Love In A Dying World ⋅ Un film di Samantha Stella sulle musiche di Nero Kane

La vacuità quasi totale, a parte rari casi, della musica pop-rock di questi ultimi anni è stata accresciuta in modo esponenziale dalla tendenza esclusivamente consumistica della produzione/industria musicale. Un cantante e/o un gruppo, sempre considerando i rari casi di cui abbiamo già detto, non devono esprimere delle idee attraverso la loro musica ma semplicemente divenire pura immagine plastificata, utile solo a generare vendite o meglio download a pagamento.

In questo contesto anche la produzione di opere visuali (videoclip) sta subendo una sensibile battuta di arresto. Ma per fortuna ogni tanto arriva qualche nuova iniziativa a smentire questo nostro pessimismo cosmico. Questo è il caso del film di Samantha Stella realizzato sui brani dell’ultimo lavoro discografico di Nero Kane: Love In A Dying World. Per capirci, vi diciamo dubito che ci troviamo davanti a un autentico UFO, “oggetto artistico non identificato”, prodotto fortunatamente alieno e fuori da ogni schema bassamente commerciale.

Per prima cosa è necessario affermare come il compito registico di Samantha Stella sia stato fortemente sostenuto dal progetto musicale di Nero Kane, il quale ha con tutta evidenza realizzato quello che con una definizione vintage possiamo denominare “concept album”. Le atmosfere poetiche e malinconiche delle trame espressive di Nero Kane, caratterizzate da cicli sonori ritornanti e ipnotici, mostrano un’impostazione concettuale fortissima, compatta, magnetica e rigorosa, e proprio tale impostazione ha consentito a Samantha Stella non di realizzare un semplice videoclip quanto piuttosto di portare a termine un’opera visiva complessa e ricca di idee che è di fatto la visualizzazione dell’estetica musicale di Nero Kane.

Samantha Stella

I dieci brani di questo lavoro discografico hanno così contribuito a stimolare l’immaginazione di Samantha Stella che ha edificato un progetto narrativo basato su affreschi visuali compiuti e dotati di un’estetica propria. Abbandonarsi in modo libero alla fruizione del film rappresenta per il fruitore una vera esperienza interiore, di liberazione catartica rispetto all’orrida concezione della relazione tra musica e cinema che spesso è veicolata dal cinema stesso, purtroppo. Ogni inquadratura di Samantha Stella diviene un’opera a sé, ogni frame accompagna il significato del lavoro di Nero Kane grazie a una sintonia creativa rara molto difficile da incontrare al giorno d’oggi.

Ma l’aspetto che ancor più ci interessa è la materia culturale/visuale che ha generato le visioni di Samantha Stella, la quale ha operato, e lo diciamo in maniera assolutamente positiva, come una specie di grande macchina riorganizzatrice dell’estetica del cinema e della fotografia contemporanea degli ultimi trenta-quaranta anni.

Se partiamo dal presupposto che nella storia di tutte le arti il numero di individui che ha veramente creato stilisticamente e poeticamente qualcosa dal nulla si può rintracciare forse nelle dita di due mani, possiamo altresì affermare come la stragrande maggioranza dei creativi (anche importanti) nelle arti figurative e visuali lavorino grazie a un processo di ricostruzione di segni e visioni di autori che li hanno preceduti, attraverso la pratica della citazione diretta, dell’ispirazione conscia e/o inconscia e del proseguimento personale di uno stile. Ebbene, Samantha Stella procede a nostro avviso proprio in tal senso, al punto che nel suo film si percepiscono influenze di fotografi come William Eggleston, Stephen Shore, Joel Sternfeld, di cineasti come Wim Wenders e Michelangelo Antonioni e di artisti come Ed Ruscha.

Samantha Stella

Tali considerazioni devono essere valutate come riconoscimenti dell’estrema intelligenza creativa dell’autrice, la quale ha dimostrato allo stesso tempo umiltà e grande abilità, conoscenza culturale della materia audiovisiva e brillantezza espressiva soggettiva. Così, le inquadrature del deserto californiano, le stanze kitsch di sperduti motel, la vegetazione rinsecchita, gli oggetti abbandonati nel nulla divengono “luoghi” in cui la poetica di Samantha Stella si fonde con l’insegnamento di grandi maestri della storia della fotografia, del cinema e dell’arte in generale.

Alla fine della proiezione di Love In A Dying World si ha così l’impressione di aver fatto un’esperienza sensoriale paragonabile solo alle visioni di film come Pink Floyd a Pompei (regia di Adrian Maben, 1972), prodotti di straordinaria portata che scaturivano dall’incredibile spinta propulsiva del progressive rock degli anni Settanta. E ciò vuol dire che grazie alla sua capacità di “guardare” all’indietro, Love In A Dying World è un film totalmente controcorrente, fortunatamente anarchico e di vibrante modernità.

© CultFrame 10/2018

CREDITI
Film: Love In A Dying World / Regia, soggeto, fotografia e montaggio: Samantha Stella / Musica: Nero Kane / Anno: 2018

Love In A Dying World by Samantha Stella I Chapter 1 Black Crows


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