Evans. Maestri della fotografia

walker_evans-getty_collectionWalker Evans. 1903 (St. Louis, Missouri)  – 1975 (New Haven, Connecticut)

 

Nel 1939 giungeva clandestinamente in Italia American Photographs, un racconto per immagini che causò un forte choc nelle giovani leve della fotografia italiana. Veniva pubblicato quell’anno sulla rivista «Corrente» e recensito da Alberto Lattuada. Involontariamente quel lavoro decise le sorti del realismo fotografico italiano degli anni quaranta, influenzando in modo diretto le prime opere inquadrabili nella corrente neorealista, da Occhio Quadrato dello stesso Lattuada all’antologia Americana di Elio Vittoriani. Colpirono, di quelle immagini, soprattutto lo schietto realismo, il gusto per la documentazione e l’analisi, attraverso il mezzo fotografico, delle più disparate situazioni socio ambientali; furono questi i punti focali di quella produzione, opera di uno dei più importanti nomi nel panorama della fotografia del Novecento: Walker Evans.


Sempre nel quadro di un approfondimento sulle influenze internazionali e sull’importanza che alcuni nomi della fotografia ebbero nell’indirizzare il nuovo corso epocale dell’immagine contemporanea, non si può trascurare l’esperienza di Walker Evans.

Entrato a far parte, nel 1935, dello staff della FSA, fu costantemente impegnato nel raccogliere immagini sulle reali condizioni del paese, rimanendo fedele ad uno stile documentario, austero ed efficacemente descrittivo. Le case dei contadini, il lavoro nei campi, le condizioni di vita, le immagini di una realtà trasmessa nel modo più semplice, formale e diretto, furono i soggetti principali di quei suoi lavori.
Alla ricerca di quelle relazioni epocali tra industrializzazione e mondo agricolo, Evans si spinse alla descrizione delle periferie urbane in costante espansione, mettendole in diretto rapporto con le campagne circostanti, con quelle terre austere e di frontiera nelle quali si andavano consumando storie di vita e lavoro.

Il punto di vista della narrazione di Walker Evans era distaccato, uno stile impersonale nel quale la casualità diventava il mezzo per giungere alla costruzione di racconti il più vicini possibili alla realtà, al vero. La fotografia diventava estemporanea: interni di case popolari, quartieri polverosi, campagne e fattorie ai margini del Mississipi erano i luoghi nei quali si muoveva e cresceva questo realismo evocativo e corale, capace di immortalare l’aspro sapore della vita nei difficili e disastrosi anni della grande depressione americana.

Le architetture contadine diventarono la chiave di lettura di due mondi. Da un lato si possono intravedere le linee guida della cultura americana, nelle quali l’ambientazione diveniva elemento di approfondimento di un’intera nazione, un occhio indiscreto alla ricerca del substrato sociale degli Stati Uniti; dall’altro l’analisi più profonda del mondo contadino, degli usi e dei costumi di una larga fascia della popolazione del sud. Attraverso quelle architetture il fotografo sembra mostrarci l’aspetto più intimo delle persone che lì vi abitano, materializzando, davanti a noi, abitudini e volti, sacrifici e difficoltà.


Le immagini di Walker Evans hanno chiaramente influenzato il modo di fotografare di diverse generazioni di fotografi da Robert Frank ad Henry Callahan fino ad arrivare alle basi della corrente neorealista italiana. Fu una fotografia capace di impressionare per la sua semplicità ed efficacia nella descrizione di luoghi e persone.



BIOGRAFIA

walker_evans-biographyWalker Evans nacque a St. Louis nel Missouri. Figlio di benestanti studiò in scuole esclusive come il Williams College. Intorno al 1926, dopo un periodo di lavoro presso la Public Library di New York, partì per Parigi dove frequentò per un anno la Sorbona.

Rientrato negli Stati Uniti decise intraprendere l’attività di fotografo iniziando a misurarsi, anche da un punto di vista profondamente critico, con quelle che all’epoca erano le due figure di massimo successo: Alfred Stieglitz e Edward Steichen. Evans, arrivò al rifiuto stilistico di questi due modelli cominciando invece ad apprezzare il lavoro di Paul Strand, autore verso il quale nutrì profonda ammirazione, specialmente dopo aver visto la foto della mendicante cieca pubblicata su un numero di Camera Work.


Nel ’35 entro in contatto con Roy Stryker che lo spinse a partecipare alla Farm Security Administration, vera grande opportunità fotografica e primo lavoro importante per il fotografo. L’esperienza della FSA lo vide in viaggio per gli stati del sud e del centro degli Stati Uniti come fotografo per il monitoraggio delle condizioni di vita dei contadini durante il periodo della grande depressione. Fu sempre intento a raccogliere, con uno stile senza compromessi, netto, austero e semplice documenti sulle condizioni degli affittuari, sulle loro case, sui loro beni, sui sistemi di lavoro e più in generale sulle loro reali condizioni. Riuscì a mettere mirabilmente in stretta relazione la popolazione con i loro ambienti, con la comunità, con il riflesso della situazione nazionale.


Un altro soggetto che Evans affrontò con profonda dedizione furono le architetture contadine ed industriali. Attraverso la lettura di queste ultime riuscì a trasmettere al mondo le abitudini e le esistenze di famiglie e lavoratori in relazione con la crisi economica e con le politiche del Paese.
Un mondo corale, una narrazione profondamente radicata nel sociale. Fu questa la lezione che più incise nella storia della fotografia, una lezione che andò a modificare le comuni concezioni estetiche della fotografia nell’attualità. Nell’esperienza della FSA l’influenza di Evans fu fondamentale. Questo infatti trasformò un organo di ricerca statunitense, volto all’approfondimento delle situazioni economiche e al monitoraggio delle vite nelle campagne, in una esperienza unica per il mondo della fotografia, per la storia dell’arte e per le influenze che, indubbiamente, ebbe sulle generazioni future di fotografi nel mondo.

Finita in modo non del tutto piacevole la collaborazione con la FSA, Evans dal 1943 al 1965 lavorò come giornalista e fotografo, per la rivista Time.

Nel 1965 chiuse con la fotografia professionale e si dedicò all’insegnamento di Arti Grafiche presso la Yale University di New York.

I suoi lavori più famosi sono stati American Photographs e Let Us Now Praise Famous Men entrambi rientrarono nel periodo più fecondo della sua attività quello che ruotò intorno alla FSA.


©CultFrame 03/2003

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

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LINK

 

CULTFRAME. Sulle strade del reportage. L’odissea fotografica di Walker Evans, Robert Frank e Lee Friedlander. Un libro di Pier Francesco Frillici

Walker Evans Revolutionizes Documentary Photography

Retrospettiva di Walker Evans allestita press il Metropolitan Museum di New York nel 2000

Immagini realizzate da Walker Evans tratte dalla mostra allestita presso The Getty di Los Angeles nel 2001

Immagini scattate da Walker Evans a New York

 

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