Quod erat demonstrandum. Un film di Andrei Gruzsniczki. Festival Internazionale del Film di Roma 2013. Concorso

Non ci sono molte alternative, quando si vive in una condizione di oppressione e di paura. Non sembra esserci speranza quando si esiste nel sospetto e nell’angoscia e quando temi che anche il tuo più caro amico, oppure tuo fratello o tua sorella possano tradirti.
Il regime di Ceausescu in Romania fu tutto questo per più di venti anni, periodo in cui la Securitate aveva in mano il Paese, poteva sapere tutto di tutti, entrare nelle case e negli uffici, intercettare telefonate e corrispondenza e indirizzare a suo piacimento le esistenze delle persone.

La vicenda di Quod erat demonstrandum è ambientata proprio all’inizio di quello che sarà l’ultimo piano quinquennale del Partito Comunista Rumeno. È il 1984 e il regime controlla i suoi cittadini in modo ferreo, anche se iniziano a intravedersi delle crepe. Alcuni vanno all’estero legalmente ma poi non fanno più ritorno, altri inviano fuori dalla Romania i loro studi e le loro ricerche scientifiche che non trovano pubblicazione in patria. Quest’ultimo è il caso di Sorin, brillante matematico estraneo al potere di Ceausescu che cerca di far arrivare in Francia un suo importante studio tramite l’amica Elena che sta finalmente per raggiungere il marito fuggitivo a Parigi.

Il regista Andrei Gruzsniczki edifica un racconto di raro equilibrio narrativo e formale. Il bianco e nero della fotografia rappresenta la base estetica ideale per raffigurare esistenze caratterizzate da una condizione di sofferenza tutta introiettata e vissuta in un privato ristrettissimo. Il tradimento è sempre dietro l’angolo, il pericolo della delazione l’arma utilizzata da tutti (o quasi) per ottenere benefici. I personaggi si muovono e dialogano in una realtà apparentemente calma ma in verità ricca di lacerante tensione. Le immagini del film esprimono in maniera palese proprio questa contraddizione e generano nello spettatore un senso di disagio che cresce sequenza dopo sequenza.
Lo stile rigoroso adottato da Andrei Gruzsniczki permette la costruzione di un lungometraggio che è praticamente perfetto: recitazione misurata e raffinata, dialoghi sempre ben ponderati, inquadrature essenziali, pulite e, proprio per questo motivo, toccanti. Niente è superfluo, in quest’opera.

In Quod erat demonstrandum non c’è nessun luogo comune sul mondo del blocco sovietico-comunista, non c’è una visione di tipo politico. C’è invece la raffigurazione non banale della fragilità umana, della sofferenza generata dalla sopraffazione dell’essere umano sull’essere umano. Tutto sembra svolgersi all’interno di un processo di tipo matematico, processo che porterà inevitabilmente alla svolta verso la libertà (esattamente come la storia ci ha fatto vedere).

Resta il retrogusto amaro di un mondo (idealizzato) nato per portare avanti una rivoluzione per la dignità umana e per salvare gli oppressi trasformatasi, purtroppo, in una macchina algida e implacabile di prevaricazione e controllo.

© CultFrame 11/2013

 

TRAMA
Sorin è un brillante matematico che non riesce a prendere il dottorato perché non allineato al regime di Ceausescu. Un giorno prende accordi con la sua cara amica Elena per portare in Francia un suo importante studio. La ragazza sta per raggiungere suo marito fuggito all’estero. Tra Sorin ed Elena c’è un forte sentimento di amicizia ma lo spettro del tradimento è dietro l’angolo.

CREDITI
Titolo: Quod erat demonstrandum / Regia: Andrei Gruzsniczki / Sceneggiatura: Andrei Gruzsniczki / Fotografia: Vivi Dragan Vasile / Montaggio: Dana Bunescu / Scenografia: Cristian Niculescu / Intertpreti: Sorin Leoveanu, Ofelia Popii, Florian Piersic jr, Tora Vasilescu / Produzione: Velvet Moraru / Paese: Romania / Anno: 2013 / Durata: 105’

LINK
Filomografia di Andrei Gruzsnickzi
Festival Internazionale del Film di Roma – Il sito

 

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