Santiago, Italia ⋅ Un film di Nanni Moretti ⋅ 36° Torino Film Festival

Nel 1970, Salvador Allende, leader della coalizione Unidad Popular, che comprendeva socialisti, comunisti, radicali e la democrazia cristiana, fu eletto alla presidenza del Cile dando vita a un periodo di grande fervore politico conclusosi sanguinosamente tre anni dopo con il colpo di stato militare che instaurò la dittatura del generale Pinochet. Santiago, Italia racconta questa tragica parabola attraverso interviste a chi in quel periodo subì le conseguenze della dittatura militare. Se la politica marxista di Allende forniva speranza e coraggio alle classi popolari e agli allora giovani militanti che si sentivano parte attiva del processo di cambiamento e riedificazione del Paese, il colpo di stato fu l’esito di un complesso processo di destabilizzazione politico-economica a cui contribuirono l’opposizione (condotta anche dagli antichi alleati democratico-cristiani), la diffidenza degli investitori stranieri, l’azione della CIA e il boicottaggio economico degli Stati Uniti a seguito della nazionalizzazione senza compensazioni dell’industria del rame.

Immagini di repertorio mostrano il bombardamento del palazzo presidenziale dell’11 settembre del 1973 dopo cui Allende ebbe appena il tempo di trasmettere alla radio un disperato discorso di addio prima di morire, non si sa se suicida o ucciso dai militari. Una prima parte del film di Moretti ricostruisce a grandi linee questo contesto e dà un’idea delle inaudite violenze perpetrate dall’esercito e dalla polizia segreta tramite il racconto agghiacciante delle torture subite dalla giornalista Marcia Scantlebury o i ricordi della detenzione nello stadio di Santiago del regista Patricio Guzmán, la cui filmografia ha raccontato bene le vicende del governo di Allende e della dittatura di Pinochet.

L’obiettivo di Moretti, però, è concentrarsi sul rapporto tra il Cile e l’Italia in quegli anni. C’è chi, come Paolo Hutter, allora giornalista per “Lotta continua”, racconta la sua esperienza di italiano in Cile nel 1973, mentre il resto degli intervistati sono cileni oppositori del regime, molti dei quali, in quei giorni di terrore, trovarono rifugio presso l’ambasciata italiana. Moretti interpella anche due ex militari, uno nella propria dimora, uno invece detenuto nel carcere di Punta Peuco, entrambi ancora oggi incapaci di riconoscere le malefatte di cui furono complici.

Nanni Moretti

Quando si sparse la voce che l’ambasciata italiana di Santiago accoglieva rifugiati politici, in tanti saltarono il suo muretto di cinta in cerca di salvezza sistemandosi come meglio potevano nelle stanze di una sede che arrivò ad ospitare fino a 250 tra adulti e bambini. Ad un certo punto, l’ambasciata iniziò ad organizzare dei viaggi in Italia per i rifugiati politici. Dai ricordi dei testimoni emerge il ritratto di un’Italia solidale, capace di interessarsi ai problemi del resto del mondo e farli propri, ansiosa di battersi contro le ingiustizie dentro e fuori dal proprio paese, erede della guerra partigiana e patria dello statuto dei lavoratori, in cui l’accoglienza era organizzata anche grazie alla mediazione di un forte partito comunista. È l’Italia della sinistra internazionalista che si raduna nei palazzetti dello sport per applaudire gli Inti Illimani e in cui un attore noto come Gian Maria Volonté interviene o assiste in prima fila alle manifestazioni contro le dittature in America Latina. Le testimonianze e le immagini di repertorio sono molto intense. A volte i narratori sono sopraffatti dalla commozione ma Moretti li incalza, chiede conto delle loro lacrime seguendo la lezione di quei documentaristi che non cedono di fronte al dolore per dovere di indagine.

Nanni Moretti

L’intenzione di Santiago, Italia è chiara: ricordare all’Italia ciò che è stata e ciò che sembra incapace di essere ancora. Il traduttore Rodrigo Vergara racconta di essere arrivato a Roma e di aver ricevuto subito un’offerta per andare a lavorare nell’“Emilia rossa” dove fu assunto come operaio agricolo: “io sono un rifugiato, sono nella stessa condizione di qualunque persona che arriva qui senza nulla, perché questa era la mia condizione. Io sono arrivato qui senza soldi, sono stato accolto. Mi hanno permesso di integrarmi”. Orientata precipuamente a questo scopo, lodevole poiché questa pagina di storia italiana è poco nota, la narrazione finisce per proporre in modo un po’ superficiale l’amalgama tra i rifugiati accolti di ieri e quelli respinti di oggi, che funziona fino ad un certo punto se pensiamo alla diversa entità e al diverso contesto economico e politico in cui si producono gli esodi attuali verso il nostro paese.

“Il popolo unito non sarà mai sconfitto”, “la sinistra unita non sarà mai sconfitta”: questi slogan leggendari con cui Allende fu eletto al governo possono suonare oramai ingenui e anacronistici, con quell’appello a un concetto di “popolo” ormai guastato dalle destre e dall’opportunismo delle cyber-demagogie contemporanee. La “sinistra unita”, poi, sembra quasi impossibile se pensiamo alla difficoltà di delineare oggi un orizzonte di valori e di pratiche identificabili con quel concetto e purtroppo non saranno certo i riferimenti storici o i poncho dei vecchi compagni latinoamericani a far battere il cuore di chi ai giorni nostri vota più per paura di perdere il poco che ha che per speranza di un mondo migliore.

© CultFrame 12/2018

TRAMA
Dopo il colpo di stato in Cile e il clima di terrore istaurato dalla dittatura militare di Pinochet, l’ambasciata italiana a Santiago diventa un luogo di rifugio per centinaia di richiedenti asilo politico. Molti di questi vengono trasferiti nel nostro paese che li accoglie offrendo loro non solo la salvezza ma anche la possibilità di un futuro. Molti di coloro che trovarono rifugio in Italia allora testimoniano oggi la propria esperienza.


CREDITI
Titolo originale: Santiago, Italia / Regia: Nanni Moretti / Fotografia: Maura Morales Bergmann / Montaggio: Clelio Benevento / Distribuzione: Academy Two/ Produzione: Sacher Film – Le Pacte, Rai Cinema, Storyboard Media / Italia, 2018 / Durata: 80 minuti.

SUL WEB
CULTFRAME. 36° Torino Film Festival. Programma di Claudio Panella e Silvia Nugara
Filmografia di Nanni Moretti
Torino Film Festival – Il sito

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