La giusta distanza. Incontro con Carlo Mazzacurati. Cinema – Festa Internazionale di Roma 2007

carlo_mazzacurati-giusta_distanza1La giusta distanza di Carlo Mazzacurati non ha vinto nessun premio nella recentissima Festa del Cinema di Roma. Ma questo non ha nessuna importanza. E vi diremo di più: non leva nessun merito a questa nuova fatica di un regista come Carlo Mazzacurati che vent’anni fa ha intrapreso un viaggio solitario all’interno del cinema italiano lontano dai riflettori, e dai divi e divette di estrazione paratelevisiva che tanto siamo stati abituati a vedere questi ultimi due decenni. La giusta distanza è stato uno dei due film italiani in concorso quest’anno alla kermesse romana e Carlo Mazzacurati lo abbiamo incontrato durante le sue giornate.

Come si trova all’interno della Festa? In fondo è solo la seconda edizione ed è ancora una novità.


Mi trovo bene. Ho vissuto a Roma per 15 anni e ogni volta che faccio ritorno mi scopro romano. La festa dice, … guardi, Roma non l’ho mai vista come un festival. Non so nemmeno se se ne sentisse il bisogno. Ma forse era già nel suo destino, insomma tutto è iniziato qui, dal punto di vista cinematografico intendo, così forse è anche giusto che il cinema non solo si facesse a Roma ma si vedesse anche attraverso un festival.

La giusta distanza è un film che mescola un po’ i generi. E soprattutto ha senso oggi parlare di cinema d’autore.

Provo sempre un certo imbarazzo davanti alla parola autore. Il cinema è un tipo di arte collettiva. Personalmente non sono capace di fare niente da solo. Avrei voluto fare il pittore o lo scrittore ma mi stufo subito e dopo solo dieci minuti esco per trovare qualcuno con cui parlare. In questo senso il cinema mi ha salvato la vita. Quello che cerco di fare dal canto mio è quello di proporre un viaggio immaginario, mentendo magari anche un po’, indicando una meta che non sarà mai quella precisa. Perché al cinema è così. Bisogna essere sognatori.


Come ha scelto il titolo del film?


In realtà ho semplicemente accettato un titolo che mi è stato suggerito da altri. Nella fattispecie quello proposto dallo sceneggiatore Marco Pettenello, ispirato a una frase che gli ripeteva sempre un suo maestro di scuola elementare che gli raccomandava sempre di “mantenere la giusta distanza…”, anche se non credo che fosse un consiglio positivo come invece il film vuole suggerire.


Come ha scelto l’ambientazione del film? La descrizione accurata ci fa pensare ad un forte legame tra lei e quei posti lì.


C’e’ un legame che risale alla mia adolescenza ed ha a che fare con la noia. Vedete, mio padre mi obbligava ad accompagnare mio nonno, che aveva una baracca sul Po, a pescare. Ho odiato quelle domeniche durante le quali non mi era praticamente permesso di fare come volevo, cioè vedere gli amici. Ma ho sedimentato quel posto come un posto in cui girovagare senza aver nulla da fare. Così quel luogo assolutamente vuoto, questa piana desolata e un po’ ipnotica scatenava le mie fantasie per passare il tempo e superare la solitudine. Come potevo anni più tardi non inserirla nei miei film. Ha una valenza magica ormai per me. E’ come un foglio bianco che ogni volta aspetta di essere riempito.


carlo_mazzacurati-giusta_distanza2Se dovesse con poche parole descrivere La giusta distanza?


E’ una specie di bagaglio emotivo di cose successe e di persone incontrate nel corso degli ultimi anni. Ed è nato perché ho riflettuto molto su di loro. E poi ho voluto inquadrarli all’interno di un quadro autunnale. Così questa materia che va in putrefazione è un po’ la psiche dentro cui galleggiano i personaggi della storia.

Ma La giusta distanza parla anche dell’Italia d’oggi?


Decisamente sì. La mia speranza ogni volta che giro un film è quella di riuscire a coniugare una narrazione classica con tutto quello che assorbo dalla realtà come una spugna. Voglio abbinare una dimensione classica all’esistenza vera. Certo, quello che si racconta è quello che si vede tutti i giorni. E’ un ragazzo di città che vuole diventare giornalista, una giovane che arriva dalla città per fare la maestra ma che il suo sogno è di fare la maestra in una favella con tutte anche le sue illusioni da ragazza. E poi anche un giovane uomo tunisino, un personaggio che ho veramente incontrato, molto lontano dal cliché dell’immigrato, molto arrabbiato e disperato ma piuttosto una persona riservata e molto equilibrata. Ecco, per me questa è la realtà. Ma volevo anche allontanarmi da quella “verità” che ci propinano i media, la tv o la fiction e persino i telegiornali che tentano di creare degli eroi positivi o negativi ma affidandoci alla quotidianità senza veramente essere interessati ad essa.


Allora nel suo film si parla davvero di razzismo…


E’ ovvio che in Italia, come in molti altri paesi europei, esiste un problema serio di razzismo, ma io non ero interessato a raccontarlo. Volevo invece dare un segno di speranza, di comprensione per “l’altro”. Non è insomma un discorso di buoni e cattivi, neri e bianchi, ma qualcosa di più complesso. E soprattutto raccontare che il male c’è ma è banale.


©CultFrame 10/2007

 

CREDITI FILM

Titolo: La giusta distanza / Regia: Carlo Mazzacurati / Sceneggiatura: Doriana Loendeff, Carlo Mazzacurati / Interpreti: Giovanni Capovilla, Ahmed Hafiene, Valentina Lodovini, Giuseppe Battiston, Fabrizio Bentivoglio / Montaggio: Paolo Cottignola / Musiche: Tin Hat / Scenografia: Giancarlo Basili Kohout / Fotografia: Luca Bigazzi / Produttore: Domenico Procacci / Produzione: Fandango in collaborazione con Rai Cinema / Distribuzione: 01 Distribution / Paese: Italia / Anno: 2007 / Durata: 106 minuti

 

LINK

Filmografia di Carlo Mazzacurati

01 Distribution

 

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