Gabriele Basilico ⋅ Fotografie dalle collezioni del MAXXI

© Gabriele Basilico. Milano, 1995. Stampa fotografica b/n ai sali d’argento cm 90×110. Courtesy Fondazione MAXXI

Si è aperta lo scorso 28 novembre al MAXXI, museo dedicato all’architettura e all’arte contemporanea, la mostra Gabriele Basilico: fotografie dalle collezione del MAXXI. Visitabile fino al 30 marzo 2014, la mostra, a cura di Giovanna Calvenzi e Francesca Fabiani, consta di 70 fotografie in grande formato appartenenti alle collezioni permanenti del MAXXI. La mostra è articolata in cinque sezioni ed esemplifica il fecondo sodalizio tra il museo e Gabriele Basilico grande autore della fotografia di architettura recentemente scomparso, di cui l’istituzione capitolina ha negli anni acquisito delle opere e al quale ha commissionato una serie di lavori: dalla campagna fotografica sui progetti di Luigi Moretti, in occasione della mostra dedicata all’architetto romano nel maggio 2010, agli scatti dedicati al cantiere del MAXXI con cui Basilico realizza nel 2009 un ritratto scrupoloso della struttura progettata dall’archistar iraniana Zaha Hadid. Benché non abbia il respiro di una retrospettiva, tuttavia la mostra restituisce il pensiero e la pratica di Basilico, nonché la sua profonda consapevolezza circa le potenzialità dello strumento fotografico e la complessità dello spazio urbano come luogo del vivere in tutti i suoi molteplici aspetti.

© Gabriele Basilico. 1. Beirut, 1991. Stampa fotografica b/n ai sali d’argento cm 90×110. Courtesy Fondazione MAXXI

Esiste un profondo intreccio tra lo sviluppo della fotografia e la diffusione della conoscenza dell’architettura. È vero infatti, ora più che mai, che l’architettura è conosciuta e divulgata attraverso le immagini che non attraverso la fruizione diretta. Di questo stretto rapporto Basilico è stato uno dei massimi interpreti. Egli ha saputo esplorare lo spazio urbano non solo attraverso una pratica fotografica indefessa, ma anche per mezzo di una non meno ostinata riflessione affidata alla parola orale e scritta. A tal proposito valga da esempio il testo scritto e raccontato dal fotografo in due serate al Teatro No’hma Teresa Pomodoro di Milano nel 2010 e diventato adesso un volume edito da Contrasto dal titolo Abitare le metropoli. In questo come in altri suoi libri precedenti – ad esempio: Architetture, città, visioni. Riflessioni sulla fotografia (Bruno Mondadori, 2007) – Basilico tratta per esteso una serie di problematiche legate alla città, alle sue trasformazioni e modalità di rappresentazione.

© Gabriele Basilico. Palermo, 1998. Stampa fotografica b/n ai sali d’argento cm 90×110. Courtesy Fondazione MAXXI

Dunque nelle sue foto lo spazio urbano non è mai una quinta, un mero sfondo ma soggetto che comunica se stesso attraverso uno sguardo, quello di Basilico, che è frutto di due opposte tendenze: documentare  da un lato e interpretare dall’altro. Egli è un architetto prima ancora che un fotografo e questo lo si evince continuamente dalle sue foto. Infatti da architetto Basilico ricerca in ogni sua immagine la forma, quale suggestiva manipolazione dello spazio fisico ed elemento necessario per la creazione della bellezza in architettura. La mostra offre un ulteriore momento didattico che contribuisce notevolmente a comprendere la visione di Basilico, ossia la proiezione in loop del documentario inedito del regista e architetto israeliano Amos Gitai, presentato in anteprima al MAXXI. Trattasi di una lunga intervista realizzata da Gitai alla Biennale di Architettura del 2012 in cui Basilico racconta del suo penchant per le visioni urbane e per il paesaggio industrializzato, del celebre reportage realizzato a Beirut in un momento irripetibile della storia della città, la fine, nel 1990, di una lunga e sanguinosa guerra civile iniziata quindici anni prima. E quando parla della città Basilico la definisce come un grande corpo che respira o come un labirinto in cui l’occhio cerca un punto di penetrazione. Inoltre secondo il fotografo milanese la città offre un insieme ricchissimo di indizi sulla vita contemporanea, anzi è una vera e propria metafora della società.

© Gabriele Basilico. Roma, Palazzina Il Girasole di Luigi Moretti 2010 stampa b/n ink-jet montata su dibond, cm 110×140, Courtesy Fondazione MAXXI

Altro punto interessante della stimolante intervista di Gitai a Basilico è quando quest’ultimo parla dei fotografi Bernd e Hilla Becher, fautori di un processo di rinnovamento della fotografia documentaria perseguito con estrema coerenza e impegno, non ultimo grazie alla classe di fotografia che i due coniugi istituirono alla Kunstakademie di Düsseldorf nel 1976. La loro produzione basata su “tipologie”, finalizzata a offrire all’osservatore una grammatica per capire e confrontare le diverse strutture architettoniche, affascina e suggestiona evidentemente Basilico.

Sulla carta, Basilico, come i due fotografi tedeschi, ha fatto del tema dello spazio urbano il punto centrale della sua ricerca; come i coniugi Becher anche Basilico predilige il grande formato, l’uso di pellicole in bianco e nero e nelle loro foto la presenza umana è evitata. Tuttavia, a ben guardare, sia le premesse teoriche che il risultato finale della loro indagine divergono completamente. Se i Becher sono interessati a una sorta di catalogazione seriale e senza gerarchie di elementi architettonici (fornaci, altiforni, torri di raffreddamento, silos, serbatoi) trattati come “sculture anonime”, riprese da un punto di vista centrale, con una luminosità diffusa che eviti le ombre nette, al contrario Basilico è sì interessato al manufatto architettonico, alla sua morfologia, cionondimeno non trascura di rappresentare il contesto storico e culturale nel quale l’oggetto architettonico è collocato.

Con le sue foto Basilico ha creato una potente narrazione sulle trasformazioni che ha subito il mondo contemporaneo senza mai trascurare, benché sembri un paradosso, la ricerca dell’uomo a vantaggio di un rapporto talora persino “sentimentale” con le architetture e i paesaggi che ha ritratto negli anni.

© CultFrame 01/2014


INFORMAZIONI

Gabriele Basilico. Fotografie dalle collezioni del MAXXI / A cura di Giovanna Calvenzi e Francesca Fabiani
MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo / via Guido Reni, 4 A / Telefono: 06.3201954 / info@fondazionemaxxi.it
Orario: martedì-venerdì e domenica 11.00 – 19.00 / sabato 11.00-22.00 / chiuso lunedì
Biglietto: intero 11 euro / ridotto 8 euro

SUL WEB
MAXXI, Roma

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