Illusioni Ottiche. In mostra a Roma le opere di DiegoKoi e Juan Eugenio Ochoa

© Diegokoi. Eva. Grafite su carta (2016). Courtesy the artist and White Noise Gallery. Photo by Chiara Garlanda
© Diegokoi. Eva. Grafite su carta (2016). Courtesy the artist and White Noise Gallery. Photo by Chiara Garlanda

Ogni cosa è in connessione e tutti i fenomeni sono, in un’apparente confusione, interdipendenti tra di loro. Di ciò veniamo costantemente informati dalle diverse e attuali discipline scientifiche, comprese alcune pratiche filosofiche e religiose nella loro millenaria attività. L’azione dei nostri sensi nel cogliere, in special modo attraverso lo sguardo, un’uniformità e una concretezza della realtà sembra allora (più che altro) un’utilità di sopravvivenza: espediente che ci permette di non crollare di fronte alle incertezze, alla paura, ai pericoli del caos. Pertanto, la questione dell’illusione ottica si potrebbe considerare paradossalmente la normalità, alla quale ci opponiamo con accanimento conservativo.

Ed è con questo spirito di osservazione che ci avviciniamo alle opere di DiegoKoi e Juan Eugenio Ochoa, presentate nella mostra Illusioni Ottiche, a cura di Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti, presso la White Noise Gallery di Roma.

A un primo sguardo, nelle immagini dei due autori cogliamo un’analogia estrema con la fotografia. Ma avvicinandoci a ognuna di esse ci rendiamo conto che la perizia tecnica di entrambi è talmente elevata da averci tratto in inganno.

 

                    Diegokoi Juan Eugenio Ochoa                             Diegokoi Jua Eugenio Ochoa

Entrando in galleria, sulla sinistra, abbiamo sei oli su tela in vari formati di Juan Eugenio Ochoa. Le velature che coprono le icone dei volti in esse rappresentate e che sembra ci osservino emanano una forte e attraente ambiguità. Fanno tornare alla mente una considerazione di Leonardo da Vinci concernente il pericolo insito nelle rappresentazioni, perlopiù riferito al loro sguardo su di noi: togliere il velo, il disvelamento di un’opera (come accadeva in occasione della presentazione della stessa) è una perdita di libertà dell’osservatore, costretto da quel momento in poi a un dialogo ìmpari a tutto vantaggio del mutismo dell’immagine.

© Diegokoi. Genesi. Grafite su carta (2016). Courtesy the artist and White Noise Gallery. Photo by Chiara Garlanda
© Diegokoi. Genesi. Grafite su carta (2016). Courtesy the artist and White Noise Gallery. Photo by Chiara Garlanda

Di fronte e sulla destra due opere in grafite su carta di DiegoKoi: raffigurazioni di alberi che si stagliano su di uno sfondo bianco. In entrambe andiamo a ricercare una simmetria che ci viene sempre negata allorché ci avviciniamo a osservarne i dettagli, ritagliati in una forma tonda o decentrati nella apparente continuità dei rami. Oltrepassando questa prima zona espositiva ci troviamo in uno spazio dove sono in mostra altri lavori simili a quelli sinora descritti. In questo caso, la scelta dei curatori è incentrata sull’accostamento intervallato tra le opere dei due autori. A nostro avviso questo schema mette in evidenza non tanto una comparazione tra due artisti con modalità e tecniche sostanzialmente differenti, quanto piuttosto l’intenzione di coglierne l’intima poetica che li contraddistingue: una normale e rigenerante illusione (o delusione) per il nostro sguardo.

Come avviene per tutte le esposizioni nella White Noise Gallery, DiegoKoi e Juan Eugenio Ochoa sono stati invitati a realizzare una project room nel locale interrato della galleria. Scendendo le scale ci si addentra in un ambiente dalle pareti nere dove appaiono, in zone distinte e ben illuminate, due basse vasche di metallo in cui sembra che vi sia dell’acqua. In quella di DiegoKoi vi è posto sul fondo uno specchio che invita a rispecchiarvisi. Nell’altra, di Ochoa, una fotografia, sempre posata sul fondo e trovata per caso dall’autore. Quest’ultima si riflette insieme a noi in uno specchio posto sulla parete. Esauriente è la descrizione ripresa dal comunicato stampa della mostra per questo progetto site specific: “L’acqua ed il suo riflesso ingannevole saranno i protagonisti della project room, invitando gli spettatori a ricercare il giusto punto di osservazione per riuscire a vedere qualcosa che esiste, anche quando non c’è.”

Juan Eugenio Ochoa. Illusioni ottiche. Project room. Courtesy the artist and White Noise Gallery. Photo by Chiara Garlanda
Juan Eugenio Ochoa. Illusioni ottiche. Project room. Courtesy the artist and White Noise Gallery. Photo by Chiara Garlanda

© CultFrame – Punto di Svista 10/2016

Diego Fazio, in arte DiegoKoi, Lamezia Terme nel 1989. Autodidatta. Nel 2012 partecipa al Premio Internazionale Arte Laguna di Venezia con l’opera “Sentenza”. Diventa finalista del Cairo di Milano, con l’opera Raptus. Espone nel 2013 alla Raffian ART (Singapore/Russi/Israele). Nello stesso anno partecipa al “Wonder Works” ad Hong Kong ed espone in una mostra collettiva a New York presso la Jonathan Levine Gallery.

Juan Eugenio Ochoa, Medellin, Colombia, 1983. Vive e lavora a Milano. Dopo aver conseguito il Diploma di Laurea in Medicina, si specializza in Cardiologia presso l’Università degli Studi di Milano- Bicocca. Nel 2013 consegue il diploma di Bienno specialistico in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha realizzato diverse mostre personali e collettive in Italia e all’estero. E’ vincitore e finalista di alcuni premi Nazionali ed Internazionali.

INFORMAZIONI
DiegoKoi – Juan Eugenio Ochoa: Illusioni Ottiche
Dall’1 ottobre al 5 novembre 2016
White Noise Gallery / Via dei Marsi 20/22, Roma / Tel. 06.4466919 / info@whitenoisegallery.it
Orario: marredì – venerdì 12.00 – 20.00 / sabato 16.00 – 20.00

SUL WEB
Il sito di DiegoKoi
White Noise Gallery, Roma

 

0 Shares: