Il femminile secondo la videoartista e fotografa Lee Yanor tra miti greci e pittura rinascimentale. Mostra a Tel Aviv

© Lee Yanor. Full Moon (two-channel HD video installation – 2015). Courtesy l’autore
© Lee Yanor. Homecoming (HD Video - 2015). Courtesy l'autore
© Lee Yanor. Homecoming (HD Video – 2015). Courtesy l’autore

Il femminile è un concetto indefinibile, complesso e misterioso. Proprio per tale motivo, nel corso dei secoli, ha rappresentato il cuore pulsante della poetica di artisti attivi in discipline diverse ed è stato al centro della riflessione di filosofi e psicanalisti.
Ogni qual volta mi imbatto, dunque, nell’opera di un autore che cerca di affrontare questo argomento, la prima sensazione che provo è sempre quella (positiva) dello smarrimento, dello sprofondamento in un abisso di senso che rappresenta però un’apertura verso visioni esistenziali inaspettate e sorprendenti. Tale, sano, stordimento ha caratterizzato il mio sguardo e il mio pensiero quando, a Tel Aviv, ho visitato la mostra di Lee Yanor, fotografa, videoartista e filmmaker che da sempre lavora sull’essenza profonda della femminilità e sul tema della relazione tra corpo e spazio (con particolare riferimento alla questione espressiva della danza).

Rooms, questo il titolo dell’esposizione ospitata presso Zemack Contemporary Art Gallery (con la cura di Sally Haftel Naveh), è un percorso site-specific che accompagna il visitatore tra videoinstallazioni e immagini fotografiche in grado di raffigurare il femminile attraverso la costruzione di un viaggio visuale che costringe chi guarda a confrontarsi con il concetto di femminilità facendo i conti con aspetti essenzialmente archetipici.

Il video cha apre la mostra è, in tal senso, emblematico. Full Moon, questo il titolo, è incentrato sulla figura di Barbara, una danzatrice non più giovane ma ancora straordinariamente sensuale e vigorosa. Il suo corpo nudo, armonioso e atletico, è avvolto da un soprabito nero. Ai piedi delle eleganti scarpe con i tacchi. Le azioni che compie tale soggetto femminile appaiono assurde (togliere e mettere le scarpe ad esempio) ma comunicano l’essenza archetipica del femminile in modo finemente poetico. Barbara appare come la manifestazione visuale dei miti greci di Afrodite e Atena. Da una parte la vitalità non contenibile dell’eros, della bellezza come impulso folle (dunque sublime) all’amore, dall’altra la comunicazione di una sorta di sapienza soprannaturale che può prevedere anche l’uso della forza, in senso nobile, per inseguire un’alta idea di giustizia.

© Lee Yanor. Full Moon (two-channel HD video installation - 2015). Courtesy l'autore
© Lee Yanor. Full Moon (two-channel HD video installation – 2015). Courtesy l’autore

Tale video prepara il visitatore ad altre due opere visuali che contribuiscono a rendere ancora più complessa la rappresentazione del femminile. Lenny è basata su una videoproiezione su “schermo” rotondo che raffigura il viso gentile di una giovane donna. Esempio di delicatezza e poesia visuale, le cui radici affondano con chiarezza nella pittura rinascimentale, questo lavoro conduce chi guarda dentro il precipizio del femminile facendo diventare la figura muliebre una sorta di corpo etereo, di visione onirica che poi diviene quasi impalpabile in Homecoming. In questo lavoro, un vestito leggero e trasparente veleggia nell’aria come una piuma sostenuta dal vento e si muove creando forme cangianti che inspiegabilmente appaiono sempre armoniche ed equilibrate.

© Lee Yanor. Lenny (HD video – 2015). Courtesy l’autore
© Lee Yanor. Lenny (HD video – 2015). Courtesy l’autore

Ritroviamo un vestito, questa volta di un bianco immacolato, nella videoinstallazione Legato, in cui passando da uno schermo a un altro (sono posizionati vicini) una figura femminile compie un’aggraziata evoluzione: un movimento nello spazio, un flusso che si materializza su un inquietante sfondo nero. Questa installazione crea una sorta di “conflitto” espressivo con i video intitolati I Have To e I Want to See the Sea, nei quali è possibile assistere ad azioni performative compiute da una donna. Tali azioni sono ricche di atteggiamenti ossessivi: infilare degli spaghetti nella tasca di un cappotto rosso o passare il rossetto sulle labbra. Atti assurdi condotti dalla protagonista tra ironia ed emersione di nevrosi che spesso sono solo la rappresentazione di una concezione densa di stereotipi.
Il solco visuale che ho appena descritto è accompagnato anche da immagini fisse che contribuiscono ad accrescere la complessità dell’idea del femminile che traspare dal lavoro di Lee Yanor. Proprio evocando una di queste immagini voglio chiudere questa mia riflessione.

© Lee Yanor. Maria (c-print and print on voile – 2015). Courtesy l’autore
© Lee Yanor. Maria (c-print and print on voile – 2015). Courtesy l’autore

In Maria, vediamo un soggetto femminile irriconoscibile avvolto in un abito rosso molto ampio. Riusciamo a vedere i capelli adagiarsi sulle spalle e un braccio. Percepiamo il dinamismo del suo passo ma non possiamo collegare questa figurazione a un soggetto preciso. L’oscurità avvolge la brillantezza della sua immagine. La femminilità si palesa come uno “shining”, come un’arcana luccicanza che illumina l’oscurità e che è racchiusa nella dicotomia forza-fragilità.
Questa doppia e stratificata composizione fotografia (cibachrome e voile) ha fatto emergere dal fondo dei miei ricordi il dipinto dell’artista inglese Frank Cadogan Cowper intitolato La belle dame sans merci (1926 – La bella dama senza pietà). Il quadro in questione è ispirato a una ballata di John Keats che racconta di una fanciulla “minacciosa” che trova sulla sua strada un cavaliere, il quale sognerà la donna che ha incontrato come un essere in grado di rendere “schiavi” altri esseri umani.

Nell’opera di Lee Yanor, in sostanza, il femminile è espresso come in Keats e Cadogan Cowper nella sua essenza più pura: mistero, sogno, trasformazione, potenza, morbidezza, bellezza, enigma.

© CultFrame – Punto di Svista 01/2015
(pubblicato su L’Huffington Post Italia)

 

INFORMAZIONI
Lee Yanor. Rooms / A cura di Sally Haftel Naveh
Dal 3 gennaio al 6 febbraio 2015
Zemack Contemporary Art Gallery / 68 Hey B-iyar St., Tel Aviv / Tel: +972.3.6915060 / info@zcagallery.com
Orario: domenica – giovedì 9.30 – 20.00 / venerdì 9.30 – 15.00 / Ingresso libero

SUL WEB
Il sito di Lee Yanor
Zemack Contemporary Art Gallery, Tel Aviv

 

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