El Atlas del Imperio. Padiglione America Latina – IILA. 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia

Qual è il rapporto profondo e controverso che lega in maniera indissolubile Europa e il continente sudamericano? Certamente, nei secoli passati la colta società europea e, soprattutto, alcuni Stati tentarono di ricreare oltre oceano le identiche strutture sociali, burocratiche, economiche, architettoniche e urbanistiche alle quali erano abituati e che erano frutto di un’evoluzione secolare. Questo processo di vera e propria imposizione, che possiamo con tutta tranquillità definire colonialista, si è poi fortunatamente trasformato in una realtà ben diversa, basata sull’interrelazione e lo scambio culturale. Il dialogo, dunque, è divenuto paritario e proprio per tale motivo è stato al centro di un fermento, fatto di innovazioni e ricerche espressive,  che è percepibile in particolar modo nelle rispettive influenze riscontrabili nel mondo dell’arte (e non solo).

Questo è il cuore concettuale, filosofico e contenutistico dell’operazione effettuata alla 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia nell’ambito del Padiglione America Latina – IILA. Il titolo emblematico è: El Atlas del Imperio. Il curatore Alfons Hug ha concepito un apparato comunicativo ed espositivo decisamente complesso partendo da un nucleo culturale di grande spessore che rispecchia pienamente l’idea del dialogo intercontinentale e interculturale. In particolare, tre sono i riferimenti: Jorge Luis Borges, Carlos Fuentes e Italo Calvino. Si tratta di una triade di scrittori di indubitabile valore; e tutti e tre hanno, nel corso della prestigiosa loro carriera, lavorato sulla base di un’immaginazione visionaria, in qualche frangente dai tratti onirici, legata alla concezione di un mondo da mappare e da (ri)disegnare.

Ebbene, la prima impressione che si ha quando si varca la soglia del Padiglione IILA è legata essenzialmente ai sensi. Non ci riferiamo alla vista però, quanto piuttosto all’olfatto. Si percepisce immediatamente un odore intenso e inebriante; subito dopo si colgono, invece, colori e variazioni cromatiche da grande impatto. Il pavimento del Padiglione è, infatti, in parte occupato da un’installazione della boliviana Sonia Falcone intitolata: Campo de color (2012 – 2013). Si tratta di una distesa di piccoli contenitori circolari che ospitano accumuli conici di pigmenti e spezie. L’impatto iniziale è, dunque, fortissimo, coinvolgente, e obbliga a un ambientamento progressivo che consente però subito dopo di concentrarsi sui numerosi video proposti su due file lungo le pareti dello spazio espositivo.

Tra questi vi segnaliamo, in primo luogo, quello del paraguayano Fredi Casco, il quale nella sua opera Ghost Chaco (2009) punta il suo sguardo in una zona depressa, ma visivamente molto interessante, che si trova in un’area particolare: il confine tra tre Stati (Paraguay, Bolivia e Argentina). In questo spazio di margine, di passaggio, l’artista si imbatte in un carnevale “pirotecnico” che determina nella zona presa in esame una sorta di profondo cambiamento di stato, di mutazione vitalistica dai sapori archetipici.

Nella logica del dialogo tra Europa e universo latinoamericano è presentato anche un video dell’artista tedesco Christian Jankowski: Orientacion (2012). L’autore si trova in Uruguay, per la precisione nella capitale Montevideo. Qui, in una zona collinare, realizza e riprende una perfomance collettiva. Jankowski, infatti, propone ad alcune persone di bendarsi con una maschera e di procedere insieme risalendo l’altura da cui Montevideo prende la sua denominazione. Tale rituale, dai tratti anche psicanalitici, allude “storicamente” all’esperienza visuale (e dunque alle emozioni soggettive) di colori i quali, per primi, si imbatterono proprio nella collina di Montevideo.

La venezuelana Susana Arward e la brasiliana Juliana Stein, in modi del tutto personali, si dedicano invece a una sorta di indagine sociale con (rispettivamente) La cadena de los tiempos II (2013) e Caverna (2006 – 2008). La prima ha elaborato immagini (veicolate in forma di video) di aree metropolitane che sono caratterizzate da segni e graffiti che vanno a comporre un sistema comunicativo legato essenzialmente alle vicende del luogo. La seconda, invece, indaga all’interno di una struttura carceraria: quella della città di Curitiba che è allo stesso tempo luogo del controllo istituzionale e sociale ma anche ambiente contraddistinto dalla presenza dei soggetti che sono costretti a passare parte della loro esistenza in questo luogo.

Infine, il panamense Jhafis Quintero (residente in Italia, a Verona) compone una sorta di paradossale affresco video-psicologico (Knock Out, 2012) nel quale svela metaforicamente al fruitore la natura di un suo conflitto interiore che cerca di raffigurare anche con una buona dose di ironia. Il video, infatti, è incentrato su un impossibile incontro di boxe. È lo stesso autore ad esserne protagonista, tentando disperatamente di combattere contro la propria ombra. È, quella di Jhafis Quintero, un’autoanalisi connessa al tentativo da parte dell’individuo-artista di comprendere la propria identità, nei suoi risvolti più profondi e segreti. Purtroppo, questa azione si rivela infattibile, generando ovviamente frustrazione e, probabilmente, un pesante senso di inadeguatezza esistenziale.

© CultFrame 06/2013

 

IMMAGINI

1 Christian Jankowski. Orientación, 2012. Produzione di still a colori: Federico Gutiérrez. Courtesy: Bienal de Montevideo, Galerie Martin Klosterfelde, Berlino, Lisson Gallery, Londra, Friedrich Petzel Gallery, New York, Proyectos Monclova, Città del Messico

2 Padiglione America Latina – IILA. 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Veduta parziale – in primo piano l’installazione Campo di color (2012-2013) di Sonia Falcone (Bolivia). Ph. Orith Youdovich

3 Fredi Casco (Paraguay). Still dal video Ghost Chaco, 2009. Dimensioni variabili. Courtesy: l’artista

4 Jhafis Quintero (Panama). Still dal video Knock Out, 2012. Video DVD, 1:11 min. Courtesy: Analix Forever, Ginevra e Parigi

LINK
55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia – Videoinstallazioni all’Arsenale e al Padiglione Centrale Giardini di Maurizio G. De Bonis
55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia – Fotografia all’Arsenale e al Padiglione Centrale Giardini di Maurizio G. De Bonis
CULTFRAME. Il Palazzo Enciclopedico. 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia di Redazione CultFrame – Orith Youdovich
Biennale d’Arte di Venezia – Il sito

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