Alza la testa. Un film di Alessandro Angelini

Alessandro AngeliniAlessandro Angelini aveva colpito parte della critica con il suo lungometraggio di esordio: L’aria salata. Il suo è stato un apprendistato iniziato nell’ambito della fotografia e proseguito come assistente di registi come Nanni Moretti, Mimmo Calopresti e Francesca Comencini.
Le sue “origini” di fotografo sono ben evidenti nel suo modo si utilizzare la macchina da presa. Si avverte la presenza di un autore, un’attenzione per le immagini (non in senso vacuamente estetizzante) che raramente è possibile riscontrare nella cinematografia italiana. Eppure, pur essendo discipline sorelle, fotografia e cinema sono territori diversi. Nel cinema non basta saper vedere la realtà, saperla interpretare visivamente. È necessario saper costruire delle storie, saper utilizzare la materia drammaturgica. Ed anche stabilire con gli interpreti un’armonia di fondo che poi sia riconoscibile all’interno della finzione filmica.

Alza la testa, ultimo lungometraggio dell’autore romano, presenta evidenti ingenuità proprio per quel che riguarda determinati aspetti legati alla narrazione. Si ha l’impressione che Angelini abbia voluto strafare soprattutto per quel che riguarda i contenuti. Elenchiamoli. La vita nelle cittadine satelliti di Roma (ci riferiamo a Fiumicino), l’inevitabile contiguità tra italiani e immigrati (romeni, albanesi), il razzismo strisciante presente nelle nostre periferie (ma non solo), il tema dell’identità, la questione del rapporto controverso genitori/figli, la solidarietà umana, i sentimenti che legano gli individui, la paura dell’altro.
Come è possibile comprendere, Angelini ha maneggiato materiale di una straordinaria sostanza che però, inserito in maniera forzata all’interno di una storia piccola (piccolissima), ha generato una sorta di ridondanza contenutistica.
Il percorso dei due protagonisti, un padre amorevole ma un po’ limitato intellettualmente e un figlio che cerca di elaborare tra mille difficoltà le sue scelte esistenziali, è senza dubbio degno di attenzione ma appare appena accennato. In sostanza, il plot di Alza la testa manca di profondità proprio perché contraddistinto da un eccesso di elementi.

Angelini gira con una certa abilità, anche se in qualche occasione eccede in sottolineature espressive del tutto inutili e si affida in gran parte alla verve del protagonista del suo film: Sergio Castellitto.
L’attore romano cerca di fornire al suo personaggio un carattere preciso, ma non appare sufficientemente tagliato a portare sul grande schermo la dimensione esistenziale di un uomo un po’ ruspante; e anche l’uso di un romanesco certamente naturale ma non ruvido (come dovrebbe essere) non gli ha facilitato il compito. Alla fine l’attore si concede anche qualche atteggiamento interpretativo un po’ gigionesco, del tutto superfluo.

Sembra un luogo comune, ma purtroppo non lo è: Alessandro Angelini, autore pur dotato di talento, ha fatto, con tutta evidenza, un passo indietro rispetto all’essenziale e pulito lungometraggio di esordio. Come proseguirà la sua carriera registica?

© CultFrame 10/2009


TRAMA
Mero vive a Fiumicino (vicino Roma) e lavora in un cantiere nautico. La sua vera passione però è la boxe e la sua missione è portare, come allenatore, il figlio tanto amato a gareggiare come pugile alle Olimpiadi. A un certo punto, mero si accorgerà che per far fare un salto di qualità al figlio dovrà affidarlo alle cure di un allenatore professionista. Così sarà, ma quando sembra che tutto proceda per il verso giusta, un evento cambierà completamente la situazione.

CREDITI
Titolo: Alza la testa / Regia: Alessandro Angelini / Sceneggiatura: Alessandro Angelini, Angelo Carbone, Francesca marciano / Fotografia: Arnaldo Catinari / Montaggio: Massimo Fiocchi / Scenografia: Alessandro Marrazzi / Musica: Luca Tozzi / Interpreti: Sergio Castellitto, Gabriele Campanelli, Giorgio Colangeli / Produzione: Donatella Botti / Distribuzione: 01 Distribution / Italia, 2009 / Durata: 84 minuti

SUL WEB
Filmografia di Alessandro Angelini

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