Superstar. Un film di Xavier Giannoli. 69a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Concorso

Se l’espressione “uomo qualunque” ha un senso, Martin Kazinski (il Kad Merad di Giù al Nord) ne è l’incarnazione perfetta, tanto da sembrare inverosimile, tanto da fare notizia. Una mattina questo impiegato informatico grigio e mal vestito scopre di essere diventato inspiegabilmente una celebrità. Non è un caso se nel cognome Kazinski riecheggia la stessa origine polacca di quell’Andy Warhol che fece del concetto di celebrità un cardine della sua opera artistica. Benché diventare ricchi e famosi sia per molti un obiettivo esistenziale, per Martin quest’improvvisa fama è da subito un’avventura infernale: orde di passeggeri lo importunano sui mezzi pubblici parigini alla ricerca di una foto, di un autografo, di una videoripresa, lo toccano, lo palpano, lo chiamano, lo inseguono per ragioni misteriose. Su Youtube centinaia di migliaia di internauti lo vedono mentre si reca al lavoro e qualcuno è riuscito addirittura a impossessarsi delle sue foto da bambino rendendole pubbliche.

Per una buona ora il film riesce con ritmo, ironia e intelligenza a tenere lo spettatore con il fiato sospeso nell’attesa di risolvere l’inquietante enigma: perché tutto questo e perché proprio a Martin Kazinki? Le ipotesi si moltiplicano: una vendetta personale, un crudele esperimento mediatico, un complotto politico per far passare un disegno di legge sulla privacy informatica, un flash mob con esiti virali esagerati, una trovata per pubblicizzare un sito d’incontri, un locale alla moda, un marchio d’abbigliamento. Il film dissemina lungo la via molte piste esplicative senza sceglierne definitivamente nessuna e questo tende ad appesantire un po’ il risultato finale. Tratto dal romanzo L’idole di Senge Joncourt, Superstar rimane comunque un’opera non priva di verve, con alcune scene davvero ben scritte e qualche elemento di troppo (la figura del travestito interpretato da Alberto Sorbelli è uno stereotipo ridondante).

Chiaramente al regista non interessa fornire la soluzione di un intrigo fine a se stesso, sarebbe come elaborare una spiegazione scientifica per la mutazione di Gregor Samsa in scarafaggio. Giannoli vuole piuttosto riflettere sull’assurdo di una società in cui la visibilità è di per se un valore e solo ciò che si vede esiste per davvero. La parabola amara di Martin Kazinski mostra lo smarrimento di un sistema mediatico in cui i personaggi si costruiscono e distruggono con facilità (“una volta gli artisti si chiedevano come diventare celebri ora le celebrità si chiedono come diventare artisti”, dice uno dei personaggi). In questo sistema egotista e tautologico, incagliato nell’impasse della decostruzione infinita, che riflette solo su se stesso, creando dei metaeventi e dei metapersonaggi, le parole perdono il loro senso e i paradossi si moltiplicano al punto che “è straordinario essere banali”. Ma quando basta “essere se stessi” per diventare personaggi allora il concetto stesso di identità vacilla in una vertigine infinita.

© CultFrame 08/2012

 

TRAMA
Martin Kazinski ha una vita normale, banale forse, ma una mattina qualcosa di straordinario irrompe nella sua esistenza: tutti lo fotografano e gli chiedono un autografo, è diventato una celebrità senza sapere perché, e la ricerca della verità lo conduce nel vortice di paradossi di un mondo mediatico cinico e assurdo.

CREDITI
Titolo: Superstar / Regia: Xavier Giannoli / Scneggiatura: Xavier Giannoli liberamente tratta dal romanzo L’idole di Serge Joncour / Fotografia: Christophe Beaucarne / Montaggio: Célia Lafite Dupont / Scenografia: François Renaud Labarthe / Musica: Mathieu Blanc-Francard / Interpreti: Kad Merad, Cécile de France / Produzione: Rectangle Productions, STUDIO 37, France 3 Cinéma, Scope Picture / Paese: Francia, Belgio, 2012 / Durata: 112′

LINK
Filmografia di Xavier Giannoli
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

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