Adi Nes ⋅ Catalogo del Tel Aviv Museum of Art

Immagine in copertina. Adi Nes. Untitled (Jacob and Esau, 2006) (detail)

Per parlarvi del libro intitolato semplicemente Adi Nes e mandato alle stampe dal Tel Aviv Museum of Art nel 2007, partiamo dalla descrizione di una piccola fotografia pubblicata a pagina 126, la cui didascalia recita: “Adi Nes at work” (autrice Sarit Lefkovitz). In questa immagine è possibile vedere la situazione che viene a crearsi negli ambienti scelti dal fotografo israeliano come palcoscenici adatti alla creazione delle sue opere. Guardando con attenzione possiamo accorgerci che abbiamo a che fare con un vero e proprio set, di tipo cinematografico. Molti collaboratori, strumentazioni di vario genere, lungo e delicato lavoro di preparazione e, soprattutto, presenza davanti all’obiettivo fotografico di attori/interpreti.

La descrizione di questa situazione non deve limitare la nostra analisi solo a questioni di carattere superficiale, poiché il metodo di Adi Nes tocca alcuni significativi punti, anche sul piano della teorica fotografica, che ancora oggi risultano indigesti specie in Italia, paese in cui la relazione forte e diretta tra scatto e realtà pseudo-oggettiva risulta ancora dominante. Ma Adi Nes è autore proveniente da ben altra cultura fotografica. Appare, infatti, posizionato a livello espressivo in un panorama creativo in cui la fotografia non è considerata un sottoprodotto artistico (meno che mai uno strumento giornalistico) quanto piuttosto territorio libero all’interno del quale l’autore può operare secondo coordinate assolutamente personali.

Il volume Adi Nes ha preso vita da un progetto espositivo che nel 2007 ha avuto luogo, con la cura di Mordechai Omer, all’Helena Rubinstein Pavillion for Contemporary Art di Tel Aviv. Biblical Stories è un serie composta da quattordici lavori di ispirazione biblica, appunto, nell’ambito della quale Adi Nes ha elaborato con chiarezza la sua idea della fotografia. Si tratta di “costruzioni visuali” concepite in modo tale che la composizione delle immagini risulti palesemente elaborata in senso non realistico.

La chiave interpretativa messa in pratica dall’autore è chiaramente pittorico/simbolica più che filmica. Così, anche l’uso della luce e del colore richiamano alla mente una serie di riferimenti chiari alle arti figurative e pittoriche. Un ulteriore aspetto di questo impianto artistico è il fatto che la progettazione formale/estetica non è per nulla disgiunta dalla riflessione soggettiva (filosofica) dell’autore, anzi quest’ultimo elemento appare come la molla creativa che genera in Adi Nes la sua particolare predisposizione a esprimersi attraverso un lavoro di tipo produttivo basato sul concetto “nobile” di finzione.
Tale questione, centrale nella poetica di Adi Nes, è riscontrabile con chiarezza anche nelle altre tre serie fotografiche presentate nel libro: Prisoners, Boys, Soldiers. Si avverte in questi casi la netta presenza dell’autore il quale “scrive” preventivamente e dirige fuori campo le sue immagini, in un procedimento creativo nel quale la costante riflessione su temi e riferimenti che riguardano in primo luogo le sue personali componenti umane (connesse alla sfera dell’identità e delle radici) si lega a doppio filo a una ricerca formale mai improvvisata.

Senza dubbio, a tutt’oggi, il suo lavoro più importante rimane quello intitolato Soldiers. In questo caso, lavorando in controtendenza rispetto allo stereotipo legato alla figura del soldato israeliano duro, macho e implacabile, Nes si concentra su una sorta di figura retorica utile alla demitizzazione di un luogo comune che ha condizionato l’immagine di Israele all’estero. Stiamo parlando del “soldato dormiente”, icona caratterizzata da un atteggiamento di fragilità che trasforma la maschera pseudo eroica del soldato nella raffigurazione della sua debolezza interiore (ma anche de corpo), raffigurazione che intende negare in maniera chiara ogni idea preconfezionata di violenza e sopraffazione dell’uomo sull’uomo.

© CultFrame 12/2009

CREDITI
Titolo: Adi Nes / Testi: Mordechai Omer, Doreet LeVitte Harten, Susan Chevlowe / Editore: Tel Aviv Museum of Art, 2007 / 150 pagine / Lingue: Inglese, Ebraico / ISBN: 978-965-7161-56-2

SUL WEB
Il sito di Adi Nes
Immagini realizzate da Adi Nes

INDICE
Mordechai Omer – Forword / Doreet LeVitte Harten – “Less the Horror than the Grace” / Susan Chevlowe – Adi Nes’ Biblical Stories / Biographical Notes / Works / Biblical Stories / Prisoners / Boys / Soldiers

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