Detective Dee and the Mystery of Phantom Flame. Un film di Hark Tsui. 67a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Concorso

Finirà mai questa successo (ormai un po’ ammuffito) del cinema cinese “fanta-storico-kung fu”?  Sinceramente lo speriamo con tutte le nostre forze, specie dopo aver visto il pastrocchio pseudo-visionario, in salsa digitale, girato da Tsui Hark e intitolato Detective Dee and the Mystery of Phantom Flame. E già dal titolo si capisce la totale inutilità di questa operazione filmica. E poi, se proprio la vogliamo dire tutta (con buona pace dei molti accaniti fan che possiede) Tsui Hark, regista nato in Vietnam ma cresciuto a Hong Kong, è, a dir poco, un cineasta sopravvalutato.

Ma andiamo al sodo.
122 minuti di delirio visivo-narrativo legato alla dinastia di turno della storia cinese, con i seguenti ingredienti: conflitto tra bene e male, nonché conflitto tra verità e falsità. E poi: combattimenti con le spade e a mani nude, esseri mostruosi cattivissimi, lotta per il controllo del potere, sentimenti di amore e di amicizia. E immancabilmente attrici protagoniste dai volti di straordinaria bellezza. Roba più che scontata, vista e rivista che nulla aggiunge alla storia del cinema orientale (e del cinema in generale).

L’autore del film si affanna a fornire indicazioni sul senso del suo prodotto, sostenendo che si tratta di un’opera sui segreti delle persone, sull’uso delle parole e sulla saggezza che gli esseri umani devono utilizzare pere comprendere cosa sia vero o falso. Che originalità. Sinceramente ci sembra che Tsui Hark si arrampichi sugli specchi. La verità è che girare questo tipo di film, oggigiorno, è un affare gigantesco. Si tratta di uno spettacolone rutilante e ripetitivo, in cui la tecnologia digitale la fa da padrone. Il mercato è il principale stimolo creativo, non certo la poesia.

Ancora una domanda: ma nessuno si è ancora stancato di questa ormai insostenibile e nauseante impostazione visuale estetizzate di certa cinematografia orientale? Colori perfettamente accostati, simmetria nella composizione delle inquadrature e fluide (quanto finte) piroette dei personaggi sono ingredienti che si ripetono sempre uguali in tutti i lungometraggi di questo genere. E poi ci sembra che Detective Dee and the Mystery of Phantom Flame oltre a proporre stereotipi e stilemi ultraconsolidati non sia privo anche di evidenti citazioni di titoli di altri registi del calibro di Ang Lee e Zhang Yimou.
Ma forse tutti questi autori finiscono per citarsi l’un l’altro, nonché per (auto)citarsi addosso.

© CultFrame 09/2010


TRAMA

Cina. 690 d.C. Il potere è controllato dalla dinastia Tang ma la situazione politica è molto incerte. Da sette anni governa la Reggente, la moglie dell’imperatore. Wu Zeitan, questo il nome della donna, è in procinto di essere finalmente nominata prima Imperatrice della Cina, alla sua epoca paese più ricco e potente del mondo. Non a tutti questo evento fa piacere. Iniziano così ad avvenire strani episodi. Alcuni individui della corte imperiale iniziano a morire per autocombustione.


CREDITI

Titolo: Detective Dee and the Mystery of Phantom Flame / Titolo originale: Di Renjie zhi Tongtian diguo / Regia: Tsui Hark / Sceneggiatura: Chang Jialu / Fotografia: Chan Chi Ying, Chan Chor Keung / Montaggio: Tau Chi Wai / Scenografia: James Chiu / Musiche: Peter Kam / Interpreti: Andy Lau, Carina Lau, Li Bingbing / Produzione: Zhonglei Wang, Nansun Shi, Kuofu Chen / Anno: 2010 / Origine: Cina / Durata: 122 minuti

SUL WEB
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Filmografia di Hark Tsui
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

 

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