Green Zone. Un film di Paul Greengrass

paul_greengrass-green_zone2In Green Zone, terza prova in tandem del regista Paul Greengrass e di Matt Damon dopo gli ultimi due capitoli delle avventure di Jason Bourne, la C.I.A. sta dalla parte dei “buoni”. La forza oscura per eccellenza, ricettacolo di tutte le pulsioni complottistiche e fasciste di tanti spy-movies dagli anni ’70 ad oggi, nel teatro di guerra dell’Iraq all’indomani della sconsiderata invasione americana si ritrova nell’inusitato ruolo di paladina della verità. “Il più pulito c’ha la rogna” verrebbe da dire, e sarà forse per questa visione cinica, disincantata e decisamente più realistica di quella dell’ambiguo The Hurt Locker che il film di Grenngrass non ha funzionato ai botteghni americani.
L’ottimo Brian Helgeland, già autore degli script di Mystic River e L.A. Confidential tra gli altri, tratta la materia ancora incandescente del romanzo “Imperial Life in the Emerald City: Inside Iraq’s Green Zone” del giornalista Rajiv Chandrasekaran come un’inchiesta sul campo, arrivando a fare pronunciare dal nemico quella verità che ancora oggi molti americani (ed i loro sottomessi alleati) preferiscono non sentire: le armi di distruzione di massa non sono mai esistite e lo stesso collegamento tra il regime di Saddam e gli attentati dell’11 settembre era basato su una menzogna. Nulla di nuovo, si dirà, ma ciò che forse disturba è che sia proprio una pellicola così mainstream, così hollywoodiana, e per bocca di un ufficiale irakeno, a ribadire la pretestuosità dell’invasione.

paul_greengrass-green_zone1Greengrass, confermatosi uno degli autori più interessanti delle ultime stagioni, prosegue nella definizione di un genere “action iperrealista” immerso nell’attualità in cui i proiettili uccidono e distinguere i buoni dai cattivi diventa sempre più difficile nel clamore delle esplosioni. Camera digitale a spalla, il regista insegue il sempre ottimo Matt Damon tra i vicoli di Baghdad, nella luce abbacinante di piazze polverose e nelle tenebre sgranate di possibili imboscate, trascina lo spettatore con sé, lo rende membro della squadra, preda dell’ignoto. Con  ritmo incalzante ed almeno una sequenza di inseguimento da antologia, l’autore riesce a trovare un magico equilibrio tra spy, action, war e dramma, tratteggiando caratteri ambigui ed accennando a temi etici finora alieni al cinema di genere, fino a rappresentare l’alter-ego del tanto chic quanto inutile Karzai, giustamente definito “burattino degli Americani”, ed a concedere un unico istante documentaristico alla realtà che, paradossalmente sembra invece il più surreale dell’intera pellicola: l’imbarazzante “missione compiuta” pronunciato da un marziale Bush travestito da aviatore nell’ormai lontano 2003 con il demagogico trionfalismo così comune ai leader deboli ed incapaci. Un’ultima avvertenza: pellicola ad alto tasso testosteronico, sconsigliata alle signore.

©CultFrame 04/2010


TRAMA

Cronaca dei giorni che precedettero l’inizio del conflitto in Medio Oriente, nel 2003. Roy Miller viene chiamato a Baghdad, insieme ad un team di ispettori dell’esercito, per cercare le armi di distruzione di massa che gli americani credono stoccate e nascoste nel deserto iracheno. Tuttavia, la missione si trasforma in un’inaspettata operazione di copertura.


CREDITI

Titolo originale: Green Zone/ Regìa: Paul Greengrass / Sceneggiatura: Brian Helgeland dal romanzo “Imperial Life in the Emerald City: Inside Iraq’s Green Zone” di Rajiv Chandrasekaran / Fotografia: Barry Ackroyd  / Montaggio: Christopher Rouse/ Scenografia: Dominic Watkins / Musica: John Powell / Interpreti principali: Matt Damon, Greg Kinnear, Brendan Gleeson, Khalid Abdalla, Amy Ryan, Jason Isaacs, Said Faraj / Produzione: Working Title Films, Relativity Media / Distribuzione: Medusa / Paese: U.S.A., G.B., 2010 / Durata: 156 minuti

LINK
Sito ufficiale del film Green Zone di Paul Greengrass

Filmografia di Paul Greengrass
Medusa

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