The Birth of a Nation – Il risveglio di una nazione ⋅ Un film di Nate Parker

Giugno 1961. Sul numero 120 dei Cahiers du Cinema, Jacques Rivette (che aveva già iniziato la sua attività registica con diversi cortometraggi e che nello stesso anno girava il suo capolavoro d’esordio Paris nous appartient) attacca con durezza il film di Gillo Pontecorvo Kapò (1959), forse il primo vero lungometraggio che superava, nel dopoguerra, il tabù della narrazione della Shoah.
La questione centrale riguardava la presunta spettacolarizzazione estetizzante dell’orrore che avrebbe messo in atto Pontecorvo nella sequenza del suicidio di una prigioniera ebrea in un campo di concentramento. La carrellata drammatizzante che sottolineava linguisticamente questo tragico passaggio narrativo non fu perdonata al regista italiano.

A distanza di oltre cinquanta anni, dopo la realizzazione di decine di film sulla Shoah, alcuni decisamente più estetizzanti e spettacolari di Kapò, la presa di posizione dei Cahiers e di Rivette sembra lontana e iperbolica. Eppure, un fondo di verità in questa “critica” c’era e ha ancora oggi una sua attualità. Prendiamo il caso di The Birth of a Nation – Il risveglio di una nazione, primo lungometraggio di Nate Parker.

Non v’è alcun dubbio sul fatto che le tematiche trattate in questo lavoro siano di enorme importanza: lo schiavismo americano della prima metà del XIX secolo, il razzismo, la violenza dell’uomo sull’uomo su base etnica, le diseguaglianze sociali e lo sfruttamento, le sacrosante ribellioni del popolo afroamericano. E siamo altrettanto certi che il regista-attore afroamericano Nate Parker abbia realizzato questa sua opera con intenzioni alte, assolutamente meritorie e significative.

Ma come ci ha insegnato la storia del cinema non basta un argomento di grande spessore per realizzare un’opera cinematografica compiuta ed efficace. Il “cosa si racconta” in un film se non è organizzato espressivamente in un “come si racconta” realmente adeguato alla rilevanza del tema ha ben poco valore.

Ci domandiamo se The Birth of a Nation – I risveglio di una nazione fosse stato girato nel 1960, e non nel 2016, e se fosse stato visto all’epoca da Rivette (ma potremmo scomodare anche Godard) quale articolo ne sarebbe venuto fuori. Il problema è che anche guardandolo con gli “occhi” più smaliziati e disillusi di oggi, il film di Parker è un chiaro esempio di (inconsapevole) spettacolarizzazione cinematografica di una spaventosa tragedia che ha segnato la storia dell’umanità.

Nate Parker
Cerchiamo di scendere nello specifico per non cadere in un’aggressività qualunquista che non ci appartiene.

In primo luogo l’uso della musica. Sempre pomposa oltre ogni limite, sempre presente nei passaggi più tragici, sempre carica di facile emotività, sempre usata secondo le regole più banali del cinema commerciale hollywoodiano. Proseguiamo con la fotografia: perfetta, studiata nei minimi dettagli, in qualche punto addirittura quasi patinata. E ancora: una carrellata in arretramento molto elegante arriva, a un certo punto, a sottolineare una situazione narrativa terrificante, ovvero l’impiccagione di massa di schiavi afroamericani ribelli. Anche l’inquadratura stretta sul volto del personaggio principale (un primissimo piano) che “documenta” la sua esecuzione pubblica davanti a un’orrenda popolazione bianca piena di odio e l’apparizione di un angelo nero che l’accoglie in cielo appaiono elementi macroscopicamente estetizzanti. E vogliamo parlare dei raggi di sole che lambiscono delicatamente piantagioni di cotone e campi coltivati? E potremmo continuare a lungo.

The Birth of the Nation è, in tal senso, un’occasione perduta, è un’opera basata su una materia narrativa di gigantesca serietà trattata in modo inadeguato, è un tentativo di realizzare un lavoro di altissimo profilo che però si perde negli scontati codici del cinema più mercantile.

Dalle note di regia presenti nel catalogo della 11a Festa del Cinema di Roma traiamo queste dichiarazioni di Parker:

Intitolando il film The Birth of a Nation, ho cercato di spezzare il circolo di pregiudizio e odio perpetuato dal film di D.W. Griffith a Hollywood e negli Stati Uniti. Riadoperando questo titolo spero di riparare a un’ingiustizia, trasformando il titolo in un’opera d’arte che può incoraggiare e indirizzare tutti noi verso la riconciliazione e la positività ”.

Anche in questo caso siamo convinti dell’assoluta e cristallina buona fede di Nate Parker, anche se non capiamo cosa significhi trasformare “un titolo in un’opera d’arte”.

Ma a parte ciò: chi gli spiega che il suo lungometraggio è stato girato aderendo in modo preciso proprio alle tiranniche e discutibili regole di Hollywood?

© CultFrame 10/2016 – 12/2016

Film presentato alla 11ª Festa del Cinema di Roma

TRAMA
Nat è un giovane afroamericano che vive, in stato di schiavitù, in Virginia. La sua intelligenza è notevole e ciò lo porterà a imparare a leggere, soprattutto attraverso lo studio delle Sacre Scritture. Inizierà così, sotto lo sfruttamento del suo padrone, a predicare tra i suoi compagni di sventura, suoi fratelli afroamericani schiavizzati nei campi di cotone e nelle piantagioni. Tutto andrà avanti fino a quando Nat non deciderà di mettersi a capo di un manipolo di ribelli che non sopportano più la loro tragica condizione.


CREDITI
Titolo: The Birth of a Nation – Il risveglio di una nazionae / Regia: Nate Parker / Sceneggiatura: Nate Parker / Fotografia: Elliot Davis / Montaggio: Steven Rosenblum / Scenografia: Geoffrey Kirkland / Musica: Henry Jackman / Interpreti: Nate Parker, Armie Hammer, Mark Boone Jr., Colman Domingo, Aunjanue Ellis / Produzione: Bron Studios, Mandalay Pictures, Phantom Four, Tiny Giant Entertainment / Distribuzione: 20th Century Fox / Origine: USA / Anno: 2016 / Durata: 119 minuti

SUL WEB
Sito ufficiale del film The Birth of a Nation di Nate Parker
Filmografia di Nate Parker
20th Century Fox

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