Camp de rivesaltes | Lieu de souffrance ⋅ Un libro della fotografa franco-spagnola FLORE

© FLORE. Loin de l’Espoir. courtesy galerie Sit Down

Sostiene il filosofo e psicoanalista James Hillman nel suo libro L’anima dei luoghi (Rizzoli, 2004): “…i luoghi hanno ricordi”. E ancora: “…la memoria è inscritta nel mondo”. Si tratta di due affermazioni estremamente significative che impongono una riflessione molto precisa riguardo la relazione tra azioni umane e realtà, tra comportamento sociale (e individuale) e luogo. Tali considerazioni, ovviamente, si collegano in modo inequivocabile al tema della memoria, argomento che si è molto sviluppato nel corso degli ultimi decenni, in special modo per quel che riguarda le arti visive tecnologiche (cinema e fotografia). Non sempre, però, questa tematica, così profonda, è stata trattata in maniera appropriata. Spesso, siamo, infatti, entrati in contatto con operazioni creative non sincere, tutte basate sulla questione della rappresentazione superficiale, e dunque, fatalmente, della spettacolarizzazione.

© FLORE. Loin de l’Espoir. courtesy galerie Sit Down
© FLORE. Loin de l’Espoir. courtesy galerie Sit Down

Con tutta evidenza, questo non è il caso del libro dell’artista franco-spagnola FLORE intitolato Camp de Rivesaltes – Lieu de souffrance. D’altra parte non abbiamo mai nutrito alcun dubbio in tal senso, poiché l’arte fotografica di FLORE possiede una connotazione evocativa, un’essenza estetica e una delicatezza formale che entrano chiaramente (e fortunatamente) in conflitto con il dannoso e improprio binomio rappresentazione/spettacolarizzazione.

Lo sguardo attento e mai banale di FLORE si è aggirato, come fosse dentro un incubo, in quel che rimane del Camp de Rivesaltes (Vicino a Perpignan, sud della Francia), una prigione-campo di concentramento e di internamento che ha attraversato il XX secolo e che è stata “luogo d sofferenza” per quelli che nello stesso libro vengono giustamente definiti ‘indesiderabili’: prigionieri di guerra, gitani, ebrei, soggetti da rimpatriare e altri emarginati.

Ciò che colpisce riguardo le immagini presenti nel libro è in primo luogo quella che noi abbiamo già definito: delicatezza estetica. In tal senso, per estetica intendiamo non il concetto di bellezza, ovviamente, ma quella caratteristica delle opere di FLORE di manifestarsi come risultato visuale dei sentimenti interiori che l’artista ha provato dirigendo il suo sguardo sui luoghi oggetto del suo lavoro. Si avverte in ogni inquadratura un forte senso di disagio e di dolore, si percepisce uno straniamento che produce immagini evocative, come già detto, che non rappresentano nulla se non quella “memoria (hillmaniana) inscritta nel mondo” che può consentirci di vivere in modo diretto la sofferenza, le persecuzioni, la sopraffazione dell’uomo sull’uomo. FLORE lavora con grande sensibilità, le sue opere appaiono fragili e dunque, proprio per questo motivo, possiedono una forza comunicativa interna sconvolgente.

FLORE
© FLORE. Je me souviens de vous. courtesy galerie Sit Down

Il libro, inoltre, è composto da due sezioni di immagini: una impostata su fotografie molto scure, l’altra su lavori invece molto chiari. Questa dicotomia scurissimo/chiarissimo crea una tensione significativa nell’osservatore il quale si trova intrappolato, bloccato da una tenaglia espressiva che genera angoscia e partecipazione, quasi fisica. Proprio grazie a questo contrasto, FLORE fa emergere il significato reale del suo lavoro, provoca il processo di attualizzazione del passato che diviene tangibile nel presente e dunque si trasforma in memoria. Si tratta di un procedimento filosofico-poetico che ci è sempre sembrato la caratteristica centrale della cifra artistica di FLORE.

FLORE
© FLORE. Je me souviens de vous. courtesy galerie Sit Down

 Altro aspetto molto importante, riguarda il modo in cui la fotografa riesce a raffigurare lo stato attuale dei luoghi che ha preso in esame. A parte l’abbandono e la distruzione, ciò che salta agli occhi è la presenza sempre più invadente della natura, selvaggia, tra manufatti cadenti e strutture ridotte quasi a macerie. Anche ciò rappresenta uno dei punti di grande interesse di questo lavoro di FLORE, ovvero la sua capacità di mostrare l’inconsistenza dei comportamenti umani (pur nella loro vergognosa violenza) di fronte all’indifferenza di una natura che assiste silente all’orrore e tende, inesorabilmente, a riprendersi lo spazio che il genere umano gli ha sottratto. Questo fattore non fa altro che evidenziare la tragicità e la frustrazione della condizione umana, fatalmente lanciata verso il male, verso la prevaricazione. E lo sguardo di FLORE, così alto, così tenue, così pieno di sentimenti estetici si manifesta come la testimonianza di un’artista che usa il proprio sguardo/corpo per comprendere e metabolizzare artisticamente il destino del genere umano attraverso i suoi comportamenti.

Infine, una notazione strettamente legata al libro-oggetto. Camp de Rivesaltes – Lieu de souffrance è stato realizzato con grande cura ed eleganza; si comprende pienamente come non sia solo l’ennesimo libro sulla memoria ma il risultato di un progetto/lavoro concettuale molto approfondito, pieno di senso e soprattutto assolutamente sincero.

© CultFrame 09/2018

CREDITI LIBRO

FLOREFLORE. Camp de rivesaltes – Lieu de souffrance
Testo: Denis Peschanski
Design: Flore e Adrian Claret
Formato: 17 x 22
Pagine: 120 / Immagini: 41
Lingue: Francese, Inglese, Spagnolo, Catalano
Editore: André Frère Editions (2018)
ISBN: 979-10-92265-73-6
Prezzo: 30 euro

SUL WEB
Il sito di FLORE
André Frère Editions

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