Crossroads | Via Emilia ⋅ Un libro di Nino Migliori

La fotografia liberata dalla gabbia della rappresentazione (pseudo giornalistica) del reale può divenire territorio filosofico dell’atto artistico, luogo concettuale in cui si libera il senso dello scatto fotografico, la sostanza del lavoro di chi realizza un progetto creativo tramite il dispositivo ottico.

Fotografia come sperimentazione della comunicazione visuale, come forma espressiva connessa alla filosofia delle immagini. Ciò non implica una complessità sovrastrutturale relativa ai contenuti e alla composizione delle opere, né un’estremizzazione estetizzante. Anzi lo sguardo, nell’uso concettuale del mezzo fotografico, appare ripulito da inutili orpelli, concentrato sul senso del gesto, lanciato in un’azione artistica realmente indipendente e democratica. Ciò succede nell’ultimo lavoro editoriale di Nino Migliori, fotografo che da molto tempo percorre tragitti inusuali per un panorama italiano, ancora fortemente legato al concetto di reportage e fotografia dal carattere cronanichistico-antropologico.

Il libro di cui stiamo parlando si intitola CROSSROADS – Via Emilia ed è stato pubblicato da Damiani Editore nel 2006. E’ uno dei rari volumi fotografici realmente interessanti presenti nel mercato italiano. Si tratta di un lavoro non glamour, non convenzionale, che documenta la ricerca di un autore rigoroso e sempre in movimento. Il tema scelto da Migliori è quello della Via Emilia e di tutta la realtà umana, urbanistica, viaria, cittadina che riguarda un tratto di una strada che rappresenta un territorio allo stesso tempo stimolante e ordinario. Questo studio di Migliori si sarebbe potuto, comunque, svolgere in qualsiasi angolo del nostro paese. Ciò che importa al fotografo non è cosa viene raccontato visivamente. Il centro dell’operazione intellettuale messa in pratica riguarda la sostanza del fare fotografia, la questione della scelta dell’inquadratura, il dubbio dell’esclusione di porzioni di realtà, la condizione umana parziale di chi guarda il mondo in un continuo e ambiguo processo di selezione.

Per cercare di dare spazio a tali problematiche, Migliori si è fatto costruire un dispositivo composto da due macchine fotografiche poste su un unico sostegno, le quali puntano i loro obiettivi in direzioni opposte. Con un unico gesto è così possibile realizzare due scatti: uno nella stessa direzione dello sguardo del fotografo, un altro esattamente sulla rotta inversa. Vengono fuori due immagini speculari che però propongono due porzioni di realtà differenti, le quali fanno riflettere il lettore sulla natura della scelta visuale dell’artista.

La correlazione dell’occhio con il campo visivo perde così la sua posizione centrale. Il dispositivo ideato da Migliori mette in discussione la comoda condizione demiurgica del fotografo, e pone la questione irrisolta della “rappresentazione della realtà”, definizione quest’ultima utilizzata in modo superficiale e prevedibile anche da molti addetti ai lavori.

CROSSROADS – Via Emilia oltre a essere un libro di pregevole fattura editoriale, presenta nella parte iniziale alcuni contributi scritti che possono essere molto utili per la decifrazione delle scelte linguistiche ed espressive di Nino Migliori.

© CultFrame 03/2008

CREDITI
Crossroads – Via Emilia / Autore: Nino Migliori / Editore: Damiani 2006 / 140 pagine / 80 illustrazioni / 40,00 euro / ISBN: 88-89431-81-4

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