Exposure ⋅ Un libro di Mary Ellen Mark

© Mary Ellen Mark. Gypsy Camp. Barcelona, Spain, 1987. © Phaidon Press

mary_ellen_mark-exposurePer ricordare la grande fotografa americana Mary Ellen Mark, scomparsa il 25 maggio 2015, ripubblichiamo un articolo sul libro “Exposure” (Phaidon Press, prima edizione 2005).

Riuscire a far toccare nel medesimo istante il tragico, il comico e il poetico, nella loro essenza, è un dono di straordinaria e preziosa rarità. Lo fece, ad esempio, Federico Fellini girando la scena di Amarcord in cui Ciccio Ingrassia grida dall’albero “Voglio una donna!”. Tra le pagine di Exposure, il libro della vita per la fotografa americana Mary Ellen Mark, ci sono alcune fotografie toccate da questo dono, e se il volume si apre con una splendida foto del regista riminese sul set di Satyricon, non è solo perché fu scattata ai suoi esordi, durante il primo importante incarico professionale assegnatole da Look. Quella che in quegli anni – siamo nel 1969 – era ammirazione verso un maestro del cinema, si rivela ora come un’affinità d’ispirazione nella ricerca della via per comprendere l’umanità nelle sue infinite sfaccettature.

Il volume edito da Phaidon – di eccellente qualità sia nella veste grafica che nelle riproduzioni – nasce dal lungo lavoro con cui l’artista, nata a Philadelphia nel 1940, ha ripercorso la propria produzione fotografica, iniziata come reporter freelance a metà degli anni Sessanta con negli occhi le immagini di Cartier-Bresson, Penn, Frank, Model. E la realtà. La selezione da lei compiuta si è fermata a 134 immagini, oltre le quali, dichiara, non poteva procedere. È quanto di meglio la Mark sente di aver realizzato in quasi trent’anni, dalle foto in Turchia del 1965 a quelle delle serie Twins, pubblicata due anni fa. Ma non è solo questo. La sequenza, studiata con grande accuratezza, non è cronologica né tematica, ma offre – come sottolinea nell’introduzione Weston Naef – la personale chiave di lettura al senso che l’autrice ha attribuito al proprio lavoro: il libro va pertanto sfogliato ordinatamente e meditatamente, facendosi guidare dal filo tirato attraverso il «labirinto di emozioni» esperite nell’arco della sua vita, per scoprirne la visione del mondo.

Se infatti la Mark può giustamente dire di rimpiangere i tempi in cui questo genere di lavoro trovava più spazio sui magazine, è pur vero che oggi, retrospettivamente, ci viene consegnata una di quelle opere fotografiche che mandano all’aria le distinzioni tra straight e staged photography, semplicemente perché rivelano la realtà come il più ricco e straordinario teatro del vivente. Le prime immagini, colte nel mondo del circo con infinita dolcezza, fungono da chiave simbolica per le successive, realizzate nel corso dei suoi viaggi e dei suoi reportage. I due paesi in cui per lo più sono state scattate sono forse i due più antipodici tra loro, gli Stati Uniti e l’India, e questo confronto tra le pagine, mai reso esplicitamente in forma di contrasto, contribuisce all’ampiezza dello spettro proiettato sulla realtà. Il suo sguardo, che riflette la lezione di nomi come Friedlander e Arbus, talvolta chiaramente omaggiati, unisce la freschezza della ripresa alla capacità di dar vita a composizioni dal carattere iconico, l’elemento primario, catalizzante ai dettagli secondari, che traspaiono poco a poco svelando la complessità delle vicende dietro a quella immagine.

© Mary Ellen Mark. Acrobat Sleeping. Famous Circus. Calcutta, India, 1989. © Phaidon Press

Pur avendo fotografato ogni tipo di situazione, si nota certamente un’attenzione speciale di Mary Ellen Mark ai bambini e agli adolescenti, agli animali e ai loro padroni, alla famiglia e alle forme di convivenza tra le persone, alle condizioni di diversità o di malattia fisiche. In una lunga postfazione lei stessa racconta molto della sua carriera e numerosi episodi legati ai suoi scatti, chiarendo così spesso anche i motivi delle sue scelte per realizzare questo libro. Da essa emerge tutta la passione che l’ha guidata fino a oggi, e, con un termine un po’ fuori moda, potremmo dire la sua filantropia. Nel 1945, August Sander fotografò un giovanissimo soldato della Wermacht. I Nazisti, che negli anni precedenti lo avevano distrutto a livello personale, stavano portando il suo paese alla catastrofe, eppure quella immagine ha un’incredibile carica di comprensione umana. Allo stesso modo, Mary Ellen Mark ci comunica una dolcezza sconcertante anche nel fotografare un membro del movimento nazista americano mentre dorme con in braccio il proprio figlio. Il giudizio è netto, lo si arguisce dalla sequenza in cui la fotografia è inserita, eppure nemmeno qui manca un sentimento di profonda compassione umana. Forse il sonno aiuta a vedere gli uomini come fratelli? E con una giovane acrobata assopita, il libro si chiude.

© CultFrame 09/2005 – 05/2015

CREDITI
Titolo: Exposure / Autore: Mary Ellen Mark / Introduzione: Weston Naef / Formato: 322×260 mm cartonato / 288 pagine / 118 fotografie in bicromia, 17 a colori / Editore: Phaidon Press / 79,95 euro / ISBN: 0714844047

SUL WEB
Mary Ellen Mark – Sito ufficiale
Casa editrice Phaidon

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