La subversion des images. Surréalisme, Photographie, Film. Una mostra a Parigi, Winterthur, Madrid

Eli Lotar, Germaine Krull. Sans titre, ca. 1930 Plaque de verre gélatino-argentique positive d’époque. 8,9 x 9,9 cm Centre Pompidou, Musée national d’art moderne, Paris. Don d’Anne-Marie et Jean-Pierre Marchand © Centre Pompidou, Mnam/Cci, documentation des collections, Dist.RMN

Cosa altro dire del surrealismo? Decenni di studi, riscoperte, riflessioni di storici dell’arte e critici, libri. Sembrava esaurita la spinta analitica nei riguardi di una delle avanguardie artistiche più significative del Novecento. E invece, una mirabile mostra organizzata presso il Centro Pompidou di Parigi ci ha fatto comprendere come sia ancora possibile percorrere una strada all’interno di quei laboratori di creatività che sono stati i vari settori del movimento surrealista.
La mostra parigina si chiude l’11 gennaio ma non esaurirà certo la sua esistenza dentro il territorio francese. Il 26 febbraio sarà la volta del PhotoMuseum di Winterthur, in Svizzera, a ospitare questa grande esposizione (fino al 23 maggio) che, in seguito, per la precisione il 16 giugno, approderà all’Institute de Cultura Fondación Mapfre di Madrid (fino al 12 settembre).

Man Ray. Lee Miller, 1929. Gélatino-argentique, tirage d’époque. 23 x 17,8 cm. Lee miller Archives, Chiddingly. © Adagp, Paris 2009, © Man Ray Estate / The Penrose Collection, England, 2009, © MAN RAY TRUST / ADAGP, Paris 2009

“La subervsion des images”, questo il titolo dell’evento francese, ha riguardato un segmento di estremo interesse del surrealismo, ovvero tutta quella zona di espressione che ha a che fare con la visione e la sua applicazione tecnologica: la fotografia e il cinema.
In tal senso i curatori, ben cinque, hanno identificato un’area creativa cruciale per il surrealismo mai così ben decodificata come nel caso di questa mostra. La fotografia surrealista è stata sempre, infatti, legata al nome di Man Ray, così come il cinema a quello di Luis Buñuel. Mentre nel secondo caso in effetti si fatica a trovare altri esempi di vero surrealismo (a parte La coquille e le clargyman di Germaine Dulac e alcune opere del solito Man Ray), nel campo della fotografia il surrealismo ha espresso moltissimo, anche in funzione di un principio di documentazione della vita surrealista che i protagonisti del movimento prendevano seriamente in considerazione.

La mostra parigina suddivisa in ben otto sezioni ha portato alla luce ed ha ricollocato all’interno del surrealismo innumerevoli opere e articolazioni fotografiche che sono a tutti gli effetti i risultati di un nuovo modo di vedere attraverso il quale il piacere della vista diveniva di volta in volta luogo dell’incongruenza, corto circuito del senso, chiave di interpretazione della sfera interiore, forma di scrittura automatica, trasformazione del reale. Clément Chéroux, uno dei curatori della manifestazione, ha ben chiarito che i surrealisti, tramite la fotografia, intendevano deformare il reale per andare oltre la questione della percezione umana e che nel DNA del movimento vi erano punti imprescindibili come la teatralità del linguaggio fotografico, il potente desiderio del vedere legato al concetto sovversivo di eros (che si spingeva fino all’utilizzazione artistica della pornografia) e la possibilità della cosiddetta poesia involontaria ben delineata a livello teorico da Paul Eluard.

brassai
Brassaï. Sans titre, vitres cassées d’un atelier de photographe, ca. 1934 (photographie publiée dans Camille Bryen, Alain Gheerbrandt, Anthologie de la poésie naturelle, Paris, K. éditeur, 1949). Gélatino-argentique, tirage d’époque. 17,3 x 29,8 cm. Museum Folkwang, Essen. © Estate Brassaï – RMN, © Museum Folkwang, Essen

Ma l’aspetto che intendiamo mettere in evidenza è la qualità del mostra. La perfezione della cura e degli studi di preparazione che hanno anticipato l’allestimento. Ogni dettaglio dell’esposizione è pensato e organizzato per fornire al visitatore un quadro d’insieme esaustivo e di agevole fruizione. La suddivisione in otto sezioni permette anche a chi non conosce nei dettagli le vicende surrealiste di orientarsi con notevole facilità in un panorama decisamente complesso e a volte imprevedibile.
E le sorprese (ma non troppo per chi ha già approfondito la materia) non sono poche. Vengono in mente alcuni scatti esposti di Henri Cartier-Bresson, fotografo ultra celebrato che raramente viene accostato al surrealismo ma che invece aveva all’interno della sua poetica degli elementi di contatto evidenti con questa avanguardia artistica. E poi il fotomontaggio di Paul Eluard intitolato L’Hystérie, le opere del ceco Jindřich Štyrský, le elaborazioni di Max Ernst su immagini d Ray, la poesia involontaria visuale rintracciata nel mondo reale da Eli Lotar, i giochi fotografici di Victor Brauner, le invenzioni “foto visuali” di René Magritte, talune distorsioni fotografiche dell’ungherese André Kertèsz.
Ed ancora, la stretta relazione tra surrealismo, desiderio e eros/amour fou evidenziata in modo inequivocabile dal saggio filmico (basato su sequenza di sesso esplicito) di Man Ray intitolato Two Women e dalle immagini hard di Raoul Ubac denominate Sept photographies pornographiques dans une enveloppe.
In totale, il percorso espositivo si compone di circa trecentocinquanta opere e presenta anche una selezione completa del surrealismo cinematografico a cominciare dai capolavori Un Chien Andalou di Luis Buñuel e Salvador Dalì e  L’âge d’or del solo Buñuel.

Da segnalare anche la volontà da parte dei curatori di portare in evidenza il fatto che i surrealisti pur di diffondere la loro impostazione espressiva non esitarono ad affrontare il “pericoloso” territorio della pubblicità come dimostra, ad esempio, la celeberrima fotografia di Man Ray intitolata Larmes (1933), concepita per la promozione di un prodotto cosmetico femminile.
La mostra “La Subversion des images” è accompagnata da un ponderoso catalogo di quasi cinquecento pagine pubblicato proprio dalle Editions du Centre Pompidou che presenta, in conclusione, una preziosa bibliografia molto utile per chiunque voglia approfondire lo studio del surrealismo fotografico e cinematografico.

© CultFrame 01/2010

INFORMAZIONI
Parigi: Centre Pompidou. Dal 29 settembre 2009 all’11 gennaio 2010
Winterthur (Svizzera): Fotomuseum Winthertur. Dal 26 febbraio al 23 maggio 2010
Madrid: Institute de Cultura/Fondacion Mapfre. Dal 16 giugno al 12 settembre 2010
Curatori: Quentin Bajac, Clément Chéroux, Guillaume Le Gall, Philippe-Alain Michaud, Michel Poivert
Catalogo: La subversion des images, Surréalisme, Photogrpahie, Film / /A cura di Quentin Bajac e Clément Chéroux / Formato: 23,5 x 30 / 480 pagine / 480 illustrazioni / Editore: les Éditons du Centre Pompidou / 44,90 euro / ISBN: 9782844263902

SUL WEB
CULTFRAME. Vedermi alla terza persona. La fotografia di Claude Cahun. Un libro di Clara Carpanini
CULTFRAME. L’illustre Inconnu. Magritte et la photographie
Centre Pompidou, Parigi
Fotomuseum Winterthur, Svizzera
Institute de Cultural/Fondacion Mapfre, Madrid

 

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