Albers & Moholy-Nagy a Londra ⋅ From The Bauhaus to The New World

László Moholy-Nagy. A19, 1927. Oil on canvas. Collection Hattula Moholy-Nagy. ©2006 Hattula Moholy-Nagy/DACS

Josef Albers and László Moholy-Nagy sono stati due pionieri dell’arte del XX secolo, che con le loro sperimentazioni hanno saputo investigare i diversi modi del fare artistico alla luce delle novità imposte dal progresso industriale. La mostra attualmente in programma alla Tate Modern ha il merito di riunire per la prima volta una selezione di oltre trecento opere dei due artisti, le cui vite e carriere si intrecciarono solo per un breve spazio di tempo, per poi seguire traiettorie e carriere diverse. Entrambi insegnarono alla Bauhaus, negli anni tra il 1923 ed il 1928, sviluppando un vocabolario di pura astrazione geometrica e perseguendo gli stessi ideali.

Per loro la pratica artistica era un’attività etica, capace di superare il divario tra creatività ed intelletto e di educare l’essere umano al raggiungimento di un’identità completa. In questo senso, mentre Moholy-Nagy, pur utilizzando svariati materiali e tecniche, si dedicava principalmente all’esplorazione delle varie tecniche fotografiche come mezzo per formare una “nuova visione”, Albers indicava come obiettivo primario del suo insegnamento la capacità di far aprire gli occhi ai suoi allievi.Negli anni della Bauhaus, Albers e Moholy-Nagy incoraggiarono gli studenti a dimenticare la loro formazione accademica per sperimentare nuovi modi di fare arte attraverso materiali disparati e “objets trouvés”.

Moholy-Nagy realizzò anche uno dei primi esempi di installazione, Il Modulatore di Luce e di Spazi. Questa singolare opera cinetica, comprendente diversi elementi rotanti capaci di proiettare luci e ombre sui muri circostanti, fu esposta per la prima volta al Grand Palais di Parigi nel 1930 ed è stata ricostruita eccezionalmente dalla Tate in occasione della mostra.

Josef Albers. Rhenish Legend 1921. Assemblage, glass and copper. ©The Josef and Anni Albers Foundation/VG
Bild-Kunst, Bonn and DACS, London 2006. Photo: ©1987 The Metropolitan Museum of Art

Albers e Moholy-Nagy si rifiutarono sempre di confinare il proprio lavoro ad un mezzo specifico e misero continuamente in discussione il concetto di valore e uso dell’opera d’arte. Entrambi ampliarono la loro pratica artistica ad altre discipline, come la progettazione di interni, la grafica, il disegno industriale, la scenografia, il disegno di mobili e il cinema.

Tra gli anni ’20 e ’30, Albers utilizza essenzialmente il vetro smerigliato e varie tecniche di stampa, mentre Moholy-Nagy esplora tutte le possibilità offerte dal mezzo fotografico. Creando sovrapposizioni di immagini, ricorrendo ad obiettivi modificati o manipolando il negativo, egli propone una particolare filosofia della visione.

Famosi restano i suoi Fotogrammi, composizioni astratte di genere costruttivista, ottenute sovrapponendo oggetti su carta sensibile da esporre alla luce, e la serie di Fotoplastici, in cui le valenze geometriche si esprimono attraverso diverse tecniche di fotomontaggio. Le foto di Moholy-Nagy affrontano la realtà in maniera rivoluzionaria e realistica, l’occhio finalmente può vedere quello che prima non era riuscito a cogliere, le città fotografate dall’alto ci svelano il loro spirito geometrico.

László Moholy-Nagy. Jealousy, 1924-27. Gelatin silver print of a photomontage (photoplastic). Collection Hattula. Moholy-Nagy. ©2006 Hattula Moholy-Nagy/DACS

Oggi Josef Albers è meglio conosciuto per la tarda serie di dipinti geometrico razionali dal titolo Omaggio al Quadrato, tuttavia è nel suo operato alla Bauhaus, prima come studente e poi come insegnante, che si rintraccia quel rapporto dialettico tra colore, segno e misura capace di dar vita a composizioni complesse e simboliche.

Interessanti sono i suoi studi sulla percezione visiva, condotti anche attraverso il mezzo fotografico, le nozioni di luce e trasparenza applicate all’oggetto d’arte, i pezzi di vetro colorato incastonati come gioielli, gli animati patterns che tradiscono in nuce i primi enunciati della teoria sull’interazione del colore, l’idea personalissima dell’arte come scienza e rivelazione.

All’ascesa al potere del Nazismo, la Bauhaus viene chiusa e Albers e Moholy-Nagy intraprendono vie diverse. Albers fu il primo degli insegnanti della scuola tedesca ad emigrare negli Stati Uniti, dove insegnò al Black Mountain College in North Carolina. Moholy-Nagy, dopo un soggiorno di alcuni anni a Londra, nel 1937 partì per l’America e prese posto come direttore della New Bauhaus di Chicago, per poi fondare la School of Design, che guidò fino al 1946, anno della sua morte.

Mentre Moholy-Nagy continuò a perseguire il superamento del divario tra arte e tecnologia in nome di un’unità etica e creativa, servendosi di materiali industriali come il Perspex e il Rodoide o di innovazioni fotografiche come la pellicola a colori e la diapositiva, Albers ritornò alla pittura, dedicandosi all’analisi del colore e alle modalità di percezione della forma. Le direzioni distinte prese dai due artisti una volta toccato il suolo americano, tradiscono il diverso e personale approccio verso quell’ideale che negli anni precedenti aveva contribuito a formare gran parte del loro lavoro.

© CultFrame 04/2006

INFORMAZIONI
Dal 7 marzo al 4 giugno 2006
Tate Modern / Bankside, Londra / Telefono: +44(0)2078878000
Orario: domenica – giovedì 10.00 – 18.00 / venerdì e sabato 10.00 – 22.00
Biglietto: £ 7

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