26° Torino Film Festival ⋅ Cronaca

Frame del film “Les enfants terribiles” di Jean-Pierre Melville

Ventiseiesima edizione per il Torino Film Festival e seconda per la direzione di Nanni Moretti: bisogna ammettere che le cose vanno per il meglio. Dopo una Mostra di Venezia senza infamia e senza lode e una edizione del Festival di Roma in cui le cose non potevano andare peggio, arriva Torino con un incremento, già nei primi giorni di 44 percento. Tale dato colloca l’evento piemontese sia per quel che riguarda l’interesse artistico sia per quel che concerne il riscontro di che come pubblico al primo posto dei festival italiani.

Avevamo sempre il sospetto che Torino Film Festival nonostante un budget limitato riuscisse a funzionare come il “vero” festival cinematografico d’Italia, grazie anche a delle sezioni ben costruite, all’estremo interesse verso i documentari e i corti, agli autori di un cinema mai globalizzato e infine alle sue retrospettive. Con l’arrivo di Nanni Moretti come direttore, con il suo gusto “estremo” per il cinema e la competenza dei curatori delle varie sezioni e una critica come Emanuela Martinico in qualità di coordinatrice, il Torino Film Festival è rimasto fedele alla sua linea consolidandola, se è possibile, ancora di più.

roman_polanski-grasso_magroUn’apertura all’insegna del grande cinema non può che essere di buon auspicio per tutto il festival. Oliver Stone, regista controverso e di ampio respiro, ha presentato il suo W, sulla figura dell’ex presidente americano George W. Bush, con un cast eccezionale (da Josh Brolin, figliastro di Barbra Streisand e attore già dalla tenera età, fino ad Ellen Burstyn, Richard Dreyfuss, un perfetto Dick Chaney, e Thandie Newton) riesce a dire una parola definitiva con quello che può sembrare il più grande film politico mainstream americano. E poi arriva Roman Polanski: una retrospettiva dedicata alla sua filmografia, compresa la parte polacca, per confermare che il cinema dei maestri è ancora vivo e vegeto.

Ampia la sezione dei documentari italiani con nomi forti come quelli di Daniele Gaglianone, Vincenzo Marra e Bruno Oliviero, numerosi i cortometraggi e sempre per le retrospettiva ecco che spunta una dedicata alla British Reinassance, ossia il cinema britannico degli anni ’80, con pellicole di Stephen Frears, dei Monty Python, di Lindsay Anderson, fino a Peter Greenaway e Pat O’Connor.

Poi l’opera omnia di Jean Pierre Melville maestro del noir-polar francese e infine una sezione come “L’amore degli inizi” dedicata alle opere prime di registi italiani che hanno debuttato nel decennio ’80-’90, registi come Giuseppe Bertolucci, Paolo Virzì e fino a Claudio Calligari, tutti tra l’altro presenti nelle giornate torinesi.

Arriviamo così al concorso del Torino film festival in cui troviamo pellicole provenienti da tutte le parti del mondo tra le quali così, a prima vista spiccano, film come Tony Manero del cileno Pablo Larrain, il duro Die Welle del tedesco Dennis Gansel e Momma’s Man dell’americano Azazel Jacobs. Ma del concorso parleremo più diffusamente a festival terminato, quando avremo visto più film e soprattutto quando avremo ascoltato anche l’opinione delle giurie. Intanto, il lavoro si prevede molto visto l’elevatissimo numero di pellicole, articolate quest’anno in ben undici sale cinematografiche nel cuore della città di Torino, sale che abbiamo constatato essere piene anche quando si trattava di film non facilmente fruibili, ennesima dimostrazione della natura di un festival particolarmente vivace e necessario.

© CultFrame 11/2008

INFORMAZIONI
Dal 21 al 29 novembre 2008
Proiezioni: vedi sito
Abbonamento: intero 75,00 euro / ridotto 50,00 euro / Pass giornaliero 8,00 euro
Biglietto: intero 7,00 euro / ridotto 5,00 euro
Direttore: Nanni Moretti

SUL WEB
Torino Film Festival – Il sito

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