Zoran, il mio nipote scemo. Un film di Matteo Oleotto

Non c’è sole nell’ottima opera prima di Oleotto, il cielo del Friuli, quando non dispensa la tipica pioggerella fitta, rimane comunque plumbeo, un grigio livido, lo stesso colore delle recriminazioni alcoliche del protagonista, il cui egoismo etilico scatena un autocompatimento compiaciuto ed assolutorio.

Siamo all’estremo oriente della regione più orientale d’Italia, il confine tra Friuli e Slovenia, terra di sassi ed usmize, dove la lingua slovena si mescola con quella friulana, un luogo senz’altro al di fuori dalle coordinate cinematografiche nazionali. Un’enclave di “bisiacchi”, un confine puramente formale, superato dall’inarrestabile intreccio di culture. Tra prati verdi e cieli grigi trascina la propria superflua esistenza Paolo, amareggiato e alcolizzato, incattivito con il mondo, con l’ex moglie e l’attuale marito, con chi canta, con chi ride, con chi vive, saturo di autoindulgenza e patetiche velleità. L’idea vincente è proprio questa, creare un protagonista orgogliosamente sgradevole, aggressivo e vulnerabile, grazie soprattutto all’eccellente performance di Giuseppe Battiston che trascina la propria massa sotto il peso dei rimpianti, alimentati da innumerevoli “tagli” e dall’isolamento umano prima che territoriale. Battiston evita abilmente la macchietta del “ciocco”, riuscendo ad infondere al personaggio una dolente umanità, una consapevolezza della propria miseria esistenziale che finirà per salvarlo. Certo, siamo pur sempre dalle parti della commedia “fiabesca”, in cui l’irruzione del “diverso”, l’irresistibile ed infallibile strambetto interpretato dal bravissimo Rok Prasnikar, provoca l’annunciata palingenesi esistenziale del protagonista, ma tono ed ambientazione conferiscono a Zoran una freschezza ed una sincerità che pensavamo ormai cancellati da anni di melense sciocchezze.

Ottimo tutto il cast di semisconosciuti, volti locali ed inflessioni dialettali che conferiscono a questa favola etilica un surplus di autenticità e pathos. Forse 15 minuti in meno avrebbero giovato allo scorrere del racconto, ma Zoran rimane un grande esordio, sorprendente e convincente.

© CultFrame 11/2013


TRAMA

Paolo, quarant’anni, ex giocatore di rugby, cuoco in un asilo nido, inaffidabile e dedito al piacere del buon vino, vive in un piccolo paesino vicino a Gorizia. Trascina le sue giornate nell’osteria del paese e si ostina in un infantile stalking ai danni dell’ex-moglie. Un giorno muore una sua vecchia zia, unica tutrice di Zoran, quindicenne un po’ strambo, nato e cresciuto tra le montagne della Slovenia, e a Paolo spetta il compito di supplire all’anziana signora. Prendendosi cura del ragazzo, Paolo ne scoprirà una abilità singolare: è un vero fenomeno a lanciare le freccette.


CREDITI

Titolo: Zoran, il mio nipote scemo / Regìa: Matteo Oleotto / Sceneggiatura: Daniela Gambaro, Pierpaolo Piciarelli, Matteo Oleotto, Marco Pettenello / Fotografia: Ferran Paredes Rubio / Montaggio: Giuseppe Trepiccione / Scenografia: Anton Spacapan Voncina, Vasja Kokeli / Musica: Antonio Gramentieri, Sacri Cuori / Interpreti principali: Giuseppe Battiston, Teco Celio, Rok Prasnikar, Roberto Citran, Marjuta Slamic, Petar Musevski, Riccardo Maranzana / Produzione: Igor Princic, Arch Production, Transmedia Production / Distribuzione: Tucker Film / Paese: Italia, Slovenia, 2013 / Durata: 106’

LINK
Filmografia di Matteo Oleotto
Tucker Film

 

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