alla speranza e, pur nella sua eleganza formale illuminata dalla fotografia di Dariusz Wolskii, il film respira dentro un clima di fosco presagio che non mancherà di (dis)turbare.
L’intrigo e l’atmosfera del thriller non sono quindi che un pretesto per mettere a nudo l’efferatezza di un’umanità che si fa (letteralmente) a brandelli proprio come la preda che il ghepardo, elegante quanto letale, addenta tra le sue fauci. Una visione spietata che Scott filtra attraverso gli sguardi dei suoi protagonisti, ma che, soprattutto, distilla negli occhi di una inedita Cameron Diaz, finalmente affrancata dal solito ruolo di sexy girl da commedia, per farsi simbolo di un femminile primitivo e fagocitante, creatura famelica il cui graffio affonda in un finale che sa di epitaffio.

Nessuna consolazione, allora, ma l’implacabile certezza che, come in Meridiano di sangue già scrisse McCarthy,

in tutto il volgere del mondo non ci saranno mai più territori così selvaggi e barbari in cui verificare se la materia della creazione può conformarsi al volere dell’uomo o se il cuore stesso non è altro che un diverso tipo di creta”.

© CultFrame 01/2014

TRAMA
Un avvocato di successo, attraverso un conoscente legato al mondo della malavita, entra nel giro dei narcotrafficanti pensando di poter concludere solo un “buon affare” e poi uscirne per sempre. Invischiato sempre più nella rete criminale, l’uomo resta intrappolato in un gioco mortale.


CREDITI

Titolo: The Counselor – Il procuratore / Titolo originale: The Counsellor / Regia: Ridley Scott / Sceneggiatura: Cormac McCarthy / Fotografia: Dariusz Wolskii / Montaggio: Pietro Scalia / Musica: Daniel Pemberton / Interpreti: Michael Fassbender, Brad Pitt, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Javier Bardem, Rosie Perez, Bruno Ganz / Produzione: Chockstone Pictures, Nick Wechsler Productions / Distribuzione: 20th Century Fox / Paese: Usa, 2013 / Durata: 117 minuti

SUL WEB
Sito ufficiale del film The Counsellor di Ridley Scott
Sito italiano del film The Counselor – Il procuratore di Ridley Scott
Filmografia di Ridley Scott
20th Century Fox

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