La Vérité ⋅ Un film di Kore-eda Hirokazu

Dopo la Palma d’oro ottenuta nel 2018 a Cannes con Un affare di famiglia, il regista giapponese Kore-eda Hirokazu si è lanciato nell’impresa di una co-produzione internazionale con un cast di stelle francofone e anglofone: Catherine Deneuve, Juliette Binoche e Ethan Hawke su tutti. Il passaggio di un cineasta che ha consolidato una poetica nella propria lingua-cultura a un contesto internazionale, a scenari diversi, ad attori che recitano in una lingua che non è la sua può essere rischioso, ne va dell’autenticità dello sguardo, del rapporto intimo tra immagine e parola, della possibilità per l’autore di tracciare le coordinate del proprio mondo e di servirsi degli attori senza lasciare che la loro fama e la loro persona scenica fagocitino l’opera e la svuotino.

La scommessa de La Vérité è parzialmente riuscita perché ne è sortito un film aggraziato, tra dramma e commedia, capace di trasferire nell’ambientazione europea alcuni elementi tematici e visivi peculiari di Kore-eda, su tutti le relazioni famigliari con il loro carico di segreti e bugie, l’inesorabilità del fluire del tempo e la fallibilità della memoria, la presenza continua di spettri del passato o loro reincarnazioni nelle vite dei personaggi. Certo, si tratta di elementi né nuovi né originali che però l’autore di Ritratto di famiglia con tempesta maneggia con agio. Per di più, avendo ambientato il film in Francia e con una produzione in gran parte francese, La Vérité si mette in dialogo con l’immaginario di certo cinema francese “di famiglia” in cui la grande casa avita con giardino riunisce a sé i membri dispersi di uno stesso nucleo, si pensi per esempio a L’heure d’été di Olivier Assayas in cui Binoche recitava la stessa parte di “figlia” francese espatriata negli Stati Uniti che le affida il regista nipponico.

Inoltre, Kore-eda, fa dell’identità “translocale” di questo film materia stessa di una riflessione sottotraccia che emerge, con leggerezza e ironia, attraverso una specie di realismo magico, un incessante scambio tra magia (delle fiabe e del cinema) e quotidiano che caratterizza il personaggio di Deneuve, i suoi duetti con lo spaesato attore di poco successo interpretato da Ethan Hawke e, in particolare, con la nipotina che svolgono anche la funzione di far procedere il racconto e punteggiarlo di riferimenti meta-cinematografici.

È infatti facile pensare che nella parte della diva Fabienne la diva Deneuve praticamente reciti se stessa, star ormai anziana ma incapace di mollare la presa, a cui un leggendario ruolo di maga-strega continua ad attribuire poteri magici agli occhi dei bambini. Questi poteri magaci vivono in una dimensione intermedia tra verità e finzione che è la dimensione della percezione, dell’incanto, dell’illusione, insomma la dimensione dell’arte. In questo film tutto imperniato non sull’opposizione ma sul nesso inscindibile tra verità e finzione la verità non può mai emergere autonomamente ma solo attraverso la finzione e allo stesso tempo la finzione si nutre di verità e l’attrice che recita con intensità lo fa perché è capace di vampirizzare il pathos delle relazioni reali.

La verité è poi soprattutto un film su un rapporto tra una madre e una figlia che sono anche e sempre attrice e sceneggiatrice e che non riescono a tracciare alcuna netta linea di demarcazione tra questi ruoli. La loro relazione dunque si struttura attorno a un incessante gioco di specchi tra realtà e finzione in cui a volte la finzione è più autentica della realtà. L’attrice si commuove quando coglie nelle battute del film in cui recita qualcosa del proprio vissuto ma è così abituata a recitare che per dire le “parole giuste” a chi le è accanto ha bisogno di un copione. Diventando sceneggiatrice, dunque, la figlia risponde precisamente a questo desiderio materno e lo utilizza a proprio vantaggio con l’ironico distacco di chi sa che tutto il nostro stare al mondo implica l’assunzione e il gioco con un ruolo e dunque con una maschera.

© CultFrame 08/2019 – 10/2019
Film presentato alla 76. Biennale Cinema di Venezia

TRAMA
Fabienne è una gran dama del cinema francese che ha appena pubblicato la sua autobiografia. La figlia Lumir, sceneggiatrice che vive a New York, giunge a Parigi con il marito e la figlioletta per festeggiare l’uscita del libro. Le due donne si troveranno a fare i conti con i nodi irrisolti del loro rapporto proprio mentre Fabienne è impegnata nella lavorazione di un film sul rapporto madre-figlia e Lumir sta scrivendo una sceneggiatura sullo stesso tema.

CREDITI
Titolo: La verité / Regia: Kore-eda Hirokazu / Sceneggiatura: Kore-eda Hirokazu / Interpreti: Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Clementine Grenier, Ludivine Sagnier, Maya Sansa / Fotografia: Eric Gautier / Montaggio: Kore-eda Hirokazu / Musica: Alexeï Aïgui /  Produzione: 3B productions (Muriel Merlin), Bun-Buku (Miyuki Fukuma), M.I. Movies (Matilde Incerti), France 3 Cinéma, Jamal Zeinal-Zade, Jasmine Zeinal-Zade, Margot Zeinal-Zade, Garidi Films / Francia-Giappone, 2019 / Distribuzione: BIM / Durata: 106  minuti

SUL WEB
Filmografia di Kore-eda Hirokazu
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito

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