Django. Un film di Étienne Comar. 67° Berlinale. Concorso

Etienne ComarFilm della memoria, dramma bellico-spionistico, biopic musicale con un tocco di romance: l’esordio alla regia dello sceneggiatore e produttore Étienne Comar – a cui si devono pellicole di successo quali Uomini di Dio (2010) di Xavier Beauvois, qui chiamato a interpretare un cameo, e Timbuktu (2014) di Abderrahmane Sissako – ricorre ad alcuni stilemi tipici di tutti i generi suddetti per raccontare un momento particolare della vita del musicista Django Reinhardt. Il film è infatti ambientato quasi per intero nel 1943 quando i nazisti che occupano la Francia intensificano le persecuzioni nei confronti del popolo gitano ma allo stesso tempo offrono al grande chitarrista manouche di intraprendere una tournée in Germania che lo potrebbe portare a suonare addirittura di fronte a Goebbels.

Il protagonista, che ha il volto dell’attore francese di origini algerine Reta Kateb già interprete di un rom ne Il profeta (2009) di Jacques Audiard, sembra all’inizio indifferente alla situazione politica in cui vive nella Parigi occupata, e anzi, incline a lasciarsi adulare dal potere che tenta di allungare le sue spire sugli artisti per asservirli e usare la loro arte ai propri scopi. D’altronde, come per il personaggio di Sean Penn in Accordi e disaccordi di Woody Allen, il quale doveva ammettere che quello “zingaro” gli precludeva il primato di miglior chitarrista jazz europeo, il talento artistico e l’integrità morale non vanno sempre di pari passo. E Django stesso afferma che la sua carriera si è avvantaggiata non poco dell’impossibilità dei jazzisti americani di esibirsi nella ville lumière occupata.

Etienne Comar

Tuttavia, la parziale accondiscendenza di Django agli organizzatori del suo tour tedesco viene meno quando entra in scena l’affascinante dark lady Louise de Klerck, impersonata dalla sempre più star Cécile de France. Louise, che ha avuto in passato una storia con Django, fa di tutto per impedirgli di esibirsi nel Reich e anzi, si spende in prima persona per aiutare lui e la sua famiglia a riparare in Svizzera. Ma nel periodo in cui Django e i suoi attendono a Thonon-les-Bains, sul lago di Ginevra, che i resistenti li facciano passare oltre confine, i nazisti lo catturano e sarà Louise stessa a convincerlo a esibirsi per loro in modo da facilitare la fuga in Svizzera di un aviatore alleato. È in quella scena, dagli echi hitchcockiani, che l’arte di Django diventa non già complice e serva del potere bensì atto di resistenza irriducibile, recalcitrante e ribelle come era davvero per coloro che la definivano “musica degenerata”.

Etienne ComarTutto questo intreccio che procede in molti casi per luoghi comuni cinematografici (il genio e sregolatezza, la donna fatale che conduce un doppio gioco) è ‘nobilitato’ dall’intento di raccontare la persecuzione e l’eccidio dei rom (il Porajmos) da parte dei nazisti, la loro partecipazione alla Resistenza e il ruolo avuto da Django in tali circostanze: vicende ancora poco note, come dimostra anche il fatto che solo nel 2016 il Presidente François Hollande ha ammesso ufficialmente le colpe dei francesi e della Repubblica di Vichy (a partire dal 1940) nei confronti dei rom. È andata anche quasi del tutto perduta la partitura del Requiem pour mes frères tziganes composto da Reinhardt sul lago di Ginevra e poi suonato nel maggio 1945 nella Parigi liberata, di cui si sente l’incipit nell’epilogo del film.

Molto classico nella fattura, Django è stato dunque scelto come film d’apertura della Berlinale 2017 soprattutto a causa del suo messaggio e dell’appeal che le pellicole musicali (a tema jazzistico) hanno ultimamente sul pubblico internazionale.

© CultFrame 02/2017

TRAMA
Django Reinhardt è un chitarrista jazz tanto applaudito quanto discriminato per il fatto di essere nato (in Belgio) da una famiglia Rom. Nel corso del 1943 dovrà passare dai concerti parigini al ritorno alla vita nomade perseguitato dai nazisti, al confine con la Svizzera.

CREDITI
Titolo: Django / Regia: Étienne Comar / Sceneggiatura: Étienne Comar, Alexis Salatko / Fotografia: Christophe Beaucarne / Montaggio: Monica Coleman / Musica: Django Reinhardt interpretato da The Rosenberg Trio, Warren Ellis / Scenografia: Olivier Radot / Interpreti: Reda Kateb, Cécile de France, Beata Palya, BimBam Merstein, Gabriel Mirété, Vincent Frade, Johnny Montreuil, Raphaël Dever, Patrick Mille / Produzione: Olivier Delbosc, Marc Missionnier / Francia, 2017 / Distribuzione: Good Films / Durata: 115 minuti

SUL WEB
CULTFRAME. Berlinale 2017. 67 Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Il programma
Filmografia di Étienne Comar
Berlinale – Il sito

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