William Kentridge a Milano

william_kentridge-298Milano si mobilita per accogliere William Kentridge, star dell’arte contemporanea internazionale, proponendo una serie di eventi in contemporanea dedicati all’artista. Le istituzioni coinvolte sono il Teatro alla Scala, Palazzo Reale, la Triennale, il Teatro Verdi e lo splendido spazio espositivo della nuova Galleria Lia Rumma, inaugurata nel 2010.
Nato in Sudafrica nel 1955, William Kentridge può essere a tutti gli effetti considerato come uno dei maggiori artisti viventi, conosciuto principalmente per l’utilizzo poetico dell’animazione video ma essenzialmente autore multidisciplinare, in grado di esplorare con efficacia i medium più diversi, quasi con “sprezzatura”, per evocare un’idea che sembra ben adattarsi al talento arguto dell’artista.

Autore dalla spiccata vena lirica, Kentridge è emerso nello scenario contemporaneo per la sensibilità con cui ha intrapreso una ricerca sulla realtà politica internazionale, sviluppando una personale cifra stilistica sospesa tra la delicatezza del segno animato e la forza narrativa del linguaggio video. Costantemente attento alla realtà sociale del proprio paese e ai cambiamenti in atto sullo scenario globale, Kentridge propone allo spettatore una poetica ricca di suggestioni letterarie e immagini del reale rielaborate, evitando con sapienza il citazionismo e rifuggendo qualsiasi intellettualismo a favore di una dimensione espressiva più vicina ad una forma di realismo magico.

Per celebrare l’evento, Milano ha scelto di realizzare un progetto ambizioso, dislocando le esposizioni tra alcuni dei luoghi culturalmente più rilevanti della città, scegliendo così di avvicinarsi alle politiche culturali delle realtà europee, in grado di articolare progetti di maggiore respiro di quelli che consuetamente vedono la luce nel nostro paese.
Un filo ideale lega così la Triennale, dove si è vista la videoinstallazione “What will Come Has Already Come” e gli splendidi arazzi di Lia Rumma, ispirati all’opera “Il naso” di Dmitrij Šostakovič, a sua volta tratta da quella perla che sono i racconti pietroburghesi di Nicolai Gogol’, o ancora il trittico video “Breath, Return, Dissolve”, proiettato nella sala delle Otto Colonne di Palazzo Reale: pensati per la Fondazione Bevilacqua La Masa – Teatro La Fenice di Venezia, i video erano stati concepiti in origine per essere proiettati sullo schermo tagliafuoco del teatro. Completano la rassegna il “Woyzech on the Highveld“, animato dalla compagnia di marionette Handspring Puppet Company, al Teatro Verdi, e l’allestimento barocco de “Die Zauberflöte” di Mozart, pensato nel 2006 e ora ospitato dalla prestigiosa committenza scaligera.

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Analizzare ogni singolo evento espositivo richiederebbe di dilungarsi notevolmente e di aprire a molteplici questioni specifiche legate al lavoro di Kentridge ma, prendendo in considerazione le opere ospitate nella galleria Lia Rumma e quelle di Palazzo Reale, si possono fare delle considerazioni, in qualche misura, estendibili a tutto il progetto. Ciò che risulta immediatamente evidente è la ricchezza del mondo di Kentridge: se qualcuno ha ingenuamente scomodato il paragone con il genio leonardesco, non si può non rimanere rapiti dalla capacità dell’artista sudafricano di utilizzare con disinvoltura i mezzi più disparati, dall’acquerello (bellissimi quelli esposti in galleria) alla performance, dalla scultura di matrice tradizionale al cinema. Lia Rumma propone una selezione di opere di grande impatto, a partire dalla performance che ha inaugurato la mostra: “I am not me the hourse is not mine”. Il titolo rimanda a una frase celebre del luogotenente di  Lenin,  Nikolai Bukharin, pronunciata nel 1937 – il cosiddetto “anno del terrore” di Stalin – durante un comizio al Comitato Centrale. A seguito dell’evento inaugurale, il piano inferiore della galleria è stato adibito a videoinstallazione, ospitando una mutiproiezione composta di otto video, per la durata di circa 40 minuti. L’installazione è una visione ironica, colma di rimandi alle geometrie delle avanguardie russe e al patrimonio visivo della terra di Stalin e dei movimenti operai, disordinata e schernita dalla presenza del Naso gogoliano, protagonista del progetto presentato a New York nel 2010. Giocando con l’idea delle ombre e del corpo reale, tra scomparsa e presenza, Kentridge orchestra una sinfonia visiva affascinante, resa più impattante dai richiami ai temi della colpa collettiva (il discorso di Bukharin, i sottotesti dell’opera di Šostakovič, concepita negli anni di fioritura della avanguardie e in seguito poi considerata scandalosa per il regime, quindi censurata e riproposta solo nel 1974) e dalla ricchezza del materiale d’origine, quell’opera dissacrante assolutamente moderna, profondamente influenzata dal cinema ed essa stessa intrisa di realismo magico che è il lavoro “Il Naso”, nella versione operistica.

