Jean-Marie Straub e Danièle Huillet

Jean-Marie Straub . 8 gennaio 1933 (Metz, Francia)
Danièle Huillet. 1 maggio 1936 (Parigi) – 9 ottobre 2006 (Cholet, Francia)

jean_marie_straub-daniele_huillet-operai_contadiniPer penetrare nell’universo messo in scena da Jean-Marie Straub e Danièle Huillet, è necessario accantonare le aspettative legate alla visione cinematografica tradizionale (la narratività, il coinvolgimento “facile”, il didascalismo) e raccogliere la sfida di chi, partendo da un testo, mai recitato, ma sempre citato, intende parlare al cuore e alla ragione dello spettatore. Colui che riesce a liberarsi di tutto ciò che è abitudine, quotidianità, distrazione e ad osservare la realtà con lo stesso stupore dei due artisti è, alla fine, ripagato dall’esperienza della bellezza.

“Loro, per divertirsi, intendono agitarsi il più possibile. Io volevo godermi il tempo: guardavo e osservavo”, dice una donna di Operai, contadini (2001), opera di Straub-Huillet tratta da Donne di Messina di Elio Vittorini. Il desiderio espresso dal personaggio femminile di “mettersi comoda e di sentire gli altri”, nonché “di scambiare occhiate con qualcuno”, rappresenta una sorta di invito per chi guarda a fare altrettanto: ad abbandonare, cioè, le modalità e i tempi di relazione usuali per entrare in un mondo “altro”. Coerentemente con questo assunto, Operai, contadini si conclude con una gratuita, gioiosa gita alla ricerca del Lauro: “Avevamo bisogno di rimboschire” – viene detto.
Anche Sicilia! (1998), tratto dal romanzo allegorico e anti-fascista di Elio Vittorini Conversazione in Sicilia, uno dei libri-chiave della letteratura del Novecento, è suggellato da una stupenda chiusa. Silvestro, il protagonista del film, è tornato in Sicilia, luogo del passato e dell’infanzia: ha incontrato personaggi, interrogato sua madre, ritrovato suoni e sensazioni. Nel finale, l’uomo, ormai aperto a nuovi valori e nuove solidarietà, si ritrova di fronte ad un arrotino e, insieme, quasi gridano: “ E’ bello il mondo: luce, ombra, freddo, caldo, gioia, non gioia, speranza, carità, infanzia, gioventù, vecchiaia, uomini, bambini, donne, donne belle, donne brutte, grazia di Dio, furberia e onestà, memoria, fantasia, malattia, guarigione, morte, immortalità e resurrezione. Troppo male offendere il mondo!”. I coltelli arrotati, simbolo dell’ardore rivoluzionario, lasciano confidare in un futuro in cui saranno riscattati i soprusi del potere.

Andando indietro nella filmografia dei due registi, non si può non citare la decisiva affermazione  pronunciata da Franco Fortini in Fortini/Cani (1976) : “Ad ogni situazione esiste una via di uscita e la possibilità di trovarla e cioè la verità esiste, assoluta, nella sua relatività”. Fortini/Cani è il terzo pannello del trittico “ebraico” , dopo Introduzione ( 1972) e Mosè e Aronne (1974), di Straub-Huillet e contiene un’importante novità. Come ha scritto Jean Narboni, nei film precedenti, “non erano presenti personalmente, e non solo perché sono morti, né San Giovanni della Croce, né Bach, né Anna Magdalena Bach, né Brecht, né Schonberg né Corneille”. Qui, il testo di partenza, I cani del Sinai, e il suo autore sono inscritti nel film: Fortini si trova confrontato, dieci anni dopo, con un libro da lui scritto all’indomani della guerra del giugno 1967. E’ come se la macchina da presa attirasse l’opera, insieme allo scrittore, facendoli venire verso di sé e assorbendoli. Il risultato complessivo è spiazzante: alla fine di questo film, in cui lo spettatore ha visto qualcuno (Fortini) sentirsi parlare (legge in off),  si assiste ad una sorta di rovesciamento per cui il libro ha “partorito” il proprio padre, l’autore non è più l’origine del testo ma il suo prodotto.

