La tenerezza ⋅ Un film di Gianni Amelio

Se si volesse sintetizzare in una manciata di parole il senso profondo del film di Gianni Amelio, si potrebbero scegliere i versi, di struggente amarezza, di un poeta come Dylan Thomas: “Una certezza deve pur esserci; se non di amare bene, almeno di non amare”. L’impossibilità di provare, o meglio di tornare a provare, quel sentimento complesso e terribile che è l’amore diventa qui la chiave di volta di una storia in cui la tenerezza a cui fa riferimento il titolo ha il sapore di una ri-scoperta emotiva.

A dispetto dei nomi che si leggono per primi nei titoli di testa, il vero e assoluto protagonista è qui Renato Carpentieri che si fa carico di tutto il film (sceneggiato dallo stesso Amelio, con Alberto Taraglio, e liberamente ispirato al romanzo di Lorenzo Marone La tentazione di essere felici), se lo porta letteralmente addosso e gli infonde significato ed emozione. Il grande attore campano è Lorenzo, un avvocato di lungo corso che, come lui stesso ammette, è “famigerato” piuttosto che “famoso” nel suo ambiente, a causa del pessimo carattere e dell’esercizio discutibile della professione. Vedovo da tempo di una donna che ha amato poco, o forse affatto, vive solo in un palazzo antico nel centro di Napoli e mantiene un pressoché inesistente rapporto con i due figli: il giovane Saverio, sempre a caccia di soldi e la maggiore, Elena, madre single e traduttrice per il tribunale.

Scorbutico e diffidente, Lorenzo sembra non riuscire a provare più del vero affetto per coloro che sono sangue del suo sangue, fatta eccezione per il nipotino Francesco che sottrae spesso alle lezioni della maestra alle quali vorrebbe sostituire una propria, personalissima, didattica. In rotta con Elena da anni, l’anziano avvocato tenta in tutti i modi di allontanarla, non rivolgendole la parola nemmeno quando lei, che patisce questo distacco ma non si arrende alla fredda ostinazione paterna, si prodiga nel tentativo di aiutarlo, costantemente preoccupata del suo stato di salute. Il cuore di Lorenzo, infatti, è fragile e ondivago, proprio come i suoi sentimenti che paiono spegnersi in modo quasi fatale per poi ritrovare repentinamente una scintilla per far ripartire un battito di vita. A riaccendere l’emozione in questo vecchio padre è la conoscenza, inaspettata e fortuita, con una famiglia da poco trasferitasi accanto al suo appartamento e in particolar modo con Michela, moglie affettuosa dell’umorale Fabio e madre un po’ bambina di un’ingenuità che la accomuna ai suoi due piccoli.

Gianni Amelio

La giovane donna, che dietro al sorriso infantile cela una nota di malinconia che non sfugge a Lorenzo, lo riporta indietro nel tempo, a quando condivideva, insegnava e, perché no, rimproverava la sua prole con quel piglio, burbero ma bonario, del genitore vecchio stampo. A questa coppia e ai bambini l’avvocato si affeziona, condividendo il terrazzo di un appartamento contiguo che consente finalmente il “passaggio”, e non soltanto fisico, di una rinnovata emozione nella sua vita. L’irrompere di una tragedia, inspiegabile e improvvisa, manderà in frantumi non soltanto le poche certezze alle quali l’anziano sembrava ancora aggrapparsi ma investirà, con devastante potenza, anche i suoi figli che a lungo aveva cercato di escludere dalla propria esistenza.

Amelio si avvicina ai suoi personaggi con grande rispetto e delicatezza, seguendoli lungo il sentiero del loro intimo dolore e lasciandoli camminare per le strade di una Napoli, catturata nel suo multiforme cromatismo dalla fotografia di Luca Bigazzi, che avvolge e protegge la perdita e il patimento e in cui risuonano gli echi delle risate e del pianto. L’atmosfera di questo luogo unico e inimitabile pervade la vicenda ed è ciò che, insieme alla grandezza interpretativa di Carpentieri, sostiene l’intero film.

Gianni Amelio
Sul personaggio di Lorenzo, infatti, si poggiano le fondamenta dell’opera del regista calabrese, e all’intensità espressiva dell’attore è demandato il compito di sorreggere l’impianto narrativo che, in più punti, rivela la debolezza di un apparente “non detto” che offre, in realtà, una spiegazione di troppo. Parole, dialoghi, chiarimenti che sanno di sottolineatura, laddove un silenzio o uno sguardo sarebbero stati più efficaci e pregnanti, come sul finale in cui un semplice, quanto fondamentale, gesto che racchiude il tutto è anticipato da una citazione di Elena francamente pleonastica.

A quel non amare bene o almeno al non amare sul quale ci appuntavamo citando Thomas, Amelio guarda sì con tenerezza e con sincera partecipazione, ma è solo attraverso il suo protagonista che arriva a toccare nel profondo le corde vibranti del dramma, mentre intorno i comprimari sbiadiscono, come figure sfocate appena sfiorate dal tragico.

© CultFrame 04/2017

TRAMA
Lorenzo è un anziano avvocato, famoso a Napoli per la sua condotta poco ortodossa, che vive solo in un bel palazzo del centro. E’ vedovo e ha due figli ai quali nega, con inspiegabile ostinazione, il proprio affetto. Nell’appartamento accanto si è da poco trasferita una coppia del Nord con due figli piccoli. A questi nuovi vicini, un po’ spaesati dall’arrivo in una città bella quanto complessa, l’anziano si affeziona e la presenza di questa giovane madre, estroversa e solare, sembra riaccendere in lui quel sentimento paterno che pareva svanito. Una sera, tornando a casa, Lorenzo trova una febbrile animazione nel palazzo. E’ accaduto qualcosa che stravolgerà le vite di tutti.


CREDITI

Titolo: La tenerezza / Regia: Gianni Amelio / Sceneggiatura: Gianni Amelio, Alberto Taraglio, liberamente ispirato al romanzo La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone / Montaggio: Simona Paggi / Fotografia: Luca Bigazzi / Musica: Franco Piersanti / Interpreti: Renato Carpentieri, Elio Germano, Micaela Ramazzotti, Giovanna Mezzogiorno, Greta Scacchi / Produzione: Pepito Produzioni, Rai Cinema / Distribuzione: O1 Distribution / Italia, 2016/Durata: 103 minuti

SUL WEB
Filmografia di Gianni Amelio
01 Distribution

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