Anita B. ⋅ Un film di Roberto Faenza

Basta un nobile tema per giustificare la realizzazione di un film? François Truffaut diceva che una pellicola può esistere anche solo per un piccolo dettaglio e Alfred Hitchcock che “il cinema non deve portare messaggi. Per questo, invece, ci sono le poste”.
Ma la tragedia della Shoah è troppo grande e troppo drammatica, soprattutto in questo periodo di selvaggio revisionismo, per permettere che il nuovo film di Roberto Faenza Anita B. passi sotto silenzio. Anche se poi la nuova fatica artistica del regista torinese è tra le sue pellicole meno riuscite.

Per la verità Anita B., tratto da un romanzo di Edith Bruck, non racconta direttamente la Shoah ma le sue significative conseguenze in una famiglia di ebrei raggiunta da una giovane nipote scampata da Auschwitz. Certo, Faenza aveva affrontato tematiche analoghe con ben altra forza evocativa e poetica nel suo capolavoro Jona che visse nella balena, di cui Anita B. è solo una pallida imitazione.  Ma questa versione paratelevisiva del diario di Anna Frank, senza Anna Frank e senza Shelley Winters, anche se il cast è ottimamente diretto, soffre dell’inesorabile passaggio dei tempi.

Il linguaggio cinematografico ormai è cambiato e il melodramma ha bisogno di altri elementi affinché sia credibile. È necessario, come si faceva, e si continua a fare in America, andare sopra le righe per creare una dimensione in cui si possa vivere fantasticamente la vicenda oppure edificare una struttura talmente fitta di sentimenti fortissimi fino ad arrivare a un livello di credibilità straordinario. Roberto Faenza ha già praticato tutto questo in molti dei suoi film precedenti: perché Copkiller del 1982, il già citato Jona che visse nella balena del 1993, vincitore di un David di Donatello per la migliore regia, e il recente Un giorno questo dolore ti sarà utile (senza dimenticare il suo film maledetto Forza Italia!) sono opere di eccellente fattura e intelligente costruzione drammaturgica. Anita B., invece, non sfugge alle convenzioni del (melo) dramma a tesi che frettolosamente cerca di giungere a una conclusione ben accetta da tutti.

Buono comunque il cast: da Robert-Misfits-Sheehan, alla giovane e acerba Eline Powell, dalla bella Andrea Osvart al sempre strepitoso Moni Ovadia. Invadenti le musiche dell’altrove bravo Paolo Buonvino.

© CultFrame – Punto di Svista 01/2014

TRAMA
Storia di Anita, un’adolescente di origini ungheresi sopravvissuta ad Auschwitz, accolta dall’unica parente rimasta viva, la zia Monika. Nella nuova casa Anita si trova ad affrontare una realtà inaspettata: nessuno, neppure il giovane e bello Eli, con cui scoprirà l’amore, vuole ricordare il passato. E così dovrà prendere una decisione difficile.


CREDITI

Titolo: Anita B. / Regia: Roberto Faenza / Sceneggiatura: Edith Bruck, Roberto Faenza, Nelo Risi / Fotografia: Arnaldo Catinari / Montaggio: Massimo Fiocchi / Musica: Paolo Buonvino / Scenografia: Cosimo Gomez / Interpreti: Eline Powell, Robert Sheehan, Andrea Osvart, Antonio Cupo, Nico Mirallegro, Moni Ovadia, Jane Alexander / Produzione: Elda Ferri, Lugi Musini / Distribuzione: Good Films / Origine: Italia / Anno: 2014 / Durata: 88 minuti

SUL WEB
Sito ufficiale del film Anita B. di Roberto Faenza
Filmografia di Roberto Faenza
Good Films

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