jean_marie_straub-daniele_huillet-siciliaCome Fortini legge e ri-legge, nel film del 1976, un’opera che non è più quella che ha scritto, così gli spettatori del cinema di Straub-Huillet non devono attendersi risposte scontate dai loro lavori  ma devono, invece, fare domande  a se stessi. Per ogni opera dei due registi vale ciò che Tullio Masoni ha scritto, in un articolo, riguardo a Sicilia!: è materialista nella misura stessa in cui libera spiritualità.  I dialoghi, mitologici e non, al centro della prima parte di Dalla nube alla resistenza (1978), tratto da sei dei ventisette Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, sono la dimostrazione di quanto detto finora : le conversazioni tra Issione e Nefele, Ippoloco e Sarpedonte, Edipo e Tiresia, e tutti gli altri, racchiudono in sé l’ansia e gli interrogativi di ogni uomo su di sé e sul proprio destino. Nella seconda parte del film, tratta da La luna e i falò di Cesare Pavese, si assiste all’incontro tra il “Bastardo”, tornato dall’America nelle Langhe dopo la guerra di Liberazione, e Nuto, il falegname-musicista, che gli racconta della guerra e della propria lotta con i partigiani. Il guardare al passato, mitico o storico, lontano o recente, per i due registi non è, però, fuga o evasione nostalgica, bensì l’unico modo possibile per fare i conti con il presente e per immaginare il futuro. Il confronto serrato, impietoso con i padri, reali e simbolici, costituisce una fase ineludibile dello sviluppo individuale e collettivo e, in quanto tale, è costantemente al centro delle opere dei due artisti.

Semplificando, si può dire che Fortini/Cani è, in fondo, un romanzo familiare in cui il figlio si scontra con il padre così come, in Dalla nube alla resistenza, l’amicizia tra il Bastardo e Nuto non è che un tentativo, da parte del ragazzo, di recuperare un padre “buono”. Anche il protagonista di Sicilia! compie un viaggio, iniziatico e metaforico,alla ricerca del genitore. Insomma, solo partendo dai propri padri, dalle proprie radici, decidendo ciò che va reciso e ciò che va coltivato, è possibile spiccare il volo verso micro o macro-cosmi nuovi rispetto a quelli già dati – è, probabilmente, questa la “lezione” di un cinema “controcorrente”, orgogliosamente minoritario, certamente unico, come quello di Straub-Huillet.


BIOGRAFIA

jean_marie_straub-daniele_huilletJean-Marie Straub e Danièle Huillet sono francesi e lavorano nel cinema dagli anni Cinquanta. Cresciuto a Metz, durante l’occupazione nazista, Straub è costretto a imparare il tedesco da bambino; più tardi, quando si rifiuta di prestare servizio in Algeria, deve riparare in Germania. Nel  1954, a Parigi ha, intanto, conosciuto Danièle Huillet; il loro primo grande successo di critica è Cronaca di Anna Magdalena Bach (1967), progettato e realizzato dopo dieci anni di ricerche e di lavoro. Il metodo cinematografico di Straub-Huillet, rigoroso ma aperto, viene esercitato nei confronti di opere letterarie, a volte anche musicali, secondo una precisa ricerca filologico-espressiva di aderenza al testo e ai suoi significati. Tutti i loro film, realizzati in estrema indipendenza, non solo di idee, ma anche economica, hanno pagato l’ostracismo dell’industria cinematografica. Nel 2006, Straub e Huillet hanno ricevuto un “Leone Speciale per l’innovazione del linguaggio cinematografico” alla 63 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Danièle Huillet è morta il 9 ottobre dello stesso anno.

© CultFrame 11/2010


FILMOGRAFIA

1962 – Machorka-Muff
1964-65 –  Non riconciliati
1967 – Cronaca di Anna Magdalena Bach
1968 – Il fidanzato, l’attrice e il ruffiano
1969 – Gli occhi non vogliono in ogni tempo chiudersi...
1972 – Lezioni di storia
1972 – Introduzione alla “Musica d’accompagnamento per una scena di film” di  A. Schonberg
1974 – Mosè e Aronne
1976 – Fortini/Cani
1977 – Ogni rivoluzione è un colpo di dadi
1978 – Dalla nube alla resistenza
1980-81 – Troppo presto, troppo tardi
1982 – En rachachant
1983 – Rapporti di classe
1986 – La morte di Empedocle
1988 – Peccato nero
1989 – Cézanne
1992 – Antigone
1994 – Lorena!
1996 – Dall’alba al mattino
1998 – Sicilia!
2001 – Operai, contadini
2001 – L’arrotino
2001 – Il viandante
2003 – Il ritorno del figliol prodigo – Umiliati
2004 – Una visita al Louvre
2006 – Quei loro incontri
2006 – Europa 2005
2008 – Il ginocchio di Artemide
2008 – Itinerario di Jean Bricard
2009 – Le streghe
2009 – Corneille- Brecht
2009 – Joachim Gatti
2010 – O somma luce

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