The Image that Paints this Canvas. Mostra di Wendy Plovmand a Roma

© Wendy Plovmand. Untitled #05 with paint (The Unsent postcard series), Archival pigment print, 2015
© Wendy Plovmand. Untitled #05 with paint (The Unsent postcard series), Archival pigment print, 2015
© Wendy Plovmand. Untitled #05 with paint (The Unsent postcard series), Archival pigment print, 2015

Ogni volta che un autore dirige la sua attenzione oltre il fine designato del linguaggio che in un dato momento sta utilizzando, si possono aprire delle lacerazioni nei meccanismi conoscitivi utilizzati dal suo sguardo nel tentativo di comprendere il mondo, il che equivale anche a comprendere se stessi. E nel momento in cui questi linguaggi sono più di uno è fondata l’incognita di uno spaesamento cognitivo e psicologico.

Non è questo il caso di Wendy Plovmand che, con le sue opere in esposizione nella galleria di fotografia contemporanea Matèria di Roma, dà corpo ad un site specific dal titolo The Image that Paints this Canvas. Questo lavoro è adattato non solo alle specificità dello spazio espositivo, ma si proietta anche nel territorio circostante (il quartiere di San Lorenzo) rintracciandone un elemento che è parte materialmente concreta dell’installazione.

Entrando nella prima sala, su tutta la parete di destra, osserviamo quattro opere contornate da una fitta serie di segni scuri. Questi ultimi sono stati dipinti con una mescola contenente del cemento prelevato nelle strade del quartiere romano. Questa integrazione fisica con l’ambiente circostante ci dice molto della cifra stilistica e della progettualità proposta dall’autrice danese e, questa, in stretta sinergia con gli intenti dello staff della galleria. Le quattro opere (come tutte quelle prodotte per questa occasione) realizzate direttamente sulla parete, sono la messa in pratica di un pensiero sviluppato e concretizzato all’interno di un processo cognitivo che prende avvio dalla nozione di “lamella” di Jacques Lacan. Le stratificazioni delle quattro immagini: intonaco e pittura della parete coperta in parte dal rettangolo di una fotografia, parzialmente coperta essa stessa da un elemento digitale dipinto, conferiscono una continuità ai linguaggi e agli elementi materici utilizzati. Quindi essi stessi andranno a far parte di questa continuità, di questa presenza indistruttibile presente nel pensiero Lacaniano, dopo aver assolto il loro compito espositivo. In loro individuiamo l’elemento di base  che ritroviamo nel concetto di lamella come informazione primaria. Infatti, per lo psichiatra e filosofo francese, la lamella è la vita stessa, un embrione permanente, al di là di qualsiasi accadimento temporale o di evidenza psicologica.

The Image that Paints this Canvas. Intallation View.Photo: Roberto Apa
The Image that Paints this Canvas. Intallation View.Photo: Roberto Apa

Sempre nella sala d’ingresso, sulla parete di sinistra, troviamo due tele con applicate delle forme colorate spiraliformi che sembrano provenire da una sperimentazione ottica; e una fotografia a cui sono stati applicati, su una parte della superfice, degli strati pittorici di colore. In quest’ultimo caso lo strato di pittura su foto ci appare come un esercizio, un tentativo di interrelazione su di uno stesso piano tra due codici apparentemente simili ma nella sostanza estranei tra di loro.

© Wendy Plovmand. From the Lamella series paintedwithitself / thewesterngardesanaroad #03. Archival pigment print, 2015
© Wendy Plovmand. From the Lamella series paintedwithitself / thewesterngardesanaroad #03. Archival pigment print, 2015

Per accedere nella seconda sala espositiva, attraversiamo un chiostro in cui sono esposte delle tazze in ceramica decorate anche loro con motivi spiraliformi ed avvolgenti. Entrando nella seconda sala, a destra, ritroviamo due tele con delle applicazioni e un’opera fotografica con inserti digitali e pittorici (come nella prima sala); sulla parete di fondo tre immagini fotografiche ricoperte da elementi tondi e a volute, colorati, che ne coprono parzialmente la superfice. Facendo riferimento alla trama di un’immagine digitale, queste forme coprenti ci piace immaginarle come dei pixel giganti dell’immagine stessa che, da elemento non visibile ma strutturale, diventano in questo contesto sostanza primaria dell’apparire; mentre sulla parete di sinistra scorgiamo un piccolo portachiavi con sopra stampata un’immagine e in basso a destra una macchia di adesivi azzurri istoriati di vari colori, riportanti sempre la stessa immagine, assemblati come tante piccole tessere di un puzzle non ben contornato. A terra osserviamo tre tappeti bianchi: la loro posizione, in questa parte dello spazio espositivo non è casuale, essi sono collocati nel punto esatto dove sono state realizzate delle fotografie del pavimento. Il colore degli elementi con andamento a spirale sovra impressi è lo stesso del pavimento e qui, di nuovo, ci troviamo proiettati all’interno del concetto di lamella.

The Image that Paints this Canvas, oltre ad essere il titolo della mostra, è anche un concetto filosofico, una presa di coscienza sulle dinamiche dei linguaggi: l’autrice ne sperimenta delle possibilità per poi scegliere quei percorsi che, paralleli, scorrono vicini al suo sentimento di partecipazione con ciò che la circonda.

© CultFrame – Punto di Svista 10/2015

Wendy Plovmand (1975), si laurea con merito al Central Saint Martins School of Art di Londra nel 2010. Nello stesso anno è stata finalista per Future 2010, Miami 2010 e Celeste Art Prize. Detiene inoltre un Master al Royal Danish Academy of Arts, Scuola di Architetturae Design. Il suo lavoro è stato premiato dal Danish Art Council, Fondazione Knud Højgaards. E’ una dei quattro fondatori del nuovo piano Shelter, un nuovo luogo per l’arte contemporanea nel centro di Copenaghen. Ha curato diverse mostre collettive a Copenaghen.

INFORMAZIONI
Wendy Plovmand – The Image that Paints this Canvas
Dal’11 settembre al 23 ottobre 2015
Matèria Gallery / Via Tiburtina 149, Roma / contact@materiagallery.com
Orario: martedì – sabato 11.00 – 19.00

SUL WEB
Il sito di Wendy Plovmand
Matèria Gallery, Roma

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