The Cutoff Man. Un film di Idan Hubel. 69a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Orizzonti

Quasi tutti gli stabili popolari in Israele hanno un retro. Si tratta di luoghi spesso abbandonati, vuoti,  apparentemente inutili nei quali sono collocati i contatori dell’acqua. Spazi senza senso, dove non v’è passaggio di esseri umani, metafora dell’assurdità del vivere, dell’angoscia quotidiana e della tragica solitudine degli individui. In queste aree dove il nulla si palesa ogni qual volta una persona vi getta il proprio sguardo, Gabi svolge il suo triste lavoro: chiudere l’acqua a chi non ha pagato la bolletta. Lo fa con determinazione e angoscia, con costanza e ansia, in una sorta di totale isolamento umano che non lo abbandona mai, neanche quando, ogni sera, rientra tra le rassicuranti mura della sua abitazione.

The Cutoff Man (Menatek ha-maim) è un piccolo film, anche per quel che concerne la sua durata (appena 76 minuti). E’  la storia di un uomo in gravi difficoltà, combattuto tra i doveri di un padre di famiglia e la volontà interiore di non provocare disagio a nessuno. Le sue giornate sono così costellate da pensieri interiori ed episodi spiacevoli. Gabi è vittima sempre e comunque. Vittima del sistema della società capitalistica, del dovere di mantenere la famiglia ad ogni costo, dei cittadini a cui toglie l’acqua, che lo insultano e lo picchiano come se fosse il più abominevole dei criminali.

Idan Hubel, regista formatosi presso la Sam Spiegel School of Film di Gerusalemme, compone un ritratto doloroso di un soggetto che le circostanze della vita hanno costretto in un angolo. Quello di Gabi è un disperato, quanto composto tentativo di uscire da quest’angolo, di riprendersi quella dignità che la mancanza di lavoro gli aveva tolto.

The Cutoff Man non è però un film patetico o prevedibile. Tutt’altro. E’ il breve, rigoroso, racconto della lotta per la sopravvivenza di un uomo senza qualità che non ha l’aiuto di nessuno, nemmeno dei familiari.  Lo sguardo smarrito, perso nel vuoto, dell’eccellente Moshe Ivgy allude in maniera mirabile agli ambienti che ospitano le sue disavventure quotidiane. Spazi “lunari”, sostanzialmente privi di impulsi vitali.
Idan Hubel mostra un’indiscutibile abilità nell’inquadrare questi ambienti, i quali divengono raffigurazione di un malessere esistenziale che potrebbe riguardare qualunque cittadino posto nelle condizioni del personaggio centrale.
L’impostazione visuale è diretta e priva di elaborazioni ma l’effetto generale non è di stampo banalmente realistico.  The Cutoff Man più che un film sul proletariato di oggi (e sulla guerra tra poveri) è un’acuta ed efficace parabola filosofica sul destino degli esseri umani costretti a vivere in una penosa condizione di disagio e sofferenza, senza alcuna possibile prospettiva.

© CultFrame 09/2012

 

TRAMA
Gabi vive a Naharia una città situata nel nord di Israele. Ha perso il lavoro e la sua situazione è disperata.  Un giorno l’ufficio di collocamento gli offre una possibilità: lavorare per una società che gestisce per il Comune i servizi idrici. Il suo incarico è tagliare la fornitura d’acqua alle famiglie che non pagano le bollette. Gabi inizierà il suo infausto lavoro e giorno dopo giorno ricerverà insulti e percosse dalle persone a cui deve notificare il provvedimento.

CREDITI
Titolo: The Cutoff Man / Titolo originale: Menatek ha-maim / Regia: Idan Hubel / Sceneggiatura: Idan Hubel / Fotografia: Itay Marom / Montaggio: Nimrod Eldar / Scenografia: Aya Tzayger / Musica: Nimrod Eldar / Interpreti: Moshe Ivgy, Naama Shapira, Tom Yefet / Produzione: CinemaGroup / Paese: Israele, 2012 / Durata: 76′

LINK
Filmografia di Idan Hubel
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito

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