The Covers: Vogue Italia 1988–2002. Mostra di Steven Meisel

Steven Meisel. Cahier des défilés, Estate 2002. Vestito YSL Rive Gauche. Modella Linda Evangelista
Steven Meisel. Cahier des défilés, Estate 2002. Vestito YSL Rive Gauche. Modella Linda Evangelista
Steven Meisel. Cahier des défilés, Estate 2002. Vestito YSL Rive Gauche. Modella Linda Evangelista

E’ abbastanza inusuale che una rivista di moda, per quanto si tratti della più importante al mondo, venga celebrata nei palazzi istituzionali che solitamente espongono le opere dei più celebri artisti della storia. Questo sta ad indicare come Vogue sia riconosciuta come molto più di una semplice rivista e di come la moda stessa sia molto più di un banale atto di vanità. Infatti, a pensarci bene, il luogo potrà essere inusuale ma non inappropriato. Il gusto che la moda impone, modifica e contamina, ormai a livello internazionale, si insinua da sempre silenziosamente nella vita di tutti i giorni e così facendo finisce col modificare anche i gusti in fatto di estetica. L’arte stessa viene ad essere influenzata dalla moda (si pensi ad esempio alla cura per gli abbigliamenti e gli arredi barocchi nei quadri di Velazquez o dei Gentileschi o alle decorative stilizzazioni di Erté); ma a sua volta l’arte influenza la moda, in un continuo scambio di umori, sensazioni ed idee che divengono col tempo stile.


In questo contesto, l’imponente esibizione di 160 copertine dell’edizione italiana di Vogue, riprodotte in grande formato e ben segnalate, nel periodo che va dal luglio del 1988 fino ad oggi, periodo che coincide con la svolta visiva operata nella rivista dalla nuova direttrice Franca Sozzani, assume il fascino di una carrellata epocale sullo stile, le bizze, le fiammate geniali, i ritorni storici del gusto negli ultimi tre lustri.

Ed è proprio la prima copertina, quella del numero di luglio/agosto 1988, ad indicare la strada: una foto talmente innovativa rispetto al cotonato panorama glamour-decadente della fine degli anni ’80 che può a ben vedere considerarsi come la prima vera foto del decennio successivo, un’immagine semplice, pulita ed essenziale capace non solo di precorrere i tempi, ma di imporli.

Tutta la moda degli anni ’90, tranne qualche rara e geniale eccezione, sarà improntata all’essenzialità ed alla semplicità, proprio come quella foto fa premonire. Gli anni ’90 si sono liberati dei vaporosi e superflui stilemi anni ’80, che erano fortemente radicati in una cultura yuppie ed appariscente ormai socialmente superata, e si sono riappropriati di un gusto lineare e discreto, semplice e tradizionale che ha anche recuperato le radici del costume popolare (si pensi ad esempio agli inizi di Dolce&Gabbana). Continuando a sfogliare le copertine, si può vedere come questo gusto vada via via affinandosi, elaborandosi, recuperando elementi di un passato più antico che ritornano quasi nel bisogno di affermare una nostalgia necessaria verso i bei tempi che furono: vi sono infatti qua e là evidenti richiami alle atmosfere anni ’70 (maggio 1990) o allo stile anni ’60 (settembre 1990 o maggio/giugno 1991).


Steven Meisel. Gennaio, 2001. Vestito Versace. Modella Kim Peers
Steven Meisel. Gennaio, 2001. Vestito Versace. Modella Kim Peers

Ma nonostante questi brevi ritorni di fiamma, nonostante il percepibile altalenare delle tendenze tra la spinta alla modernità e il riaffiorare della tradizione, il gusto degli anni ’90 ha proseguito il suo cammino incessante verso la sua nuova forma per il nuovo decennio che stiamo vivendo, in un’evoluzione graduale, senza strappi o rotture clamorose, andando via via arricchendo una base di semplicità e rigore con piccoli vezzi e piccoli lussi, modificando le linee, i tagli e le geometrie nella direzione di un maggiore dinamismo, adeguando le trasparenze ad una maggiore consapevolezza ed accettazione sociale dell’erotismo come uno dei motori primi dell’estetica e lasciando anche make-up ed acconciature libere di esprimere un pieno senso di libertà, giovinezza e scoperta. Ciò probabilmente ha radici nel nuovo cosmopolitismo geopolitico. La maggior parte dei muri e delle frontiere infatti sono finalmente caduti, dando la spinta ad un nuovo desiderio di viaggio, fisico e mentale, che ha permesso di veicolare nuove tendenze, nuovi stili, nuove esigenze, in una contaminazione che ha finito solo con l’arricchire la cultura e la moda.


