Il cinema dei Comics. Perché i supereroi hanno conquistato Hollywood. Parte I

Il cinema è arte visiva ma anche fabbrica di storie, e in quanto tale ha sempre saputo guardare ad altri media per trovare spunti, personaggi e colori pronti a guadagnarsi una pellicola. Tra questi media ispiratori un posto speciale lo conquista il fumetto, arte considerata minore ma che ha molti elementi in comune con il cinema, sia dal punto di vista delle possibilità narrative, sia a livello sintattico: in fondo una vignetta non è altro che un’inquadratura.
Un genere di fumetto che soprattutto negli ultimi dieci anni (dall’uscita, nell’autunno del 2000, di X-Men di Bryan Singer) si è saputo ritagliare uno spazio importante nell’industria cinematografica è quello “supereroistico”. Solo nel 2012 sono previste tre uscite importanti di titoli relativi a eroi nati sulla carta: l’imminente The Avengers di Joss Whedon, il reboot della saga dell’Uomo Ragno, The Amazing Spider-Man di Marc Webb e il terzo capitolo della saga di Christopher Nolan dedicata a Batman, The Dark Knight Rises. Il business cinematografico pare insomma sguazzare nel genere, soprattutto ora che il digitale ha arricchito notevolmente le potenzialità visive delle pellicole. Cerchiamo allora di indagare le ragioni di questo connubio fortunato.

Innanzitutto, per capire chi o cosa è un supereroe è necessario sapere che nasce alla fine degli anni ’30, come evoluzione urbana degli avventurieri in costume protagonisti della narrativa disegnata di inizio secolo. Il primo di loro è Superman, di Jerry Siegel e Joe Shuster, che nella sua prima apparizione sulle pagine di Action Comics è un risoluto vigilante protettore dei diseredati, ma anche un “castigamatti”, poco indulgente di fronte agli abusi compiuti per mano dei potenti. Dunque alla vigilia della nascita dei totalitarismi europei, in un periodo di forti mutamenti sociali (non ultimo l’esplosione dilagante della criminalità organizzata), di grave crisi dell’individuo e di consolidamento dell’agglomerato metropolitano come simbolo e dimensione di un disagio civile, la fantasia crea una figura oltreumana, in grado di risolvere con la sua staordinarietà i problemi che apparivano insormontabili all’uomo comune. Un soggetto perfetto per Hollywood.
Non a caso, fu proprio Superman, nel 1978, uno dei primi eroi a guadagnarsi un film tutto suo, diretto da Richard Donner e sceneggiato da Mario Puzo, già autore de Il Padrino. ‘You’ll believe a man can fly’ recitava la locandina, e il pubblico scelse di credere davvero alla storia dell’uomo che sapeva volare, premiando il film con incassi da record (166 milioni di dollari in tutto il mondo a fronte dei 7 milioni di budget iniziale) che diedero vita a un vero e proprio franchise, tanto da avere ben tre seguiti, gli ultimi due dei quali ebbero un deludente successo di critica e di pubblico. Nell’ “esperimento Superman” fu innovativa la scelta del cast: il ruolo principale fu affidato a un attore giovane e pressoché sconosciuto (il compianto Christopher Reeve), mentre tra i comprimari figurarono premi Oscar del calibro di Gene Hackman e Marlon Brando. Grazie a una regia sapiente, il film riuscì a mescolare tutti gli ingredienti del successo, con un giusto mix di azione, fantascienza, commedia e recitazione.

Da Superman in poi l’industria cinematografica imparò a contare sui supereroi. Grande fortuna ebbe il Batman di Tim Burton, nel 1989, caratterizzato dall’impronta cupa ma al contempo fiabesca tipica del regista di Beetlejuice. Impreziosito dalla leggendaria interpretazione di Jack Nicholson nei panni del folle Joker, la pellicola registrò incassi da record ed ebbe ben tre seguiti: il secondo a firma di Burton e gli altri due diretti da Joel Schumacher, dall’impronta decisamente più commerciale, che congelarono il franchise per qualche tempo a causa del parziale flop di critica e pubblico.
Fino al 2000, i supereroi del fumetto furono un’eccezione del grande schermo, sui quali si era puntato più a livello televisivo, con serial sia animati che live-action, ma tutto cambiò con X-Men di Bryan Singer, regista de I soliti sospetti, che portò al cinema la saga dei mutanti della Marvel, membri di una minoranza etnica dotata di poteri straordinari sin dalla nascita, e per questo temuti e odiati dal mondo che hanno deciso di proteggere. X-Men fu il primo capitolo di una fortunata trilogia che lanciò Hugh Jackman nei panni del selvaggio Wolverine e diede vita a un’escalation di decine di pellicole dedicate ai supereroi. Se fino ad allora l’attenzione dell’industria cinematografica si era concentrata sui supereroi classici, adesso Hollywood dava finalmente spazio anche a figure eroiche più controverse, o a personaggi come Spider-Man, esseri ‘umani, troppo umani’ investiti da grandi poteri e di conseguenza, da grandi responsabilità.

Una caratteristica di questo exploit è stata un’attenzione particolare alle esigenze dei fan del fumetto. Dove in passato si era caduti nella tentazione di confezionare blockbuster spettacolari, in alcuni casi si è cercato di fare cinema d’autore. Esemplari, da questo punto di vista, il primo film dedicato a Hulk, il gigante verde della Marvel, diretto da Ang Lee, che pure non ebbe il successo di pubblico sperato, ma soprattutto il reboot della saga di Batman che porta la firma di Christopher Nolan. L’autore di Memento e Insomnia ha restituito al grande schermo un personaggio più controverso ed elaborato, immerso in un contesto realistico e lontano dai lustrini e dagli eccessi delle caratterizzazioni precedenti. I suoi due film dedicati all’eroe mascherato della Dc Comics, Batman Begins (2005) e The Dark Knight (Il cavaliere oscuro, 2008), sono un esempio di cinema elaborato che si serve dell’ispirazione fumettistica per produrre thriller dal sapore epico, ricchi di azione ma anche di introspezione. Le due pellicole, che saranno completate dal terzo episodio di prossima uscita, parlano di giustizia, di vendetta e società civile, sono molto curate dal punto di vista formale, ma soprattutto scelgono di eliminare l’elemento gotico caratteristico del personaggio a favore di un gioco tra giorno e notte in una metropoli realistica, satura di tensioni sociali e corruzione.

In definitiva, la trilogia degli X-Men e i Batman di Nolan sono esempi di come si possa fare del buon cinema con materia supereroistica. Che il pubblico, dal canto suo, continui a premiare questo tipo di scelta, lo si deduce dal numero dei film prodotti e da quello dei film ancora in cantiere. Una delle ragioni è l’elevato tasso di spettacolo e azione che storie del genere sanno fornire, dall’altro lato, invece, se si pensa al momento storico in cui i supereroi nacquero e divennero popolari, non passa inosservato il fatto che anche il periodo in cui viviamo è di grande crisi dell’individuo. Lo strapotere delle imprese cinematografiche di gangster e antieroi, calendario delle uscite alla mano, sembra cominciare a cedere il passo a figure positive più classiche, archetipi eroici forti già all’epoca di Omero, da ammirare con gli occhi nuovi della tecnologia digitale.

© CultFrame 03/2012

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CULTFRAME. Il cinema dei comica. Perché i supereroi hanno conquistato Hollywood. Parte II 

IMMAGINI
1 Frame del film Superman di Richard Donner
2 Frame del film Batman di Rim Burton
3 Frame del film Il cavaliere oscuro (The Dark Knight) di Christopher Nolan

 

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