Body Talk : féminisme, sexualité et corps dans l’œuvre de six artistes africaines. Bruxelles

Body Talk. Installation View (WIELS, Bruxelles). Ph. Sven Laurent
Body Talk. Installation View (WIELS, Bruxelles). Ph. Sven Laurent
Body Talk. Installation View (WIELS, Bruxelles). Ph. Sven Laurent

La mostra Body Talk : féminisme, sexualité et corps mette in luce il lavoro di una generazione di artiste africane formatesi negli ultimi anni ’90. La loro arte si sofferma su temi specifici quali il femminismo, la sessualità e il corpo. In particolare quest’ultimo ci appare come uno strumento, una rappresentazione, un campo d’indagine e ancora un modello, un sostegno, un soggetto e un oggetto. Body Talk : féminisme, sexualité et corps si interroga e ci interroga: Che cos’è un corpo femminile africano? Obiettivo finale del sacrificio patriarcale? Un corpo sacro? Un corpo sporcato? Una trasgressione dei confini di razza e genere? Incarnazione della storia? Probabilmente tutto ciò.

Ė bene ricordare che questa “centralità del corpo” è parte di un femminismo che ha una sua propria storia: fu nel 1923, in Egitto, che si formò il primo movimento femminista africano con la nascita dell’Unione femminista Egiziana guidata da Huda Sha’rawi. Dal 1980 alcuni preferirono parlare di Womanism (piuttosto che di Feminism) credendo di aver trovato in questa definizione “un femminismo più inclusivo”. Questa preferenza per il Womanism piuttosto che Feminism, da parte di alcune donne nere, merita di essere sottolineata poiché non solo spiegherebbe l’emarginazione delle donne di colore all’interno del femminismo più diffuso, ma anche il fatto che le donne africane siano state deluse dal femminismo bianco radicale che ignorava la realtà delle donne nere. Sono proprio questi i concetti che emergono in tutte le opere che arricchiscono quest’esposizione.

Body Talk. Installation View (WIELS, Bruxelles). Ph. Sven Laurent
Body Talk. Installation View (WIELS, Bruxelles). Ph. Sven Laurent

Nell’installazione Les Trois Grâces di Marcia Kure cadute di tappeti e oggetti tridimensionali si ergono a metafora del corpo femminile – segnato, vulnerabile, forte. Altri tappeti coprono e proteggono il suolo come i vestiti coprono e proteggono la pelle del corpo dissimulando, nascondendo le imperfezioni. Il corpo femminile in questo caso rappresenta la traccia di un trauma collettivo e l’onere della sopravvivenza. Le strisce bianche e nere incise su scudi di legno evocano la pittura minimalista, ma anche i cheloidi – marchi di bellezza, identità o riti di passaggio sul corpo delle donne africane. Per quanto riguarda le parrucche afro con colori vivaci, ricordano incroci contemporanei tra mondi diversi che producono ibridi che sfidano ogni tipo di categorizzazione.

La serie Nues (2014) di Zoulikha Bouabdellah è un insieme di collages realizzati da stampe che riproducono quadri famosi. L’artista ha realizzato questa serie ispirandosi al libro di Albert Camus, “L’envers et l’endroit”. Un’opera all’interno della quale percepiamo nello stesso istante l’accettazione del mondo e la sua contestazione. Questa ambivalenza si ritrova al centro di Nues. Ogni opera è quindi composta da due “estratti” della pittura: “Nymphe endormie près d’une source” di Theodore Chassériau e “La vague” di William Bouguereau; “Le sommeil” Gustave Courbet e “La Vénus au miroir” di Diego Velasquez. Questa fusione -scissione interroga due concezioni differenti di fabbricazione delle immagini, una figurativa, l’altra astratta. Ogni collage è presentato come un dittico e intende essere contemplato da due diversi punti di vista.

Body Talk. Installation View (WIELS, Bruxelles). Ph. Sven Laurent
Body Talk. Installation View (WIELS, Bruxelles). Ph. Sven Laurent

Utilizzando come mezzo d’espressione il linguaggio del corpo della donna nera, messa in scena nuda in una gabbia, Valérie Oka vuole denunciare i meccanismi che svalutano e disumanizzano la sua incarnazione. Crea questo immaginario allo scopo di realizzare una sorta di riflesso che rende il “nero” qualcosa di bestiale e inferiore. Uno schermo televisivo nella prima parte dello spazio espositivo mostra filmati di una cena-performance dal titolo En sa présence (2015). Il tutto organizzato nello stesso momento come contropartita discorsiva alla performance della gabbia. La cena raduna insieme dodici ospiti, tra cui l’artista, che discutono di un tema ben preciso: Qual è l’immagine che l’uomo bianco ha della donna nera? Valérie Oka ci propone di discutere, analizzare e finalmente comprendere meglio l’incarnazione della donna di colore come donna oggetto. L’incomprensione culturale del linguaggio del corpo della donna nera per i coloni bianchi, associata alla nudità apparente delle popolazioni colonizzate, hanno costituito dei vettori di stereotipi importanti, o meglio determinanti, nell’oggettivazione della donna nera. Verso la fine della cena, ogni partecipante è invitato a lasciare una traccia, un’emozione, un gesto spontaneo, una parola, uno scarabocchio, usando quello che c’è sul tavolo. Il risultato finale si trasforma in un’installazione, che rimane esposta come tale. Con questo lavoro, Valérie Oka mette in scena la storia di un rapporto umano.

Tutte le opere di questa mostra rappresentano diversi modi di scorgere questo corpo svalutato e di reintegrarlo donandogli dignità; gli strumenti dell’arte contemporanea – performance, fotografia, video, installazione – sono tutti mezzi per farlo. Ogni artista che partecipa all’esposizione possiede una propria particolarità nel posizionare materialmente il corpo – o la sua forma astratta – in un spazio specifico, all’interno di un mondo sempre più omogeneizzato.

Sono la diversità e la soggettività delle forme e delle risposte che Body Talk tenta di mettere in luce.

© CultFrame 04/2015

 

INFORMAZIONI
Body Talk : féminisme, sexualité et corps dans l’œuvre de six artistes africaines
Dal 14 Febbraio al 3 Maggio 2015
WIELS, Centre d’Art Contemporain / Avenue Van Volxem 354, Bruxelles / tel : +32(0)2.340.00.53
Orario: mercoledì – domenica 11.00 – 18.00
Biglietto: intero 8 euro / ridotto 5 euro

SUL WEB
WIELS, Centre d’Art Contemporain, Bruxelles

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