Simon Konianski. Un film di Micha Wald

micha_wald-simon_konianski1Che capita quando ti trovi davanti a qualcosa di assolutamente originale e allo stesso tempo di assolutamente riconoscibile? Capita un film come Simon Konianski. Uno spassoso road movie tra il Belgio e la Polonia in compagnia di una sgangherata famiglia di ebrei. E come ogni viaggio, cinematografico e non solo, questo viaggio si sdoppia presto in un’esperienza terapeutica, cura necessaria ma non sufficiente per certi tic e certe nevrosi messe in scena con moderna comicità slapstick.
In qualche maniera, tutto questo lo abbiamo già visto in mille lungometraggi, soprattutto, del cinema americano grazie alla grande tradizione della commedia ebraica fino al più recente Ogni cosa è illuminata di Leiv Schreiber, tratto dal romanzo di Jonathan Safran Foer. Questo per quel che riguarda lo stile ma oltre a ciò il giovane regista Micha Wald è riuscito a dire anche la parola definitiva sul tema che regola i rapporti tra comicità e Shoah. Infatti, Wald, in un crescendo eccezionale, si rivela allo stesso livello di Radu Mihaileanu e del suo Train de vie, per non parlare poi del sopravalutato e benigniano La vita è bella.
L’ironia, straordinaria qualità del popolo ebraico, è riuscita finalmente ad entrare nei campi di concentramento, non solo provando dolore, vergogna e pietà, ma, senza negare la tragedia,  proponendosi come una riflessione liberatoria piena di ironia amara nei confronti di quel che è successo. Questo è uno degli elementi che decreta la grandezza di Simon Konianski ma che (ovviamente) non è l’unico.

micha_wald-simon_konianski2Lo scontro generazionale tra padre e figlio, sviluppato soprattutto nella prima metà del film, mette uno contro l’altro due mondi differenti che  evidenziano la dicotomia di tanti fattori: quella tra giovane e anziano, tra credente e agnostico, tra gli intellettuali e gli operai, ma soprattutto riflessioni radicali a proposito della situazione politica che riguarda il popolo ebraico, lo Stato di Israele e gli scontri nella striscia di Gaza.
Simon Konianski svolge con grazia e leggerezza argomenti lontani da ogni leggerezza. Il magnifico personaggio protagonista interpretato da Jonathan Zaccaï, posseduto da un dybbuk, lo spirito di un morto che chiede di non essere dimenticato, è sublimemente divertente e la prova dell’immenso Popeck non gli è da meno.
Grazie a tutto questo che il sipario della pellicola si alza su un doloroso (e necessario) strappo ad ogni regola, come succedeva solo negli anni settanta e nelle pellicole dei fratelli Marx. Ma quelli erano altri tempi.

©CultFrame 04/2010


TRAMA

Simon Konianski è un ragazzo ebreo di trentacinque anni. Ha un bambino e poca voglia di impegnarsi nella vita. Ipocondriaco e separato dalla moglie, una danzatrice non ebrea, Simon è costretto a ripiegare sulla casa del padre con cui vive un rapporto conflittuale. Ernest, ex deportato, abita nella provincia belga e in un passato doloroso che espone come una favola al nipotino. Alla morte del padre, Simon scoprirà che l’uomo nascondeva un segreto, una prima moglie morta giovane, accanto alla quale desidera essere seppellito. Escluso il dispendioso viaggio in aereo, Simon partirà alla volta di Lublino a bordo del suo fuoristrada e in compagnia del figlio e di una coppia di zii.


CREDITI

Titolo originale: Simon Konianski / Regìa: Micha Wald / Sceneggiatura: Micha Wald / Fotografia: Jean-Paul de Zaetijd / Montaggio: Susana Rossberg / Costumi: Nadia Chmilevsky / Interpreti principali: Jonathan Zaccai, Popeck, Irène Herz, Abraham Leber / Produzione: Versus Production,  Haut et Court Forum Films, RTBF / Distribuzione: Fandango / Paese: Belgio, Francia, Canada,  2009 / Durata: 100 minuti

LINK
CULTFRAME. Train de vie. Un film di Radu Mihaileanu

CULTFRAME. L’immagine della memoria. La Shoah tra cinema e fotografia. Un libro di Maurizio G. De Bonis
Sito ufficiale del film SimonKonianski di Micha Wald

Filmografia di Micha Wald
Fandango

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