Tracks – Attraverso il deserto. Un film di John Curran

L’outback australiano, luogo simbolo della vastità, dell’assenza di confini, spazio infinito ed astratto che, in molte pellicole, confina con un’altra dimensione e consente una diversa percezione di se stessi e del mondo. In questo già di per sé suggestivo contesto si inserisce la tenace determinazione della giovane Robyn Davidson, irrequieta ventiquattrenne, poi assurta a fama di pioniera a seguito della sua traversata del deserto (3.000 Km. a piedi), che le fruttò quantomeno una “rivelazione” di carattere economico.

A parte l’elementare contrapposizione freddo/caldo, sono soprattutto l’epilogo e le premesse a differenziare nettamente le esperienze umane narrate in Into the Wild (Penn, 2007) e Tracks, oltre al valore puramente cinematografico. Mentre per Christopher McCandless la scelta fu decisamente “politica”, l’abbandono dei moderni orpelli imposti dal consumismo, e l’esito fu coerentemente tragico, per Robyn di tratta di una decisione squisitamente “privata”, nata dal desiderio di solitudine, dalla voglia di mettersi alla prova, di compiere un’autentica impresa e, infine, dal desiderio di emulare le gesta del padre. L’esito fu il successo economico e popolare, grazie al reportage di National Geographic. Ma se il regista Penn ha trovato il coraggio di scelte visive e contenutistiche forti e spesso sgradevoli, il più dimesso Curran, dopo un ottimo incipit, si adagia in una cronaca piatta quanto il paesaggio raffigurato.

L’introduzione del personaggio è buona, una giovane irrequieta con difficoltà relazionali che vede nella propria impresa un modo per sfuggire al costante chiacchiericcio del mondo (già nel 1977, quando nemmeno c’erano gli asfissianti social-network) e si butta a capofitto nell’addestramento dei cammelli. Ma nemmeno l’ottima protagonista, una tostissima Wasikowska orgogliosamente “hairy”, riesce ad innervare di tensione il racconto che si mantiene sui binari di una cronaca anodina e ripetitiva, a causa della mancanza di coraggio di Curran che si limita a riprendere, senza un’idea né un guizzo, senza offrire la propria visione della storia: schiacciato forse dalla vastità dei paesaggi il regista rimane confinato nelle pagine dell’autobiografia, limitandosi a tradurre le parole in immagini. Ma non basta, soprattutto per un soggetto che avrebbe avuto bisogno di ben altre visioni, che avrebbe potuto scavare nell’animo della protagonista e del continente, e che, paradossalmente, finisce per affidarsi nuovamente alle parole (moltissime) del personaggio spalla per supportare la narrazione. Per un film basato su solitudine e silenzio, ritrovarsi sempre in compagnia di un personaggio logorroico non è propriamente un successo.

© CultFrame 05/2014

 

TRAMA
La scrittrice Robyn Davidson compie un viaggio epico da Alice Spring attraverso il deserto Australiano fino all’Oceano Indiano. Percorrendo 2700 chilometri accompagnata dal suo cane e quattro cammelli, la donna ha affrontato zone selvagge e inesplorate. L’avventura, che ha rivelato la capacità di Robyn di affrontare la solitudine e le condizioni più estreme, è stata ripresa Rick Smolan, fotografo del “New Yorker” e di “National Geographic”. Nonostante l’iniziale riluttanza di Robyn per la presenza del fotografo, il rapporto non facile fra due persone molto diverse si trasforma lentamente in un’improbabile e duratura amicizia.


CREDITI

Titolo: Tracks – Attraverso il deserto / Titolo originale: Tracks / Regìa: John Curran / Sceneggiatura: Marion Nelson basata sulle fotografie di Rick Smolan e sul romanzo autobiografico “Tracce” di Robyn Davidson / Fotografia: Mandy Walker / Montaggio: Alexandre de Franceschi/ Scenografia: Melinda Doring / Musica: Garth Stevenson / Interpreti principali: Mia Wasikowska, Adam Driver, Rolley Mintuma, Rainer Bock, Robert Coleby / Produzione: See-Saw Films / Distribuzione: BIM / Paese: Australia, 2013 / Durata: 115 min.

LINK
Filmografia di John Curran
BIM

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