38° Cinéma du Réel ⋅ Il programma

Dal 18 al 27 marzo 2016, la trentottesima edizione del Cinéma du Réel di Parigi propone un ricco compendio delle molteplici declinazioni possibili del così detto “cinema del reale”, in un periodo storico in cui il ‘reale’ sembra imporsi seminando violenza anche nel cuore dell’Europa. Il festival si svolge prevalentemente al Centre Pompidou, ma anche al Forum des images, al Centre Wallonie-Bruxelles e al Luminor Hotel de ville. Il programma di visioni è articolato in varie sezioni competitive: il concorso principale (undici lungometraggi), quello riservato ai film francesi (anche qui undici titoli), quello dedicato alle opere prime internazionali (nove, tra cui, l’italiano Il matrimonio di Paola Salerno) e quello dei cortometraggi (dieci, tra cui Il caffè si beve bestemmiando di Luigi Brandi).

Dopo l’apertura affidata a Between Fences di Avi Mograbi, che ha per protagonisti un gruppo di richiedenti asilo africani bloccati nel mezzo del deserto israeliano, l’attenzione degli appassionati si concentra sulla competizione principale, che riunisce film provenienti da tutto il mondo. Tra questi, Forgetting Vietnam di Trinh Minh-ha (di cui si rivedrà a Parigi anche il classico film saggio Surname Viet Given Name Nam, del 1989); Die Geträumten di Ruth Beckermann, dedicato al carteggio tra i poeti Ingeborg Bachmann e Paul Celan, già presentato all’ultima Berlinale; The Battle for Banaras di Kamal Swaroop, che mostra le manifestazioni avvenute a Benares durante le legislative 2014 e che è stato vietato dalla censura indiana; Dni Budushih Budd di Valeriy Solomin, che dà voce a un lama buddista vittima delle persecuzioni sovietiche, ed è stato girato tra il 1988 e il 1993 ma censurato all’epoca e soltanto ora rimontato come voleva il regista; l’italiano Dustur di Marco Santarelli, già visto al 33° Torino Film Festival e girato nel Carcere di Bologna dove un gruppo di mediatori culturali ha realizzato un laboratorio sulla nostra Costituzione insieme a un gruppo di detenuti musulmani.

Anche quest’anno non mancano i motivi d’interesse per gli spettatori che seguano il cinema italiano, a partire dalla retrospettiva “Franco Piavoli. Voci del Tempo”, dedicata a un regista particolarmente appartato e dedito da sempre alle contaminazioni tra cinema narrativo e documentario. Alla guida della manifestazione parigina c’è infatti da alcuni anni Maria Bonsanti, direttrice artistica laureatasi all’Università di Firenze proprio con una tesi su Piavoli e sul suo Voci nel tempo, il lungometraggio del 1996 che con Il pianeta azzurro (1982), Nostos. Il ritorno (1989) e Al primo soffio di vento (2002) rappresenta uno dei cuori della inconsueta produzione artistica del regista bresciano, classe 1933, di cui il festival proietta anche molti cortometraggi ed espone una mostra fotografica e che sarà presente nella capitale francese per quasi una settimana.

Per quel che riguarda l’Italia, non mancano inoltre, a latere del programma ufficiale, le proiezioni di SebastianO di Fabrizio Ferraro, realizzato a partire da un quadro del Mantegna, e de Il Solengo di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis (già premiato al Torino Film Festival e al Filmmaker di Milano), oltre che un omaggio a Cecilia Mangini (con la proiezione di sette suoi corti prevista il 23 marzo) e la presentazione del primo numero della rivista “Cartaditalia”, dedicato proprio al “cinema del reale”, con Paolo Luigi Gossi, Emiliano Morrreale, Cecilia Ermini, Alessandro Comodine e Giovanni Cioni.

Tra gli altri eventi e ospiti internazionali del festival, si segnalano Orhan Pamuk, protagonista di Innocence of memories di Grant Gee dove si esplorano gli oggetti e le suggestioni che hanno ispirato Il museo dell’innocenza dello scrittore Premio Nobel; il regista austriaco Nikolaus Geyrhalter il cui ultimo lavoro, Homo Sapiens, era già stato presentato con successo un mese fa a Berlino e di cui si vedranno anche i tre importanti lungometraggi precedenti, dedicati alle conseguenze della guerra nell’ex Jugoslavia (Das jahr nach dayton, 1997), dell’incidente nucleare di Tchernobyl (Pripyat, 1999), della chiusura di una fabbrica tessile in Austria (Über die jahre, 2015); l’autore libanese Akram Zaatari, che ha spaziato dal super8 al video alla fotografia; Frank Pineda e Florence Jaugey, che dagli anni Settanta hanno raccontato da soli e in coppia le vicisssitudini politiche del Nicaragua; l’omaggio agli Archivi del film d’Albania (AQSHF), comprendente anche Here be dragons (2013) di Mark Cousins; le sezioni tematiche “Rejouer”, curata da Federico Rossin, e “Arrested cinema: Palestine” che ha come fulcro un film in corso di realizzazione, Ghost Hunting di Raed Andoni.

Dopo la premiazione prevista sabato 26 sera, il festival si chiuderà con la proiezione del film-testamento di Joris Ivens Io e il vento (1988), co-diretto dall’allora novantenne pioniere del cinema documentario con la moglie Marceline Loridan-Ivens.

© CultFrame 03/2016

SUL WEB
Cinéma du Réel – Il sito. Il programma completo e informazion dettagliate

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