Exposed: Voyeurism, Surveillance & the Camera. Desiderio di vedere, tra obiettivi dissimulati, illecito e proibito. Una mostra a Londra

harry_callahan-atlanta“Exposed: Voyeurism, Surveillance & the Camera”, alla Tate Modern di Londra, è un’ampia ed intrigante mostra, che ci accompagna attraverso due secoli di fotografia, tra scene di vita quotidiana e conflitti, dalle prostitute dei bassifondi parigini e messicani ai baci di anonimi amanti, dall’epoca della guerra civile americana ai crateri delle bombe e agli oleodotti in fiamme della guerra del Golfo. Lo sguardo dei fotografi, prima timidamente, poi con determinazione da predatore, segretamente cattura i momenti privati delle celebrità, mettendone a nudo umanità e difetti. Oppure spia perfetti sconosciuti, inoltrandosi in parchi pubblici, strade anonime, locali per adulti, complice l’oscurità.
La scelta del materiale affianca scatti famosi, già apparsi su giornali e riviste o esposti altrove, ad opere meno conosciute, fino alle immagini rubate dalle telecamere di sorveglianza; tutto è centrato sul leitmotiv del voyeurismo, dell’esibizionismo e della realtà messa a nudo da un obiettivo.
Spesso ci si trova ad interrogarsi su chi sta guardando e perché, sulle circostanze che hanno portato a quello scatto, e se ci si deve sentire complici del fotografo, o passare oltre.
Il percorso si divide in cinque sezioni tematiche.

walker_evans-street_sceneInizialmente si esplorano le modalità di rappresentazione della realtà, da parte di fotografi che, mediante obiettivi nascosti (dai tacchi delle scarpe, ai bastoni da passeggio, all’interno delle giacche) hanno voluto sfidare le regole, non solo della privacy, ma anche di ciò che, al momento, non era ritenuto lecito mostrare.
Ecco i poveri immigranti immortalati da Jacob Riis sul finire dell’Ottocento a New York: occhi spenti, facce rugose, corpi rivestiti di stracci, un’umanità dolente e troppo stanca per ribellarsi all’occhio impietoso della fotocamera. I bambini nelle fabbriche e nelle miniere sono invece coscienti di essere davanti all’obiettivo di Lewis Hine, fotografo inviato dal National Child Labor Committee, di nascosto dai padroni di quegli stabilimenti. Negli anni ’30 Walker Evans registra la naturalezza dei passeggeri della metropolitana di New York, Henri Carier-Bresson crea geometrie d’effetto, immortalando la gente dall’alto di un palazzo o di una scalinata, mentre Brassai regala immagini di amanti sorpresi in atteggiamenti intimi, in locali fumosi o camere d’albergo.
E poi ci sono i paparazzi.
Da Secchiaroli a Geppetti, passando per Ron Galella, assistiamo all’instancabile caccia alle celebrità, al fastidio e alla rabbia di icone non sempre pronte a farsi cogliere di sorpresa. Foto rubate sotto cieli estivi, entrate ormai nell’immaginario collettivo. Dai baci roventi di Liz Taylor e Richard Burton, alle fughe di Jackie Kennedy, all’ultima vacanza della principessa Diana. Mentre Kim Novak prende posto in un vagone ristorante, tutti gli uomini presenti si girano a guardarla, e noi con loro. Greta Garbo, è reticente a farsi vedere nella vita di tutti i giorni, lontana da quegli schermi che l’hanno resa divina. La mano che si oppone all’obiettivo, lascia comunque trapelare qualche ruga e il labbro piegato in una smorfia di dissenso. Marilyn, invece, offre ignara la vista del suo busto generoso, che la scollatura non riesce a contenere.
Lo sguardo si fa sempre più curioso, morbido, compulsivo, attraversa mondi intrisi di esibizionismo e narcisismo. C’è chi si fa fotografare di notte, alla finestra della propria camera londinese, e chi fa l’amore in un parco pubblico di Tokyo, circondato da voyeurs. E poi c’è chi documenta azioni ed esperienze. Da Cammie Toloui, fotografa spogliarellista, che volge lo sguardo alla sua audience, a Sophie Calle, improvvisatasi cameriera in un albergo veneziano, per raccontare le vite segrete degli occupanti delle camere, attraverso scarpe, cravatte, mozziconi di sigaretta, lenzuola scomposte.

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Il desiderio di documentare si spinge oltre, ci racconta storie di morte e violenza, di vittime e carnefici, omicidi e suicidi, rivoluzioni e conflitti. La macchina fotografica diventa un mezzo di veridicità e di denuncia, ma a volte il coinvolgimento è ambiguo, il punto di vista manipolato e anche gli atteggiamenti verso uno stesso evento slittano, a seconda della cultura e della storia.
La mostra si conclude con foto aeree e immagini desunte da telecamere di sorveglianza, fino ad un obiettivo puntato su una parete da Thomas Demand. Chi esce guarda in su, verso la telecamera. Ma ce ne sono migliaia puntate su di noi, a nostra insaputa. La stessa Tate Modern è piena. Cattura opere d’arte e sguardi posati su di esse, scene rubate, controllate e destinate ad essere riprodotte infinite volte, in caso di allarme.
Dalla tecnologia satellitare di Google ai social network, al giorno d’oggi si fa sempre più labile il confine tra privacy e desiderio di essere esposti, guardare ed essere guardati.
Il voyeurismo si cela non solo nell’atto del fotografare o filmare, ma anche nelle dinamiche con cui lo spettatore si pone di fronte alle immagini e reagisce ad esse.

© CultFrame 06/2010


IMMAGINI

1 Harry Callahan. Untitled (Atlanta) 1984. Dye transfer print. 23.97 x 36.35 cm. San Francisco Museum of Modern Art. © The Estate of Harry Callahan, courtesy Pace/MacGill Gallery, New York
2 Walker Evans. [Street Scene, New York] 1928. Gelatin silver print. San Francisco Museum of Modern Art. © Walker Evans Archive, The Metropolitan Museum of Art
3 Weegee (Arthur Felig) Lovers at the Movies, ca. 1940. San Francisco Museum of Modern Art, purchased through a gift of Lynn Frances Kirshbaum. © Weegee / International Center of Photography / Getty Images

INFORMAZIONI
Dal 28 maggio al 3 ottobre 2010 / Tate Modern
Tate Modern / Bankside, Londra / Telefono: +442078878888
Orario: domenica – giovedì 10.00 – 18.00 / venerdì e sabato 10.00- 22.00
Biglietto: Intero £10 / Ridotto £ 8.50

LINK
Tate Modern, Londra

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