A dirigere questa sinfonia di immagini, Franca Sozzani ha chiamato nel 1988 un giovane fotografo emergente ed ex-modello, che oggi, covato gelosamente nel suo innato talento, è diventato tra i più grandi e tecnici fotografi di moda al mondo: Steven Meisel. Il suo rigore, la sua estrema essenziale formalità, la perfezione distaccata, la sua capacità visionaria e narrativa sono stati il contrappunto essenziale per raccontare il corso di questi ultimi 15 anni di moda: non si possono immaginare gli anni ’90 senza l’apporto estetico di Steven Meisel, anche se oggi che la fotografia è diventata arte dell’immaginario comune, un solo fotografo non può da solo rappresentare un’epoca, come fu per Horst. Gli anni ’90, oltre a Meisel, hanno rivelato tanti altri grandi talenti e ciascuno di loro ha contribuito in maniera essenziale alla svolta dello stile. E’ forse quindi riduttiva, in un panorama così vasto, la scelta morbosa di affidare quasi tutte le copertine degli ultimi 14 anni di Vogue Italia ad un unico occhio, per quanto superlativo come quello di Meisel. Il rischio è quello di dare della moda un’impressione eccessivamente personalizzata. Ma sicuramente questa scelta ha portato il grande vantaggio di una uniformità di stile e di una visibilità della testata che non ci sarebbero potute essere affidandosi di volta in volta a differenti creatori di immagine. Ma Meisel ha saputo non cadere nel facile tranello della ripetitività, il suo stile a livello visivo è particolarmente ampio e variegato, dando prova di aver saputo assorbire bene la lezione di tanti altri fotografi più vecchi di lui (Penn, Newton, Parkinson, Penn, Hurrell, etc.).


Steven Meisel. Febbraio, 1991. Vestito Gianfranco Ferrè. Modella Madonna
Steven Meisel. Febbraio, 1991. Vestito Gianfranco Ferrè. Modella Madonna

L’obiettivo di Meisel ha fotografato le creazioni delle griffe più blasonate, indossate dalle donne più belle del mondo, contribuendo così involontariamente a lanciare sul palcoscenico internazionale numerose icone di bellezza. La “sindrome da cover-girl” in un mondo multi-mediatico come quello odierno ha fomentato il fenomeno del divismo, che ha finito spesso per mettere in secondo piano sia l’abito che il fotografo. Ma Meisel, al contrario di molti altri suoi colleghi, è sempre rimasto ai margini del mondo delle celebrities, ha evitato di farsi fagocitare dallo star-system e di divenire lui stesso stella tra le stelle.
Il suo approccio al mondo della moda e della celebrità è sempre stato estremamente professionale e discreto, così come professionale e distaccato appare dalle sue foto il suo usuale approccio su Vogue verso i soggetti da fotografare: le emozioni delle sue modelle sono quasi sempre contenute, per scelta, dentro una patina di formalità, dentro un contenitore rigido da cui non deve trasparire l’anima, ma solo il portamento nell’indossare abiti ineccepibili, la capacità nel mostrare efficacemente un make-up perfetto o un’acconciatura scultorea. Egli rende i volti che fotografa algidi, austeri, compassati e rinascimentali, in uno stile che ricorda quello del pittore fiammingo Van Eyck. Meisel non entra nella persona, ma usa la persona come un manichino umano che è pagato appositamente per indossare abiti e non per offrire all’obiettivo la sua fama. Le foto di moda di Meisel hanno il tecnicismo esasperato mai fine a se stesso, la cura perfetta, il distacco e la freddezza di uno still-life, ed è questo il vero comun denominatore nel suo stile e che lega insieme 14 anni di Vogue Italia: quelle di Meisel non sembrano foto di moda, ma incredibili still-life umani di abiti ed accessori indossati.


© CultFrame 07/2002

 

INFORMAZIONI

Steven Meisel. The Covers: Vogue Italia 1988 – 2002

Dal 16 luglio al 30 agosto 2002

Complesso del Vittoriano / Via San Pietro in carcere, Roma / Telefono 066780664

Orario: tutti i giorni 9.30-19.30

 

SUL WEB

Vogue Italia

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