Opera senza autore ⋅ Un film di Florian Henckel von Donnersmarck

Nonostante la durata elefantiaca di 188 minuti (che si potrebbe perdonare solo a Kubrick o Kurosawa, forse), Opera senza autore (Werk ohne Autor), opera di Florian Henckel von Donersrmarck, non tramortisce lo spettatore, anzi lo accompagna delicatamente, e sempre con un filo di speranza, verso una conclusione sospesa ma piena di insperata dolcezza.

Si tratta di un film talmente semplice, nella sua struttura narrativa, chiaro, nell’impostazione registica, ingenuo, nella scelta dei temi, da risultare praticamente inattaccabile, quasi interessante soprattutto per un fruitore appassionato di super polpettoni storico-familiari (per tutti gli altri è un po’ più dura).

Assistiamo alle vicende di Kurt, dalla sua infanzia in epoca nazista, passando per l’innamoramento, il matrimonio, la passione nei riguardi della pittura, la fuga dalla Germania comunista verso l’Ovest, per arrivare fino alla definitiva affermazione nel mondo dell’arte. Tutto, come già detto, è narrato con un’ingenuità che sembra sempre più rara, specie nel cinema di oggi, e ciò fa di questo lungometraggio un lavoro decisamente bizzarro nella sua candidezza.

Tutti i personaggi sono meravigliosi, tutti hanno un lato positivo, tutti portano un po’ di consolazione. Solo uno è malvagio dall’inizio alla fine, il medico nazista addetto alla purificazione della razza ariana che si trasforma in comunista perfetto quando Dresda viene presa dai sovietici e poi, molto abilmente, in “capitalista” quando decide di fuggire nella Germania Ovest. D’altronde, come dar torto a Florian Henckel von Donnersmarck. Il personaggio compromesso con il nazismo rappresenta, giustamente, in maniera molto precisa l’atroce colpa del “popolo tedesco” nei riguardi di tutta l’Europa, degli ebrei, dei gitani, degli oppositori politici e di tutte quelle persone che furono eliminate perché considerate non normali (per questioni fisiche e mentali).

Questa colpa, questo istinto criminale demoniaco, si è disteso subdolamente lungo la storia del Novecento, si è a volte mimetizzato, si è annidato nel silenzio, e si è in qualche caso confuso con la nuova realtà europea e mondiale sorta alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma la nuova generazione post-bellica, secondo il regista, è stata capace di una compiere una rinascita incredibile. Dopo l’orrore immondo del nazismo, non si poteva che risorgere, evidentemente.

Ecco così che la storia d’amore tra Kurt e la meravigliosa e celestiale figlia dell’ex nazista, quest’ultima interpretata da Paula Beer (attrice caratterizzata da una bellezza fotogenica che oseremmo definire metafisica), diviene l’esempio lampante di una esistenza condotta nel rispetto dell’altro, nell’amore e nel desiderio di un futuro migliore (per tutti). Kurt diverrà un grande artista, attraversando i fermenti della “nuova” idea di arte contemporanea e sarà praticamente il fondatore in Europa del genere di pittura (nato negli anni sessanta) indicato come Fotorealismo.

Florian Henckel von Donersrmarck non risparmia frecciatine sarcastiche (e divertenti, ammettiamolo) al cosiddetto superamento delle arti figurative e prende in giro in modo eclatante il sistema dell’arte così come si è sviluppato nella seconda parte del XX secolo. Lo fa bonariamente, e anche in questo caso molto ingenuamente, ma lo scopo di questo film era più che altro quello di delineare un ritratto umano pieno di fiducia dopo l’agghiacciante esperienza storico-politica tedesca che portò alla catastrofe assoluta del nazismo.

Il problema è che oltre la speranza e il desiderio di un futuro migliore di quest’opera, nei prossimi anni, rimarrà ben poco.

© CultFrame 09/2018 – 10/2018

Film presentato alla 75. Biennale Cinema di Venezia

TRAMA
Kurt vive vicino a Dresda con i genitori e una zia bellissima e un po’ folle. Siamo nel 1937 e il nazismo decide di avviare un processo di purificazione della razza ariana grazie all’eliminazione delle persone affette da problemi mentali. La bella e amata zia sarà così mandata alle camere a gas. Questo evento segnerà per sempre la vita di Kurt che avrà la fortuna di incontrare una ragazza meravigliosa (che sposerà) e di dedicarsi alla passione della sua vita: la pittura.

CREDITI
Titolo: Opera senza autore / Titolo originale: Werk ohne Autor / Regia: Florian Henckel von Donnersmarck / Sceneggiatura: Florian Henckel von Donnersmarck / Montaggio: Patricia Rommel, Patrick Sanchez-Smith / Fotografia: Caleb Deschanel / Musica: Max Richter / Interpreti: Tom Schilling, Paula Beer, Sebastian Koch, Saskia Rosendahl, Oliver Masucci / Produzione: Pergamon Film, Wiedemann&Berg Film / Distribuzione: 01 Distribution / Paese: Germania / Durata: 188 minuti

SUL WEB
Filmografia di Florian Henckel von Donnersmarck
Mostra Internazionale del Cinema di Venezia – Il sito
01 Distribution

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