Dopo l’enorme successo avuto in Germania e il vivace dibattito suscitato in Israele, è stato distribuito anche nel nostro paese Zucker! …come diventare ebreo in 7 giorni, del regista svizzero Dani Levy.
Si tratta di un’opera che si inserisce in quel fertilissimo settore della cinematografia che concerne le connessioni tra cultura ebraica e settima arte. Levy esplora questo complesso territorio attraverso la commedia e l’umorismo, due fattori tipici di quello che spesso viene definito superficialmente (come sostiene Claude Lanzmann) “cinema ebraico”.
Ma Zucker! …come diventare ebreo in 7 giorni a nostro avviso, oltre ad essere una storia basata sulla “ricerca” dell’identità ebraica, allarga il proprio discorso ad altri due fattori fondamentali: la sostanza dei rapporti tra individui della stessa famiglia e l’integrazione degli ex cittadini della DDR nel sistema capitalistico nel quale si trovano a vivere ormai da più di quindici anni.
Se si analizza questa pellicola attraverso tutti e tre le componenti sopraindicate è possibile dare un senso a questa operazione produttiva, il cui respiro risulterebbe dunque sufficientemente articolato e ampio. Se invece ci si vuole concentrare sugli aspetti prettamente ebraici, ci sembra che questa opera di Dani Levy risulti prevedibile, banale.
Il rischio, infatti, quando si girano film di questo genere è quello di alimentare luoghi comuni e preconcetti. Non ci sono dubbi sulla assoluta trasparenza e buona fede delle intenzioni del regista (che intende collocarsi legittimamente nella tradizione umoristica ebraica), ma trasportare il discorso sull’identità ebraica esclusivamente sul piano della rappresentazione grottesca e caricaturale di certe situazioni ci sembra un procedimento non consono allo spessore e alla delicatezza dell’argomento. I paragoni con Woody Allen, e più che mai, con Billy Wilder sono ingenerosi nei confronti di questi due autori che hanno saputo utilizzare ad alti livelli (più Wilder che Allen) una propensione geniale verso la comicità.
Intendiamoci Zucker! …come diventare ebreo in 7 giorni è un film più che dignitoso, a tratti divertente, e solo in una sequenza esilarante, ma inserirlo in un novero di grandi lungometraggi dedicati a tematiche ebraiche non è proporzionato all’effettivo valore dell’opera.
Dani Levy comunque è dotato di buon talento registico. Sa girare, ha senso del ritmo ed anche estetico, ed è stato supportato in maniera egregia dal direttore della fotografia Charly F. Koschnick.
Ma l’aspetto che forse ci ha colpito maggiormente del cineasta elvetico è stata la sua capacità nella direzione degli attori, tutti molto bravi e misurati a cominciare da Henry Hübchen, il quale ha saputo ricoprire con buona verve il ruolo centrale di Jackie Zucker, riuscendo ad far emergere non solo la simpatica cialtroneria del personaggio ma anche la sua profonda umanità e la sua fragilità interiore.
©CultFrame 11/2005
TRAMA
Jackie Zucker è un ex giornalista sportivo della DDR che dopo la riunificazione della Germania se la passa proprio male. Riesce sopravvivere a malapena giocando d’azzardo e partecipando a tornei di biliardo. Un giorno quando tutto sembra cadergli addosso, arriva il telegramma del fratello che non vede da decine di anni. La loro madre è morta e i due dovranno rivedersi nuovamente nonostante non si sopportino. Il problema per Zucker è che se vorrà prendere la sua parte di eredità dovrà far finta di vivere secondo le regole dell’ebraismo. Samuel, fratello religioso e ortodosso di Zucker, ben presto si accorgerà che c’è qualcosa che non va.
CREDITI
Titolo: Zucker! …come diventare ebreo in 7 giorni / Titolo originale: Alles auf Zucker! / Regia: Dani Levy / Sceneggiatura: Dani Levy, Holger Franke / Montaggio: Elena Bromund BFS / Musiche: Niki Reiser / Fotografia: Charly F. Koschnick / Interpreti: Henry Hubchen, Hannelore Elsner, Udo Samel, Golda Tencer / Produzione: Manuela Stehr / Distribuzione: Lady Film / Paese: Germania, 2004 / Durata: 90 minuti
