The Artist. Un film di Michel Hazanavicius

George ha una faccia da simpatica canaglia, il baffetto seducente e un sorriso irresistibile. Nel suo magico universo bicolore ha la meglio sui lestofanti, irretisce le belle fanciulle e sa affrontare ogni pericolo senza perdere il suo aplomb, né gualcirsi il frac. Fascinoso e intrigante Valentine è il divo per eccellenza, la prova vivente che il sogno di celluloide può divenire realtà, quella realtà immaginata (e immaginifica) che il pubblico degli anni Venti amava ammantare di mito e di magia in quel luogo staordinario chiamato “cinematografo”. Un microcosmo dove albergavano passioni e dolori, drammi e avventure ma, soprattutto, emozioni: proiettate in quel cono di luce in cui le immagini danzavano tra le note e non c’era spazio alcuno per la parola. Il gesto enfatizzato, l’espressione accentuata e la musica che, in luogo del parlato, raccontava la storia.

Michel Hazanavicius, con sublime coraggio, rende omaggio al cinema muto con un film, appunto, muto. Una dichiarazione d’amore alla settima arte che, in 100 minuti, concede solo pochi secondi al sonoro, ovvero a quella “rivoluzione” alla quale il divo Valentine non vuole partecipare e che, addirittura, sembra considerare come un fenomeno passeggero e destinato a deludere quel pubblico che vuole guardare e sognare, invece che ascoltare.
In uno sfolgorante bianco e nero, il regista francese realizza un’opera di raffinata fattura, in cui la regia e l’espressività degli attori tornano alla loro originale purezza, con un gusto non meramente nostalgico ma, al contrario, di appassionata gratitudine verso la lezione dell’età dell’oro hollywoodiana.

Hazanavicius attinge da Muranu e da Chaplin, da von Stroheim e da Vidor ma – come è accaduto per gli attori di questo film, impegnati per mesi nello “studio” dei più celebri silent movies – ha fatto proprio cotanto tesoro e, in The Artist, ne ha rilasciato frammenti luminosi (e illuminanti) a brillare in ogni inquadratura. Ha sovvertito così i codici espressivi del cinema moderno, tornando a quelli che appartenevano alla “Golden Age” di una Hollywood che non c’è più. Come azzerando il presente della nostra comprensione del senso, ha rielaborato un passato narrativo per regalarci uno spettacolo tutto da vedere. Non ha “perso” la parola ma l’ha sostituita con un nuovo linguaggio, lasciando che l’espressione si dispieghi attraverso una storia non più narrata ma mostrata e messa in scena dall’emozione che si fa tangibile, concreta, straordinariamente vera.

Jean Dujardin è un perfetto George Valentin (la cui interpretazione  gli è valsa a Cannes il premio come Miglior Attore) che calza a pennello i panni, eleganti e seducenti, del suo personaggio: un uomo sicuro che la sua “allure” non potrà mai essere offuscata e convinto di vivere, anche fuori dal set, come in un interminabile film. Un sogno nel sogno, il cinema nel cinema… Hazanavicius racconta un passaggio fondamentale nella storia della settima arte – l’avvento del sonoro – e, nel contempo, usa l’oggettività della Storia per raccontare la soggettività di un’esistenza che, più universalmente, si fa esempio di quella fragilità umana, sgomenta e impaurita, nei confronti del nuovo.
Se il passato del divo gli brucia l’anima, come quelle pellicole che, disperatamente, getta nel fuoco, il futuro della star del momento Peppy Miller (che ha il volto ammaliante di Bérénice Béjo) può, invece, rappresentare la salvezza: dalla sua ossessione, dalla sua arroganza e, soprattutto, da se stesso…
Tra amore e passione, dolore e rabbia The Artist ci trasporta nel mondo magico – e mitico – della celluloide dove l’unico effetto speciale era l’emozione scaturita da un gesto o da uno sguardo e, senza alcun autocompiacimento stilistico o retrò, realizza un film che omaggia un’epoca straordinaria la cui linfa vitale scorre ancora nelle vene del cinema di oggi, in grado di convertire il “silenzio” del muto in un sonoro nuovo, in grado di fabbricare, oggi come allora, la più pura delle immaginazioni, quella che – per dirla con Hölderlin – è in grado di rendere un “dio l’uomo quando sogna”.

© CultFrame 12/2011

 

TRAMA
Hollywood 1927. George Valentin è un divo del cinema muto, amatissimo dal pubblico. La sua vita trascorre tra il successo e la felicità fino a quando, l’avvento del sonoro, offusco la sua stella. Troppo orgoglioso per adattarsi alle novità di un’arte che si evolve, George vede andare in frantumi la sua vita, sia professionale, sia personale. Nel frattempo Peppy Miller, una giovane attrice che deve proprio ad una foto con lui l’inizio della sua carriera, diventa una delle star più richieste della nuova era e i loro destini sono destinati ad intrecciarsi, dentro e fuori dal set.


CREDITI

Titolo: The Artist / Titolo originale: Id. / Regia: Michel Hazanavicius / Sceneggiatura: Michel Hazanavicius / Interpreti: Jean Dujardin, Bérénice Béjo, John Goodman, James Cromwell, Penelope Ann Miller / Fotografia: Guillaume Schiffman / Montaggio: Anne-Sophie Bion e Michel Hazanavicius / Produzione: Thomas Langmann, La Petite Reine, Studio 37, La Classe Américanine, JD Prod, France 3 Cinéma, Jouror Productions, uFilm / Distribuzione: Bim / Paese: Francia, Usa 2011 / Durata: 100 minuti

LINK
Sito ufficiale del film The Artist di Michel Hazanavicius
Filmografia di Michel Hazanavicius
BIM

 

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