A Star Is Born ⋅ Un film di Bradley Cooper

Nel corso della storia del cinema non sono pochi gli attori che decidono di passare anche soltanto occasionalmente dietro la macchina da presa, talvolta con notevole successo. Basti pensare, solo per fare qualche celebre esempio, a Charles Laughton, con lo splendido La morte corre sul fiume (1955), ma anche a Ida Lupino, Clint Eastwood, Kevin Costner, Mel Gibson, Liv Ullmann e Sean Penn.

A questa lista va ad aggiungersi Bradley Cooper, che per il suo esordio alla regia con A Star Is Born rivisita in chiave moderna una storia portata sullo schermo per la prima volta nel 1937 da Wellman, ripresa poi da Cukor nel 1954 – una versione, quest’ultima, celebre soprattutto grazie all’intensa interpretazione di Judy Garland – e da Frank Pierson nel 1976, ricordata in particolar modo per la presenza di Barbra Streisand.

Una scelta decisamente ambiziosa da parte di Cooper: inutile dire infatti che ci troviamo di fronte a uno degli incontri più iconici del grande schermo, ovvero quello fra una sregolata star (in questo caso del rock), interpretata dallo stesso Cooper, e una giovane e sconosciuta cantante (Lady Gaga, qui alla sua prima prova come protagonista in un film), il cui notevole talento vocale e compositivo colpisce da subito il performer. E sarà proprio grazie a lui che, progressivamente, la ragazza riuscirà a raggiungere un insperato successo di pubblico e critica. Ma è proprio quando le cose sembrano andare per il meglio – i due finiscono ben presto anche per legarsi sentimentalmente – che gli ostacoli iniziano ad emergere…

Un’operazione piuttosto rischiosa, dicevamo, quella di Cooper. Nelle prime sequenze, tuttavia, l’interprete del Lato positivo riesce con pochi tocchi a introdurre efficacemente i due protagonisti, Jackson Maine e Ally; l’uomo viene presentato come star: nell’incipit, infatti, Maine si esibisce durante un concerto di fronte a una folla in adorazione. Ma quando, nella scena successiva, dopo la fine del concerto, lo vediamo entrare in una macchina per poi mettersi immediatamente a guardare fuori dal finestrino alla ricerca di un bar, intuiamo il suo principale lato oscuro: la dipendenza dall’alcol. Senza strafare, dunque, Cooper ci mostra come, soprattutto nel privato, le debolezze e le ossessioni di Maine stiano ormai corrodendo la sua aura di star.

Bradley Cooper

Altrettanto emblematico, poco dopo, l’ingresso non proprio glorioso di Ally: la ragazza si è infatti chiusa nel bagno del ristorante in cui lavora per discutere animatamente al telefono con qualcuno che intuiamo essere il suo (ormai ex) fidanzato. Attraverso la contrapposizione di ambienti così diversi –  gli spazi aperti, liberi del palcoscenico di Maine e quello più claustrofobico, quasi umiliante in cui si trova Ally – Cooper sintetizza l’iniziale differenza di status fra i due personaggi. Ally, del resto, dovrà liberarsi di non poche claustrofobiche costrizioni prima di riuscire a diventare una cantante celebre e stimata.

Purtroppo, però, eccettuato il promettente incipit, Cooper ha veramente poco da offrire, se non un’infinita carrellata di stereotipi sulla bellezza della vita nonostante le possibili, innumerevoli difficoltà, massime di devastante banalità sull’arte, sul talento e su quanto sia importante non arrendersi mai, nonché, soprattutto nel finale, abbondanti dosi di un sentimentalismo talmente stucchevole da sfiorare la pornografia.

Anche dal punto di vista stilistico la situazione è abbastanza desolante. La regia, infatti, è perennemente sotto lo zero, e, a tratti, di un’ovvietà così palese da risultare irritante: si pensi, ad esempio, ai concitati dettagli delle mani dei musicisti che suonano le chitarre elettriche durante i concerti di Maine. Una soluzione visiva davvero di dirompente originalità.

Si salva – almeno in parte – la colonna sonora (notevole, ad esempio, Shallow), e, soprattutto, Lady Gaga; il suo, però, si configura ben presto come un personaggio piatto, succube di una sceneggiatura a dir poco basilare: Ally è infatti l’ennesima ragazza tanto semplice e umile quanto piena di talento, che, col tempo, grazie a un’incredibile forza di volontà – e a qualche incontro fortunato –,  riuscirà a trasformare il suo (sofferto) sogno in realtà.

Sembrano lontani i tempi in cui l’interprete di Bad Romance vestiva i panni decisamente più interessanti della terribile contessa-vampira Elizabeth nella quinta stagione di American Horror Story, Hotel (2015); i produttori Ryan Murphy e Brad Falchuk erano infatti riusciti a creare per lei un personaggio sorprendente e veramente ricco di sfaccettature: la ferocia di Elizabeth, infatti, era tanto sanguinaria quanto, a ben vedere, struggente, segretamente ossessionata da un torbido passato di delusioni, perdite e sofferenze.

Alla fine, insomma, Cooper confeziona l’ennesimo film sul sogno americano senza avere assolutamente niente da dire o, almeno, da aggiungere. Uno “spettacolo” quello imbastito dall’attore/neoregista che ci appare ancora più dimenticabile se ripensiamo al tocco elegante e affilato con cui Cukor nella sua versione di A Star Is Born riusciva a criticare alcune pericolose derive del “sistema Hollywood”, nonché a scavare nel profondo più vulnerabile dei protagonisti senza per questo risultare terribilmente stucchevole.

© CultFrame 10/2018

TRAMA
Jackson Maine, sregolata star della musica rock, incontra per caso in un locale una giovane e sconosciuta cantante, Ally. Da subito il talento canoro e compositivo della ragazza impressiona così tanto l’uomo da fargli decidere di aiutarla. Ally non può però ancora immaginare tutti gli ostacoli che dovrà affrontare durante la (ripida) scalata verso il successo…


CREDITI

Titolo: A Star Is Born / Regia: Bradley Cooper / Sceneggiatura: Eric Roth, Bradley Cooper, Will Fetters / Montaggio: Jay Cassidy / Fotografia: Matthew Libatique / Musica: Lady Gaga, Lukas Nelson, Mark Ronson, Anthony Rossomando / Interpreti: Lady Gaga, Bradley Cooper, Sam Elliott, Andrew Dice Clay, Rafi Gavron, Alec Baldwin / Produzione: Warner Bros, Live Nation, Metro-Goldwyn-Mayer / Distribuzione: Warner Bros. Italia / Paese: Stati Uniti / Durata: 135 minuti.

SUL WEB
Filmografia di Bradley Cooper
Warner Bros. Italia

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