Deutsche Börse Photography Prize: i finalisti in mostra a Londra

© Viviane Sassen. Coil, from the series Soil, 2014
© Nikolai Bakharev. Untitled #70, from the series Relation, 1991-1993
© Nikolai Bakharev. Untitled #70, from the series Relation, 1991-1993

La Photographers’ Gallery di Londra ospita i lavori dei quattro finalisti del Deutsche Börse Photography Prize 2015. Il prestigioso riconoscimento di 30.000 sterline verrà assegnato al contributo giudicato più significativo nel panorama della fotografia contemporanea. Una scelta non facile, dal momento che, l’edizione di quest’anno, offre un corpo di lavori molto suggestivo, in cui il continente africano, con tutte le sue bellezze e contraddizioni, è il protagonista principale. I finalisti, hanno tutti esplorato diverse modalità espressive, affiancando alla fotografia, il video, l’installazione, il testo e il libro d’arte, tanto che le opere esposte sembrano fluire una dentro l’altra, in un dialogo di grande forza espressiva, che i due piani della galleria londinese faticano a contenere. Si parte da un iconico bianco e nero che racconta mondi ed esperienze diversi.

Per Nikolai Bakharev, artista russo già presente alla Bienniale di Venezia 2013, il fotografo è un artigiano, che si forma nelle fabbriche e ritrae la gente comune, in pose statuarie, ma tuttavia lontane dall’impronta del realismo socialista. Tra gli anni ’80 e ’90, periodo in cui il nudo è ancora controverso e proibito, Bakharev immortala gruppi di bagnati, in pause di relax e spensieratezza. La spiaggia è luogo pubblico, ma anche intimo. I corpi, spogliati dei vestiti, si liberano delle inibizioni, tradiscono sensualità prepotente, se ritratti in un interno. L’innocenza degli scatti diviene sotterfugio, l’orchestrazione di abbracci, sorrisi e sguardi, tradisce una tensione particolare.

© Zanele Muholi. Kekeletso Khena, Green Market Square, Cape Town, 2012
© Zanele Muholi. Kekeletso Khena, Green Market Square, Cape Town, 2012

Anche la sudafricana Zanele Muholi ricorre al bianco e nero per la sua carrellata di ritratti di donne omosessuali, nel Sud Africa post apartheid. Si tratta di storie già apparse in una pubblicazione dal titolo Faces and Phases, uscita nel 2014, in cui si narra la discriminazione, la violenza, l’omofobia e l’orrenda pratica dello stupro ‘curativo’ e punitivo, a cui queste donne sono state e sono sottoposte. La Muholi si definisce un’attivista visuale, è il suo lavoro, per quanto concettuale e strutturato, trasuda una grande forza, dando voce a testimonianze e narrative in prima persona di rappresentanti della comunità gay nera femminile.

Il Sud Africa post apartheid è presente anche in Ponte City, ambizioso progetto multimediale di Mikhael Subotzky e Patrick Waterhouse. Album e installazione di immagini e testi, a metà tra documento/reportage e riflessione poetica su un luogo elitario caduto in rovina, il lavoro racconta le vicende architettoniche ed umane di un grattacielo di 54 piani a Johannesburg. Costruito nel 1976 per la classe medio-alta bianca, abbandonato negli anni ’90 ed infestato da malavita, prostituzione, immigranti, fantasmi e serpenti, il compresso full acquisito nel 2007 con l’intento di bonificarne le strutture e riqualificare gli spazi, destinandoli alla nuova classe di giovani professionisti africani. Progetto miseramente fallito, ma abilmente documentato da Subotzky e Waterhouse, intervenuti nel 2008, quando ancora tutto poteva succedere, molti appartamenti erano stati abbandonati, altri dilapidati, altri ancora restavano occupati, in maniera casuale e ardita. Una torre di perspex, metafora dell’edificio, mostra tutte le porte e le finestre dei 54 piani, fotografie trovate nelle case abbandonate si sovrappongono alle immagini degli appartamenti che le ospitavano. Sul muro sfilano storie, documenti, frammenti di vita, racconti di crimini e degrado urbano. Una serie di diciassette pubblicazioni contenente saggi e testimonianze, va ad integrare la ricca narrativa visiva di Ponte City, carmico rovescio di fortuna.

© Mikhael Subotzky & Patrick Waterhouse. Untitled 1, Ponte City, Johannesburg, 2008
© Mikhael Subotzky & Patrick Waterhouse. Untitled 1, Ponte City, Johannesburg, 2008

Infine, quarta artista selezionata per il Deutsche Börse, l’olandese Vivian Sassen racconta l’Africa in una serie di foto astratte, disegni ed installazioni, che attingono alla mostra Umbra, allestita al Nederlands Fotomuseum di Rotterdam nel 2014. Di tutti i finalisti, questi sono i lavori, se vogliamo, più estetici. L’ombra è la metafora di un sé nascosto, la ricerca di un riparo, l’ineluttabilità della morte, là dove la luce simboleggia il tracciato dei millenni. Un video ripercorre, con il linguaggio dei segni, le parole di una poesia di Maria Barnas. Mani luminescenti attraversano danzanti l’oscurità. Sulle pareti, le immagini sono geometrie di colori, contrasti di luci ed ombre, che evocano la natura, libro aperto, dea della bellezza, ma anche tempo astratto, che inesorabile fluisce e consuma.

© Viviane Sassen. Coil, from the series Soil, 2014
© Viviane Sassen. Coil, from the series Soil, 2014

Il vincitore del Deutsche Börse sarà dichiarato durante una cerimonia speciale, il 28 maggio 2015. La mostra londinese si sposterà poi al MMK Museum für Moderne Kunst di Francoforte, dove resterà in programma fino al 20 settembre 2015.

© CultFrame 04/2015

 

INFORMAZIONI
The Deutsche Börse Photography Prize 2015
The Photographers’ Gallery / 16-18 Ramillies street, Londra / Telefono +44(0)207.087.9300 / info@tpg.org.uk
Orari: lunedì – sabato 10.00 – 18.00 / giovedì 10.00 – 20.00 / domenica 11:30 – 18.00 / Ingresso gratuito

SUL WEB
Il sito di Mikhael Subotzky
Il sito di Vivian Sassen
The Photographers’ Gallery, Londra

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