Dan Flavin. A retrospective

dan_flavin1La Hayward Gallery di Londra ospita un’affascinante retrospettiva dedicata a Dan Flavin e la particolarità dello spazio espositivo, con l’alternarsi razionale dei suoi volumi in cemento, si rivela il luogo adatto ad interpretare il carattere emblematico delle installazioni luminose dell’artista statunitense.

Tubi al neon ridisegnano le prospettive, una trascendenza di luce e colori avvolge il visitatore provocandogli emozioni continue. Non si tratta solo di un’esperienza visiva. Le opere di Flavin emettono calore e onde sonore, un’aura soffusa avvolge i tubi, un brusio sommesso si sprigiona dal voltaggio dei fili elettroluminescenti.
Il progetto artistico di Flavin si realizza attraverso la trasformazione di semplici oggetti di produzione di massa in opere di sorprendente intensità e bellezza. Nonostante la gamma limitata di misure e colori, ogni composizione finisce per possedere una sua forza espressiva e la luce fluorescente, irradiandosi ad una potenza bassa e costante, può essere fissata per ore senza correre il rischio di restare abbagliati.


La retrospettiva londinese presenta al pubblico una sessantina di lavori, alcuni mai esposti prima nel Regno Unito e in Europa, ripercorrendo una carriera più che trentennale, dai primi esperimenti di Flavin con la luce elettrica, la serie delle “Icone” del 1961, ai lavori interamente realizzati con tubi fluorescenti.
In due sale è stata riscostruita la prima mostra di Flavin, quella del 1964 alla Green Gallery di New York. Una mostra dove non esistevano cornici o supporti alle installazioni, una mostra in cui le opere fluorescenti rispondevano direttamente alle superfici architettoniche e la galleria era ridefinita in base a linee strategiche di luce.

Pioniere dell’arte situazionale, Flavin descrive le sue sculture luminose come delle “proposte strutturali”, le cui forme e colori si relazionano allo spazio in cui sono collocate. L’artista utilizza pochi colori base, li mescola affiancando neon di lunghezze diverse e lascia allo spazio minimo tra i tubi il compito di creare tonalità complementari, giocando sia con la percezione visiva dello spettatore che con le leggi fisiche della luce.


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“Untitled” (to you Heiner, with admiration and affection) è un’enorme griglia che accoglie il visitatore con sicuro impatto visivo, lo attira nelle sue fluorescenze verdi per alcuni tratti del percorso espositivo, e lo accompagna fino al suo completo abbandono, fissandosi qualche istante sulla retina.

“Cornered Fluorescent Light”, esposta nel 1972 alla Rice University, trasforma lo spazio circostante in un elemento costitutivo ed è la prima di una lunga serie di opere angolari, in cui i colori si irradiano sia verso lo spettatore che verso la parete.

Altamente evocativa appare invece “Monument 4 for those who have been killed in ambush (to P.K. who reminded me about death)”. Il colore rosso è inusuale per le luci al neon, lo si ottiene ricoprendo la superficie interna dei tubi con un pigmento che lascia filtrare le lunghezze d’onda specifiche, riducendo l’emissione di luce della lampada. L’opera intende ricordare i caduti nella Guerra del Vietnam e fu realizzata per un’esposizione collettiva al Jewish Museum di New York, nel 1966.

Interamente bianchi sono invece I “Monumenti”, composizioni di tubi fluorescenti ispirate al “Monumento della Terza Internazionale”, capolavoro mai realizzato dell’esponente del costruttivismo russo Vladimir Tatlin.

a primary picture, 1964Flavin realizzò ben 50 di queste composizioni in un arco di tempo che va dal 1964 al 1990. L’artista progettava le sue installazioni luminose in schizzi e diagrammi su carta a quadretti, dedicando spesso le opere chiave ad amici, parenti, artisti e mecenati.

Una sezione della mostra è dedicata alla produzione di piccoli oggetti, schizzi, stampe e altri lavori su carta. I collages, incorporando materiali raccolti lungo le strade di New York, riflettono i numerosi interessi di Flavin nel campo dell’arte, della letteratura, della politica, e della religione. In Flavin è forte il misticismo, ma anche la ribellione contro la sua severa educazione cattolica.

In “East NY Shrine”, la lampadina in cima alla bottiglia contiene l’effigie della Madonna, mentre un’irriverente etichetta campeggia sul ricettacolo di porcellana.


Le stampe e le incisioni presentano lo stesso formato di un blocco notes, alcuni schizzi costituiscono vibranti preliminari alle realizzazioni fluorescenti, mentre altri diagrammi appaiono più definiti e destinati al mercato dell’arte. Di certo è nelle installazioni fluorescenti che Flavin realizza il suo potenziale. In esse l’artista minimalista esplora tutte le possibilità della forma e tutte le associazioni emozionali del colore, rendendo le sue opere esuberanti, quasi barocche.

La forza di Dan Flavin non risiede né nel potere della fluorescenza né nelle leggi dell’ottica. Nei suoi lavori si rapprende una personale visione del sacro, che trasforma l’ambiente fino a donare uno spazio che è reale e trascendentale assieme.


©CultFrame 02/2006

 

 

IMMAGINI

1 Dan Flavin. Untitled (in honor of Harold Joachim) 3, 1977. Luce fluorescente rosa, gialla, blu e verde. Courtesy of Stephen Flavin
2 Dan Flavin. Untitled (to Jan and Ron Greenberg), 1972-73. Luce fluorescente gialla e verde. Solomon R. Guggenheim Museum New York. Panza Collection, 1991. ©Stephen Flavin/Artists Rights Society (ARS), New York

3 Dan Flavin. A primary picture, 1964. Luce fluorescente rossa, gialla e blu. Hermes Trust, UK. Courtesy Francesco Pellizzi


INFORMAZIONI

Dal 21 gennaio al 2 aprile 2006

Hayward Gallery / South Bank Centre, Belvedere Road 8XZ, Londra / Telefono: (+44)02079210813

Orario: tutti i giorni 10.00 – 18.00 / martedì e mercoledì 10.00 – 20.00 / venerdì 10.00 – 19.00

Biglietto: £ 7.50

 

LINK

Hayward Gallery, Londra


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