william_kentridge-340Al piano superiore, si dicevano gli arazzi, accostati alle sculture in bronzo e all’opera “Firewalker”, un modello di tre metri del monumento realizzato a Johannesburg nel 2009 e dedicato alle donne dell’Africa. Infine, all’ultimo piano, i disegni: come sempre particolarmente significativi, i lavori su carta esposti sono nati da un viaggio in Italia dell’artista e riportano visioni mediterranee e scenari a noi familiari, che sfociarnonel mosaico, uno degli ultimi esiti della ricerca di Kentridge, sebbene non il più interessante. Accanto a questi, le carte legate al progetto del Flauto mozartiano e il “Carnet d’Egypte”, lavoro realizzato per il Louvre nel quale si riaffaccia l’idea del segno come strumento di registrazione del reale, trasmutato anche nella macchina da presa, sorta di estensione meccanica – e in qualche misura magica – dell’attività di rappresentazione delle cose scaturita dalla grafia.

La retrospettiva negli spazi di Lia Rumma è un immersione riuscita e ben calibrata nel mondo visionario di Kentridge, una sorta di riassunto impossibile della ricca proposta dislocata per la città. Non altrettanto riuscita appare però la piccola mostra ospitata da Palazzo Reale, da cui sarebbe stato lecito aspettarsi di più: malgrado il trittico video sia piuttosto interessante e meriti uno sguardo attento per il corto circuito messo in atto tra scultura e cinema, tra musica, immagine e suono, per la feconda problematica legata alla frammentazione e alla ricomposizione, l’allestimento sciatto non rende giustizia alla complessità dell’opera e la rende difficilmente intellegibile. Un’occasione sprecata e una sgradevole sensazione di subalternità ad uno spazio privato che ha invece saputo mettere a frutto ottimamente la preziosa opportunità espositiva, inserita finalmente in un progetto culturale di indiscutibile rilevanza.

© CultFrame 03/2011


IMMAGINI

1 William Kentridge. Man with trumpet, 2010. Tapestry 300×390 cm. Edition of 6. Tapestry designed by William Kentridge, woven by Marguerite Stephen Weaving Studio. Photo John Hodgkiss. Courtesy Lia Rumma Gallery Milano/Napoli

2 William Kentridge. Sketches for The Refusal of Time, 2011. Indian ink on paper (coloured fgure: Indian ink and collage of found encyclopeadia pages on paper). 6 sketches, each 55,8×57 cm. Photo John Hodgkiss. Courtesy Lia Rumma Gallery Milano/Napoli

3 William Kentridge. Olive Tree,. Indian ink on multiple ledger pages assembled using Moore aluminium pins. entire size 191×231 cm, 36 pages, each 32,7×41,2 cm. Photo John Hodgkiss. Courtesy Lia Rumma Gallery Milano/Napoli

INFORMAZIONI

Teatro alla Scala / “DieZauberflöte” (Il Flauto Magico) / Musiche Wolfgang Amadeus Mozart
Direttore: Roland Böer / Regia: William Kentridge / Scene: William Kentridge e Sabine Theunissen
Repliche:  22, 24, 26, 30 marzo – 1, 2 aprile
Via Filodrammatici 2 – 20121 Milano
http://www.teatroallascala.org

Palazzo Reale / WILLIAM KENTRIDGE & MILANO. Arte, musica, teatro
16 marzo – 3 aprile 2011, progetto a cura di Francesca Pasini promosso e prodotto da Comune di Milano – Cultura e 24 ORE Cultura
Piazza del Duomo 12, 20122 Milano

Teatro Verdi / “Woyzeck on the Highveld”
20 e 21 aprile 2011, ore 21.00
da “Woyzeck” di Georg Büchner, con le animazioni della Handspring Puppet Company
Via Pastrengo, 16 – 20159 Milano TEL 02 6880038

Triennale di Milano / “Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina / Sguardi Altrove”
dal 21 al 27 marzo 2011
“What Will Come has Already Come” – videoinstallazione
Viale Emilio Alemagna, 6 – 20121 Milano
Info www.festivalcinemaafricano.org

Galleria Lia Rumma
via Stilicone, 19 – 20154, Milano / / Tel: +39.02.29000101
Orari: martedì – sabato 11.00 – 13.30 / 14.30 – 19.00
www.liarumma.it

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