Providence ⋅ Un film di Alain Resnais

Una villa lussuosa nella notte. Un signore vecchio, forse ammalato. Elementi di una famiglia che si muovono come fantasmi pronti per l’eredità. Qualche sprazzo di luce ogni tanto. Avrebbe potuto essere un film della produzione Hammer, la grande casa del cinema dell’orrore inglese, ma è, invece, un film di Alain Resnais.

Il grande esteta del cinema francese, ormai dimenticato (e oso dire che è un peccato visto che molto cinema contemporaneo gli deve tanto), firma Providence nel 1977. Girato con un cast anglosassone, quest’opera è l’essenza di un film dell’orrore, se per orrore intendiamo l’abisso dell’animo umano e il suo subconscio. Resnais amava Hitchcock, infatti cita Vertigo come l’unico lungometraggio, almeno per l’epoca, che ci racconta che cosa succede nella testa di un uomo attraverso il suo sguardo. Sguardo che è essenziale in tutta la sua filmografia da L’anno scorso a Marienbad fino agli ultimi Smoking, No Smoking. E in Providence, in particolare, le influenze hitchcockiane si sentono lì dove la realtà si fonde col sogno e il nero della notte con il luminoso dell’alba.

Questa volta, come in tutta l’ultima parte della sua opera, il geniale regista usa l’architettura come una ragnatela che avvolge i personaggi, capovolgendo la concezione del tempo: la fantasia e il sogno diventano, così, “realtà” e viceversa. La questione fondamentale nel cinema di Resnais, presente anche in un altro capolavoro come L’amour a mort, è che il corpo può morire ma il cervello mai. Ed è proprio il cervello che continua a fornire impulsi anche attraverso il dolore come capita al vecchio scrittore (John Gielgud) di Providence .

La struttura in questa pellicola di Resnais continua a essere semplice, per chi vuole vederla, e lo dimostrano i numerosi premi che ha vinto (ben 7 premi Cesar e un premio dei critici di New York per Gielgud), eppure elegantemente criptica nella maniera in cui lo sono i sogni o, delle volte, i libri (ma il vecchio Clive ne sta veramente scrivendo uno?).

Nonostante i premi e le critiche positive quest’opera di macabro lirismo è passata velocemente all’oblio. Esattamente come i sentimenti che feriscono e di cui non vediamo l’ora di sbarazzarci, anche Providence ha “ferito” molti grazie anche alla ispirata recitazione dei protagonisti. John Gielgud trova in Resnais, così come in Losey e Greenaway, un grande regista che lo dirige come nei suoi migliori momenti teatrali, Ellen Burstyn e Dirk Bogart sono semplicemente sublimi. David Warner, nella parte del figlio illegittimo di John Gielgud, esprime una tristezza e una sottomissione che toccano nel profondo.

Una nota particolare per la grande Elaine Stritch, diva “alcolizzata” di Broadway, scomparsa recentemente, che dà nella sua piccola parte un tono dolente inusitato e lontano dalle solite sue sorridenti partecipazioni sui palcoscenici.

Providence sembra legato a Lovecraft ma anche se i mostri non mancano non c’entra niente con il noto scrittore. Rimane, in ogni caso, un film esemplare e in qualche modo unico nella filmografia di Alain Resnais.

In Italia non siamo riusciti a rintracciarlo in Dvd. L’abbiamo invece trovato più o meno a tutte le parti del mondo. La migliore versione ci è sembrata quella pubblicata dalla Jupiter, versione restaurata che fa risplendere i chiaroscuri di Ricardo Aronovich.

© CultFrame 03/2018

TRAMA
Il vecchio scrittore Clive Langham, malandato e alcoolizzato, tormentato dai ricordi e impaurito all’idea della morte che pur s’approssima, vive una notte di allucinazioni sospesa tra realtà e romanzo, in un grande castello sul quale pesa il potere corrosivo del tempo, alla ricerca di una sorta di confessione purificatrice e di una catarsi.


CREDITI
Titolo italiano: Providence / Regia: Alain Resnais / Sceneggiatura: David Mercer / Musica: Miklos Rosza / Montaggio:Albert Jurgenson / Fotografia: Ricardo Aronovick / lnter­preti: John Gielgud, Dirk Bogarde, Ellen Bustryn, David Warner, Elaine Stritch, Dennis Lawson, Kathryn Leigh Scott / Produzione: Yves Gasser / Paese: France, Switzerland, UK, 1977 / Durata: 110 minuti

SUL WEB
Filmografia di Alain Resnais

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