Doclisboa 2018. 16° Festival Internacional de Cinema

John Carpenter. The Gas Station (1993)
John Carpenter. The Gas Station (1993)
John Carpenter. The Gas Station (1993)

Dal 18 al 28 ottobre 2018 si svolge a Lisbona la nuova edizione del Doclisboa, il festival riservato in modo particolare al cinema documentario e del reale, co-diretto anche quest’anno da Cíntia Gil e dall’italiano Davide Oberto. È toccato invece a Isabel Machado, presidente dell’associazione Apordoc che ha fondato il festival, ricevere una lettera dell’ambasciatrice ucraina in Portogallo in cui si definisce il film Their Own Republic di Aliona Polunina, dedicato alle azioni militari di un drappello filorusso di stanza nel Donetsk, “una manifestazione di appoggio al terrorismo” e ne chiede il ritiro dal Concorso internazionale in cui è stato selezionato. Ma non è tutto, perché anche dall’ambasciata turca è stata indirizzata al Doclisboa una missiva polemica contro l’uso dell’espressione “genocidio armeno” nella presentazione di alcune opere del Focus Navegar o Eufrates, viajar no tempo do mundo, che dispiega un’esplorazione cinematografica della Mesopotamia (Turchia, Siria, Iraq) come spazio geopolitico e regione dell’immaginario, dall’antichità a oggi.

Nonostante tali pressioni, pubblicamente rigettate, la manifestazione si è aperta regolarmente con una serata organizzata in collaborazione con il Parlamento Europeo per il trentennale del “Sakharov Prize” e la proiezione di The Waldheim Waltz (2018) alla presenza della regista Ruth Beckermann. Fin dalla prima giornata ha inoltre preso il via l’omaggio al filmmaker colombiano Luis Ospina, classe 1949, a cui è consacrata una retrospettiva completa. Insieme al Gruppo di Cali, composto tra gli altri da Andrés Caicedo e Carlo Mayolo, Ospina filma dagli anni Settanta la scena creativa e le vicissitudini politico-economiche del proprio paese e dell’America Latina. Quella di Lisbona è la prima in assoluto a essere proposta in Europa. Di conseguenza, il cinema di Ospina non è ancora sufficientemente conosciuto nel nostro continente e l’occasione di incontrarlo a Lisbona (dove l’autore sarà presente per l’intera durata del festival) è particolarmente preziosa.

Il programma del Concorso internazionale prevede ventidue opere provenienti da ventuno paesi di cui dodici anteprime mondiali. Il Concorso riservato ai film portoghesi ne presenta invece diciotto. “Verdes Anos” (Green Years), oltre ai venti film della sezione competitiva per giovani autori, lascia spazio anche ai lavori di fine corso degli studenti dell’Accademia Reale di Belle Arti di Ghent, l’istituzione ospite di quest’anno.

James Benning. 11 x 14 (1977)
James Benning. 11 x 14 (1977)

La sezione “Riscos” (New Visions) omaggia James Benning – con, tra gli altri, il suo primo e il suo ultimo film, vale a dire 11×14 (1977), appena restaurato, e L. Cohen (2018) -, il canadese Mike Hoolboom, l’autore di Lacan Palestine e We Make Couples, – che porta a Lisbona anche quattro sue opere realizzate nel 2018 – nonché l’attore Jean-François Stévenin con il trittico di film che ha diretto come regista. Inoltre, l’articolato programma di “Transmissao, Territorios, imaginados” riunisce titoli provenienti da tutto il mondo e da tutte le epoche, coprendo uno spettro di visioni che va da Rossellini ai lavori dell’identità collettiva Terrorismo de Autor.

In “Heart Beat”, la sezione cine-musicale, si vedranno e ascolteranno sul grande schermo Chilly Gonzales, Mstislav Rostropovich, Depeche Mode, The Blues Brothers per ricordare Aretha Franklin, oltre che il primo film documentario di William Friedkin, The People vs. Paul Crump (1962) accompagnato dal film-ritratto Friedkin Uncut (2018) dell’italiano Francesco Zippel, già presentato a Venezia. “Da terra à lua” (From the earth to the moon) propone una selezione delle più recenti opere firmate da autori già riconosciuti e per lo più provenienti dai principali festival europei: si potranno vedere gli ultimi film di autori quali Wiseman o Wang Bing (come già lo scorso anno), ma anche di Rithy Panh, Steve Sprung, Želimir Žilnik e dell’italiano Stefano Savona con il suo notevolissimo La strada dei Samouni. Tra le altre sezioni, “Cinema de urgencia” (Cinema of Urgency) prevede un focus dedicato al collettivo Equipe Media e una sessione intitolata Keep Shooting sul cinema che si confronta con una delle emergenze più cogenti del nostro tempo, il conflitto israelo-palestinese, a cui il film di Savona stesso è rivolto.

Come l’apertura, anche la chiusura ufficiale della manifestazione è un omaggio a un cineasta europeo già ben noto a chi segue il cinema documentario: Corneliu Porumboiu con Infinite Football  (2018).

© CultFrame 10/2018

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